Libero, 16 ottobre 2015
Genova, Roncade, Monopoli, Cagliari, Lecce: ovunque in Italia stanno sorgendo nuove e modernissime cittadelle tecnologiche. Perché anche l’industria del futuro sia "Made in Italy"
L’entusiasmo è quello della prima ora. La felpa e i jeans sono quelli di dieci anni fa, ma dal 2005 ad oggi Riccardo Donadon e la sua H-Farm ne hanno fatta di strada: 30 i milioni di euro raccolti in questi anni, 14,5 dei quali investiti in acquisizioni e 17 in startup, 550 le persone che attualmente lavorano nel Villaggio Digitale di Cà Tron, in provincia di Treviso.
Ed ora il debutto in borsa con l’imminente quotazione (anticipata nei giorni scorsi anche dal Premier in persona) su AIM Italia – Mercato Alternativo del Capitale dalla quale Donadon punta a raccogliere i 30 milioni di euro che gli serviranno per costruire nuove opportunità per i giovani e per il Paese, «per fare respirare» spiega il fondatore di H-Farm «il progetto che abbiamo in mente». Un piano industriale focalizzato su tre aree di business: Investments, il cuore dell’attività di H-Farm e che nei prossimi 5 anni andrà ad icrementare gli investimenti volti alla ricerca di nuove iniziative di impresa; Industry, divisione dedicata ad offrire servizi e strategie alle aziende che intendono intraprendere un percorso di innovazione digitale; Education, un’area che si affianca alle attività di Corporate Education già in essere con Digital Accademia e che introduce una grande novità: integrare nel modello didattico internazionale un’offerta formativa completa innovativa dedicata ai giovani dai 6 ai 26 anni. Per attuare il piano industriale H-Farm ha arricchito la squadra con alcuni professionisti di livello internazionale: Roberto Bonanzinga, ex partner di Balderton Group, e Carlo Carraro, ex Rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che svilupperà un nuovo paradigma didattico che avvicinerà in modo concreto scuola, universita? e imprese innovative in un contesto internazionale. Sempre tangibile la presenza di Renzo Rosso di Diesel. «In H-Farm crediamo fortemente nel futuro dell’Italia e sentiamo di avere una grande responsabilità nella sensibilizzazione delle aziende sulla velocità del cambiamento e nell’infondere nei giovani la consapevolezza delle grandi opportunità che si stanno aprendo dinanzi a loro». Con quest’operazione H-Farm mira a consolidarsi come punto di riferimento in Italia per l’intero ecosistema di innovazione digitale: il Villaggio Innovazione di Ca’ Tron stima di attrare nei prossimi 5 anni oltre 3.000 giovani tra studenti e talenti provenienti da tutto il mondo.
Ma quello di Roncade è solo l’ultimo esempio di «Silicon Valley» all’italiana con centri creativi, prati sul Sile, mucche e cervelli di giovani d’ogni nazionalità al pascolo. Accanto alla nuova epopea di Donadon stanno crescendo e si stanno diffondendo tante nuove realtà all’avanguardia. A Genova, sulla collina di Morego, sorge ad esempio il laboratorio centrale dell’Istituto Italiano di Tecnologia: circa 30 mila metri quadri di attrezzature dedicate alla ricerca tecnologica, in campi che vanno dalla robotica; è loro il robottino iCube che ha affascinato la Merkel) alla chimica dei materiali, alle nanotecnologie, alle neuroscienze alla scoperta e sviluppo di nuovi farmaci, alla microscopia, computazione multiscala. Il centro è diretto da Roberto Cingolani -considerato una sorta di Steve Jobs italiano- e si avvale di 900 dipendenti.
A Monopoli, nel distretto aerospaziale pugliese, svoalazzano due giovani ingegneri baresi Luciano Belviso e Angelo Petrosillo che, senza l’aiuto delle banche, nel 2009 hanno fondato Blackshape Aircraft, eccellenza italiana nella produzione di aerei leggeri in fibra di carbonio che oggi esporta in tutto il mondo. Anche lì una cittadiella che si sviluppa negli hangar. A Cagliari due grandi imprese pionieristiche come Vol e Tiscali hanno creato un distretto di competenze tecnologiche legate ad Internet.
A Lecce, da qualche tempo, il Cnr ha aperto l’ipermoderno Centro di nanotecnologie frequentatissimo da americani e scienziati dell’est. Insomma, a fronte del piccolo esercito di italiani, giovani e meno giovani, che ogni anno va a cercare fortuna all’estero, c’è un’Italia estremamente vivace che attende solo di poter dimostrare tutte le sue potenzialità, ci sono tanti giovani imprenditori e startupper che non si arrendono e stanno costruendo la nuova stagione di innovazione del Made in Italy. Proprio loro si sono dati appuntamento questo fine settimana a Roma al Maker Faire 2015. E chissà che il prossimo Facebook o Google non nasca proprio qui.