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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

Bisenti (nel Teramano), il paese dove è nato Ponzio Pilato

Sarebbero autorizzati a farlo, ma nessuno se ne lava le mani. In fondo il concittadino più illustre è Ponzio Pilato. A Bisenti, paesino oggi di duemila e poco più anime del Teramano, venne a nascere il funzionario dell’impero romano nel 23 avanti Cristo, per poi mettere in croce Nostro Signore – più o meno – 56 anni dopo. Non è appena un «si dice» riportato nel libro e nell’opuscolo sull’antico borgo d’Abruzzo o su Wikipedia. La leggenda è storia approfondita in Io, Ponzio Pilato di Bisenti, di Graziano Paolone e Angelo Panzone (editore Ricerche&Redazioni). È stampato in grande anche sul cartello del Comune vicino al campo sportivo, all’inizio della salita di tre tornanti che apre al visitatore piazza Vittorio Emanuele III. «L’abbiamo intitolata al re che ha perso la guerra», diceva pungente, e nessuno osava contraddirla, Ginevra Catitti. La vecchia direttrice delle elementari dal nome austero e regale, scrutava alunni e adulti dal palazzotto di fronte alla Madonna degli Angeli, la chiesa del XVI secolo, omaggiata da Gabriele D’Annunzio nelle Novelle della Pescara: «A Bisenti molte giovinette entrano alla Madonna degli Angeli per l’offerta, cantando».
Lontano dalla piazza del «re sconfitto», su in alto dietro il piccolo e curato giardino, c’è la casa di Pilato. Dell’abitazione del Prefetto di Giudea resta un vecchio pozzo e un alone di mistero. «Aspettiamo che la sovrintendenza venga a fare gli accertamenti. Non hanno i fondi per scoprire le origini di un personaggio famoso nel mondo?», s’indigna il vicesindaco Antonio D’Orazio. Bisenti dovrebbe essere un luogo in via d’estinzione, circondato com’è dal piccolo fiume Fino, scossa dal terremoto dell’Aquila del 2009 e senza troppi aiuti (né soldi) dalla Regione, ma è un borgo di rinascita. E se Pilato, il «Prefetto del Diavolo», dopo aver visto la luce tornò pure a morirci nell’antica Berethra, Bisenti si è riscattata con il passaggio di San Francesco d’Assisi nel Medioevo e con il paesano Pasqualino Canzii, il seminarista morto giovane nel 1930 e di cui si aspetta la santificazione, da lui stesso cercata: «Voglio farmi santo, santo presto».
«Satanasso» Pilato e l’acquasanta. Si intrecciano le radici di vecchi e giovani. Francesca Valente, 32 anni, se n’era andata a studiare fuori, a Cremona. «I miei professori mi dicevano: se vuoi lavorare devi andare al Nord. Però non potevo. Qui c’era il mio futuro, quello tracciato da nonno Ciccillo». Il futuro è il vitigno storico della zona, il Montonico, rilanciato da Francesca: «Due lauree e un dottorato per fare la contadina – scherza —. Ma dovevo restituire l’onore a quest’uva tardiva e dalla biodiversità unica». L’ha fatto, e produce 5 mila bottiglie di un ottimo vino bianco «e in tre anni arriveremo a 40 mila».
Ha l’occhio allegro e l’entusiasmo giovane, anche perché da poco si è chiusa la 41esima Festa dell’Uva, la quattro giorni che cade nella prima domenica di ottobre e si chiude con la tradizionale sfilata-sfida dei carri tra frazioni e paesi della zona. Più di diecimila persone, per un evento fatto di notti bianche, buon vino, «maccheroni alla mulinara» e cioccolato. Sì, cioccolato, prodotto da Ezio Centini. Ha 53 anni e ha riscoperto le antiche origini del cacao «portato nelle valli qui attorno già nel 1640. A Castelli, un paese vicino, producevano la chicchera, una tazza di ceramica ornata per berlo».
Storia, territorio e cibo: la triade di Bisenti. «Unendo la tradizione del cioccolato con un dolce di origine romana a base di miele e spezie sono nati i tatù: biscotti secchi-morbidi». Per la Festa dell’Uva Ezio e Francesca hanno creato un nuovo dolce: il «Chomontolamela», miscela dolce tra Montonico e cioccolato. Per le decorazioni in ceramica si passa da Patrizia Fazzini, 56 anni: «Sono uscita dall’Accademia di Belle Arti, disegnare è la mia passione. Perché non potevo farlo a Bisenti?». Paesaggi, monumenti e volti del borgo ornano le sue creazioni. «Da Washington sono venuti a comprarle».
E non solo quelle. Pure le case sono a buon prezzo. Con 70 mila euro si prende un appartamento con due stanze da letto. «Anche gli affitti in centro, nelle viuzze antiche come la splendida via del Supporto, sono bassi: si parte da 200 euro», sponsorizza D’Orazio. Gli anziani hanno imparato come riportare a casa i giovani e loro tornano e crescono. Le scuole elementari e medie sono appena state rinnovate e Alice a soli 4 anni saltella sotto l’antico arco vestino, mentre Manuela vende fiori nella piazza del «re sconfitto». Oggi però qui a Bisenti, dove sono passati diavoli e santi, sconfitto non ci si sente più nessuno.