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 2015  ottobre 16 Venerdì calendario

Ritratto di Gabriele Volpi, l’imprenditore arricchitosi con il petrolio, che sta pensando di comprarsi la Sampdoria

Dietro a quell’aspetto da nonno che legge una fiaba con il nipotino seduto sulle ginocchia, si nasconde uno degli imprenditori più spregiudicati che l’Italia abbia mai prodotto. Gabriele Volpi, 72 anni, ha una storia che un giorno sarà un film, se qualcuno riuscirà a ricostruirla davvero tutta. Di lui si sa poco, fino a quando il Senato americano non ha svelato tanti retroscena della sua ascesa. Prima si sapeva solo che negli anni Settanta ha lasciato Lodi e un lavoro alla Carlo Erba per trasferirsi in Nigeria e diventare l’italiano più ricco d’Africa, uno dei pochi con la cittadinanza, con un patrimonio di quasi due miliardi di dollari e circa 20mila dipendenti. In mezzo tanti affari con appoggi importanti, relazioni di altissima chirurgia finanziaria, un amore e qualche ombra.
Il suo colpo di genio risale al 1981, quando ottiene una concessione per fare da supporto logistico ad alcune piattaforme petrolifere. Un’intuizione agevolata dall’amicizia con Atiku Abubakar, che diventerà uno degli uomini più potenti (nonché vice-presidente) della Nigeria. Da allora, i colossi mondiali (probabilmente anche la Erg, quando era dei Garrone) che cercano petrolio o gas in quelle terre (anche in Mozambico), devono affidarsi a Volpi, che oltre al supporto logistico garantisce anche i trasporti, gestendo i quattro porti commerciali della Nigeria.
Da qualche anno Volpi ha cominciato a guardare l’Italia. Come se volesse donarle parte dei suoi incredibili guadagni. Prima, dal 2000 in poi, lo faceva solo per amore: la Pro Recco, la squadra di pallanuoto più titolata al mondo (grazie a lui, soprattutto), dove ha giocato da ragazzo. Poi si è dedicato al calcio, comprando lo Spezia nel 2008 e sostenendo (ipotesi sempre smentita) il Verona; nella sua galassia calcistica c’è anche il Rijeka, oltre ad alcune scuole calcio in Nigeria. Nella sua Liguria ha pianificato investimenti importanti, dal porto turistico di Santa Margherita (facendo inorridire noti architetti) ad altre strutture immobiliari di Recco e Rapallo. Attraverso la miriade di società e finanziarie a lui riconducibili ha acquisito partecipazioni azionarie in diverse aziende, da Eataly alla Moncler, fino all’assalto a Carige. Nulla lo può fermare. «Ha i soldi per fare una guerra» è una delle cose più gentili dette sul conto di un uomo finito nel mirino degli Stati Uniti: la Commissione d’Inchiesta del Senato ha fatto una radiografia delle sue attività, sollevando il velo su molte ombre. Senza conseguenze, comunque. Volpi spadroneggia, non alza mai la voce, ha capito che nella pallanuoto si vince comprando i giocatori più forti al mondo e nel calcio no, e si rilassa sul suo yacht da 60 metri che ha anche prestato a Messi. Intanto, fiuta il prossimo affare. La Sampdoria lo è? Se lui si muove, sì.