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 2015  ottobre 16 Venerdì calendario

Emergenza immigrazione, l’Europa scopre l’importanza strategica della Turchia. Ma la "solidarietà" di Erdogan potrebbe costarci molto cara

E ora l’Europa con l’acqua alla gola, stravolta dalla crisi dei rifugiati, divisa e priva delle strutture anche mentali per affrontarla, è costretta ad andare a Canossa invocando fuori, in Turchia, quella solidarietà che è incapace di esprimere al proprio interno.
Lasciata a marcire per due anni e mezzo alle porte di un’Unione pentita di averle concesso la statuto di Paese candidato, scettica sul suo rispetto dei diritti umani fondamentali e preoccupata dall’involuzione autoritaria del Governo, la Turchia di Tayyip Erdogan rischia un’insperata rivincita. Per di più alla vigilia delle elezioni del 1° novembre che il suo partito potrebbe vincere anche accarezzando quel nazionalismo turco che l’Europa, bloccando i negoziati di adesione, aveva provveduto a umiliare.
«La Turchia gioca un indubbio ruolo-chiave in questa situazione. Passa da lì la maggior parte dei rifugiati che, in fuga dalla guerra, arrivano in Europa. Non saremo in grado di gestirne e arginarne i flussi senza lavorare con la Turchia»: arrivando ieri al vertice europeo di Bruxelles Angela Merkel, che domenica sarà ad Ankara, non poteva parlare più chiaro. Che il suo messaggio riesca a raccogliere l’unanimità dei 28 è però tutto da dimostrare.
Se solidarietà gli si chiede, Erdogan intende farsela pagare carissima. Basta leggere il piano d’azione che Bruxelles ha negoziato e messo subito dopo sul tavolo del vertice europeo per ottenere il necessario nullaosta dei 28.
Per aprire 6 centri di raccolta e registrazione, Ankara chiede un finanziamento da 3 miliardi di euro, da aggiungere al miliardo già in carico al bilancio Ue per i negoziati di adesione ma mai utilizzato perché bloccati. L’accelerazione al 2016 della liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi. Lo sblocco dei negoziati di adesione con l’apertura di cinque nuovi capitoli, da cui dipenderà man mano la parallela apertura di un nuovo centro di raccolta in Turchia. Chiede di partecipare alle operazioni Frontex a sue spese. Pretende infine di rientrare nella lista dei cosiddetti Paesi sicuri, quelli nei quali i profughi potranno restare senza rischi.
La Germania boccheggia sotto l’ondata dei rifugiati, i tedeschi cominciano a manifestare segnali di crescente intolleranza, la Merkel deve fare i conti con la Cdu-Csu in rivolta e la crescita di Alternativa per la Germania, il partito euroscettico e anti-immigrati. Per questo ha fretta di concludere un accordo che scarichi le tensioni attuali fuori dalle frontiere esterne europee: tra l’altro evitando così lo spinosissimo problema della ripartizione intra-Ue dei rifugiati per quote obbligatorie e permanenti, opzione per ora rivelatasi impossibile.
Pur di riuscirci e presto il cancelliere è disposto ad aperture verso la Turchia fino a ieri inimmaginabili. I partner però non appaiono altrettanto convinti. La Francia è disponibile sui visti ma senza sconti, solo alle condizioni precise già previste. Come l’Austria. Idem per l’apertura dei capitoli negoziali, che comunque andranno approvati ciascuno all’unanimità. Svezia e Irlanda vorrebbero accordi di riammissione senza cedere sui visti. Molti rifiutano di scendere a compromessi sui principi europei maltrattati dalla deriva autoritaria turca. Altri, Olanda in testa, bocciano il livello degli aiuti.
Nessuno del resto finora in Europa ha brillato per generosità: sui contributi nazionali ai fondi per Africa, Siria e aiuti umanitari si sono mossi solo inglesi, tedeschi e italiani. Dei mille ausiliari Ue a sostegno dei centri di raccolta in Italia e Grecia per ora se ne sono visti 130.
Erdogan resta alla finestra sapendo che ha poco da perdere: se le sue richieste passeranno, potrà dire di aver strappato enormi concessioni. Altrimenti potrà accusare l’Europa di non sapere cosa vuole e comunque di pretenderla gratis. Senza un’intesa con Ankara, cioè senza la valvola di sfogo esterna, l’Europa sarebbe costretta al peggio: a negoziare sola con se stessa.