Corriere della Sera, 16 ottobre 2015
Il ritorno, con Unbreakable, di Janet Jackson, la cantante più riccia del mondo
A volte risorgono. A 49 anni, di cui gli ultimi sette passati in silenzio, la donna più riccia del mondo ha rialzato la criniera. Con «Unbreakable», la più piccola dei nove fratelli di casa Jackson piazza un nuovo disco al numero 1: il quarto in quattro decenni diversi. Record che possono vantare solo Bruce Springsteen e Barbra Streisand.
Dopo aver vissuto il paradiso degli anni Ottanta e il purgatorio del nuovo decennio, Janet Jackson torna regina del pop senza nemmeno il bisogno di fare promozione all’album. Uscito un po’ a sorpresa e nemmeno cavalcato dal valzer di comparsate promozionali in tv. Un album dove spicca il duetto con la rapper Missy Elliott, che mitraglia le sue rime in «Burnitup», il pezzo più potente del grande ritorno.
Le cronache dei giornali l’avevano lasciata nel febbraio 2004 a (mezzo) seno nudo durante un passionale balletto con Justin Timberlake nello show durante l’intervallo del Superbowl. Era la vetrina televisiva più potente d’America e Janet, tradita dal corpetto e dal gesto artistico di Timberlake, si esibì in uno spogliarello involontario che le costò la predica dei moralizzatori e un lungo stand-by artistico, interrotto in sordina mediatica da «Discipline», l’ultimo disco nel 2008.
Il curriculum parla di 46 brani in classifica, 140 milioni di dischi venduti, per anni, secondo il «Guinness Book of World Record», il titolo di personaggio più cercato su Internet della storia. Il 2015 sta diventando a tutti gli effetti il suo anno.
Parecchi indizi garantiscono la prova. A fine giugno ha ricevuto il «Music Dance Visual Award», il top dei Bet Awards, i premi dedicati alle star afroamericane del mondo dello sport e dello spettacolo. La settimana scorsa è stata inserita tra i candidati ad entrare nella Rock and Roll Hall of Fame. Janet è anche la prima afroamericana ad aver lanciato una sua etichetta discografica. L’ha chiamata Rhythm Nation, come il suo celebre disco datato 1989 e lo ha fatto armata dei più democratici propositi: mettere sempre e solo l’artista al centro del progetto.
Nel nuovo disco, Janet riflette sui momenti della giovinezza e non a caso dedica un pezzo al fratello Michael. Un disco che dietro ritmi e balletti, coreografie e costumi tipici del genere, nasconde riflessioni più profonde e un continuo invito ad agire da parte di chi come lei si sente di aver percorso abbastanza strada da poter dare qualche consiglio. Il messaggio è chiaro: «Ragazzi, là fuori la vita è dura, ma ogni cosa arricchisce e rafforza». Un disco partorito con lentezza, a causa dei continui ripensamenti dell’artista sulle virgole dell’album e soprattutto i continui intermezzi legali per via della sontuosa e controversa eredità del fratello più celebre.
La nuova Jackson ha soprattutto rotto con il suo passato tutto mosse sexy e abitini succinti. Dietro alla svolta ci sarebbe la conversione all’Islam, maturata dopo il suo (terzo) matrimonio nel 2012 con il magnate musulmano Wissam Almana, uno degli uomini più ricchi del Qatar e londinese adottivo. Janet ha deciso pure di benedire ogni concerto con un Inshallah finale.
Così è nata l’idea di vestire casta e tradizionale nel suo nuovo tour. Un lungo viaggio che continuerà fino a giugno prossimo: Stati Uniti, Giappone, poi tanta Europa ma nessuna Italia (per ora). Un bagno di folla ogni sera, nonostante qualche acciacco alle corde vocali tamponato con forzati pit stop per tirare il fiato. Tutti a rendere onore alla sorellina minore del re del pop. Capace di veleggiare tra la granitica tradizione r’n’b e una contemporanea voglia di stare al passo con i più giovani. Se poi i giovani sono le Miley Cyrus che si strappano i vestiti pur di stare in vetrina, Janet ha deciso di risalire contromano la storia del pop. Fermando il tempo. «Unbreakable», il titolo del disco, suona come una sentita riconquista del territorio.