Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 17 Sabato calendario

Agiografia di Giovanni Bazoli, che forse non sarà più potente come prima

E così la sua «avventura milanese» non volge alla conclusione, come lui stesso aveva detto qualche giorno fa riconsegnando ai milanesi la casa restaurata di Alessandro Manzoni. Giovanni Bazoli, regista delle nuova governance monistica di Intesa Sanpaolo, sarà presidente emerito dell’istituto che ha letteralmente «creato» dalle ceneri del vecchio Banco Ambrosiano e guidato per oltre trent’anni.
Un’avventura lunga, tanto travagliata quanto scandita da successi e «matrimoni» e cominciata quasi «per caso». «Qui ci vorrebbe un banchiere fuoriclasse e io non lo sono», aveva detto nell’estate del 1982 mentre si apprestava a «perdere la gara del rifiuto» (sua la definizione) con Piero Schlesinger e ad accettare la presidenza del Nuovo Banco Ambrosiano. Alla fine hanno vinto i mille motivi per dire no ed è arrivato a Milano venerdì 6 agosto. Il Governatore Carlo Azeglio Ciampi e il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta hanno firmato la liquidazione della banca di Roberto Calvi, autorizzano la rinascita e chiamato Bazoli. Cioè un avvocato bresciano di tradizioni cattoliche e vicepresidente del San Paolo di Brescia, la banca più piccola del pool di soccorso. A Ciampi aveva detto «ma io ho studiato giurisprudenza». E La risposta era stata: «Sa, io sono laureato in lettere...». E quando in Piazza Meda, sede della Popolare di Milano, si è tenuta la prima riunione del Nuovo Banco e Bazoli è stato nominato presidente, fuori era ormai notte. E c’erano tuoni e fulmini. Il 9 agosto è entrato per la prima volta negli uffici che erano stati di Calvi. Erano in pochi, nella city milanese, a credere che ce l’avrebbe fatta. Il commento più aspro è stato forse quello di Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca: «Come allacciarsi un cappotto partendo dal bottone sbagliato...». E il “club” di banche pubbliche e private che si è creato faticosamente l’operazione «di sistema» è stata in realtà una scelta quasi forzata perché avevano detto no i big Comit e Credit.
Eppure non solo Bazoli ce la fa ma Nba, come auspicato da Ciampi, è diventata non preda bensì polo aggregante: con la Cattolica (1989) nasce l’Ambroveneto, poi rileva Cariplo (1997) e sceglie il nome Intesa, quindi incorpora Comit (1999) e infine con le «nozze» torinesi (2006) diventa Intesa Sanpaolo. «Progetto» che, ha detto Bazoli, ha «coronato» il suo «lavoro da banchiere»: un «lavoro», non una «carriera».
Nel frattempo il banchiere-professore deve difendere l’autonomia dell’istituto. Così quando, nel 1989, la Milano esce e indica come acquirente le Generali, Bazoli riconduce la regia a Mediobanca e fa muro, trovando nel Crédit Agricole il cavaliere bianco. E nel ‘94 respinge l’Opa Comit stringendo sempre con l’Agricole. Per la banca è venuto il tempo di fare un salto: con Cariplo. Bazoli vince sul concorrente Comit. Non è però un nuovo scontro con Cuccia, con il quale dopo il ‘94 si era costruito un rapporto stretto nel corso di numerosi incontri “segreti”: il suo consenso favorisce invece l’Unione fra Intesa e Comit.
Sempre attento agli equilibri e assetti della banca che da istituto “salvato” ha scalato la graduatoria del sistema conquistandone i vertici, Bazoli è stato regista del modello dualistico, che ha agevolato la fusione con il San Paolo. E ora, dopo aver guidato la commissione che ha scelto il monistico, Bazoli si appresta a un nuovo compito: collaborare con i vertici dell’istituto, dice lo Statuto, «affinché la nuova governance possa dispiegarsi in continuità di efficienza e rigore». In fondo una “missione” cominciata il 6 agosto 1982.