La Stampa, 16 ottobre 2015
Dietro le vittorie del volley azzurro c’è soprattutto Simone Giannelli
I punti che, tra il 2° posto in Coppa del Mondo e la semifinale conquistata nell’Europeo, stanno rifacendo grande l’Italia del volley portano in massima parte la firma di Zaytsev, Juantorena e Lanza. Tirano forte e bene, rubano l’occhio, ce li invidiano tutti. Ma spiccano perché attorno a loro è rinata una squadra vera. Che sa essere bella e feroce, divertente e concentrata al tempo stesso. Con gente che si aiuta, con tanto lavoro sporco che non pesa a chi lo fa. Prendete Colaci, il libero salentino. Riceve e difende bordate a oltre 100 km l’ora. Recuperi che fanno la differenza più di una schiacciata nei 3 metri. Oppure, contate i salti a rete dei centrali Buti, il capitano toscano, e Piano, l’astigiano miglior «muratore» dell’Europeo. Sono centinaia, a volte a vuoto o buoni per toccare un pallone poi meglio rigiocabile. Dettagli che possono valere un set, un match.
Con lui la squadra vola
Di certo non è un dettaglio il ruolo del regista, di chi di solito segna meno punti di tutti. Nel caso di Simone Giannelli raramente accade. Perché, oltre a palleggiare con pulizia tecnica e intelligenza tattica, è uno che dall’alto dei suoi 196 centimetri mura bene e spesso trova ace pesanti. Bravi tutti, gli azzurri. Ma se c’è un artefice del salto di qualità nel gioco della Nazionale di Blengini è proprio lui, il bolzanino con la faccia e la voce del ragazzino. Ha 19 anni e due mesi, in effetti. Ma ha già stregato il volley mondiale. Uno così nasce, se va bene, una volta ogni 30 anni. È un fenomeno a cui riesce tutto naturale. Senza paura di esagerare, un Messi, un Federer, un Bolt. Forse sarebbe il caso che la federazione spedisse un grazie grosso così a Martina, la sorella maggiore. «Io facevo sci, calcio e tennis – racconta Simone -; lei giocava a volley in serie C. Per seguirla, ho provato anch’io. M’è piaciuto ed eccomi qui». Debuttante in A1 con Trento a 17 anni, ma protagonista della prima grande sfida da titolare soltanto lo scorso 10 maggio, in gara 3 della finale-scudetto contro Modena. Giannelli incanta, vince 3-0, replica in gara 4, diventa campione d’Italia e si merita la Nazionale. Parte da riserva di Travica, ma quando il titolare viene cacciato dopo la famigerata notte di Rio, il posto è suo. E l’Italia diventa subito più forte.
Futuro assicurato
Giannelli in campo si diverte. A 19 anni dovrebbe badare soprattutto a se stesso e invece è lì che sprona i veterani, nel caso li calma o li riprende. Non sente pressioni, non se la tira. Eppure s’è già preso l’Olimpiade ed è a due passi dall’Europeo. Mercoledì, grazie alla sua regia illuminata e varia, negli ultimi due set la Russia dei giganti ha preso la miseria di due muri. E l’Italia ha schiacciato con il 65% di positività. Mostruoso. Lui, modesto, ha detto: «Per me è facile giocare con attaccanti così». Poi ha festeggiato il pass per le finali di Sofia. Ci teneva un sacco. Perché a tifare per lui ci sarà Martina, in Bulgaria per studiare odontoiatria. Diamole un premio, a questa sorella che ha portato sottorete il regista azzurro dei prossimi 15 anni.