il venerdì, 16 ottobre 2015
Lavorare meno ma più a lungo. Ecco la ricetta svedese per risolvere il problema delle pensioni
Secondo l’Unione Europea per evitare il collasso dei sistemi pensionistici bisogna cancellare la parola pre-pensionamento dal manuale del lavoratore e lavorare 40-45 anni prima di accedere alla pensione. Ciò significa che l’età del pensionamento è destinata a salire. Secondo i dati ufficiali dell’Unione Europea, nel 2012 soltanto la metà di chi è andato in pensione l’aveva raggiunta, molti sono andati in pensione anticipata.
Sebbene finora le pensioni abbiano permesso a chi le percepisce di avere un reddito decente – in media, in Europa il reddito medio disponibile delle persone di 65 anni o più è pari al 93 per cento di quello di chi ha meno di 65 anni – in futuro bisognerà integrarle. Le donne, in particolare, dovranno far ricorso a regimi pensionistici professionali o a pensioni integrative individuali perché in media dispongono di pensioni inferiori del 40 per cento a quelle degli uomini. Uno scarto notevole dovuto alle retribuzioni più basse e a una vita lavorativa più breve dovuta al ruolo che le donne ricoprono nella famiglia.
Si capisce bene il motivo di questi suggerimenti: il vecchio continente invecchia precocemente e diventa sempre più difficile finanziare le pensioni con i contributi dei lavoratori. Ma non è detto che allungando la vita lavorativa si debba necessariamente compromettere la qualità di quella privata. Dalla Svezia arriva la proposta di ridurre l’orario di lavoro da otto a sei ore. È da 13 anni che la Toyota di Göteborg ha applicato questo principio con risultati eccellenti: la produttività è cresciuta, gli operai sono più contenti perché hanno maggior tempo libero e nel fondo pensioni i contributi non scarseggiano.