Corriere della Sera, 16 ottobre 2015
In vendita per 70 mila euro i cimeli garibaldini di Craxi
«Questa collezione testimonia il gusto di un uomo intelligente, fantasioso, eclettico, culturalmente molto curioso. Assai distante dall’immagine che molti hanno di Bettino Craxi». Gianfranco Fina è uno dei curatori del settore mostre e antiquariato di Bolaffi. Il 5 novembre andrà all’incanto nella storica casa torinese l’eredità di Bettino Craxi. Si tratta del materiale custodito nelle numerose casse sequestrate nel porto di Livorno, pronte per salpare per Hammamet, dove l’ex presidente del Consiglio viveva dopo Mani Pulite. Qualcuno all’epoca lo definì un «tesoro», in realtà è solo una eterogenea collezione di pezzi di varia origine e di diverso valore economico. Dopo anni di complicazioni burocratiche, il materiale è stato dissequestrato ma gli eredi Craxi hanno «rilasciato» l’eredità, ovvero non l’hanno accettata. E così lo Stato mette all’asta 113 diversi lotti per un valore di base d’asta di 150.000 euro. Molte le tracce della sua attività politica. Un pugnale in bronzo dell’VIII secolo avanti Cristo della Giudea con una dedica di Shimon Perez, una statuetta di Osiride in bronzo, dono dell’allora presidente del Libano Helias Hraoui, un bronzo di Fortunato Depero, un’incisione di Durer. Ma il cuore dell’asta sarà l’eclettico lotto di cimeli garibaldini, invendibile a pezzi perché vincolato come collezione monografica, che partirà da una base d’asta di 70.000 euro. Molti i pezzi pregiati: il busto in terracotta di Ettore Ximenes, il ritratto di Vittore Tasca vestito da Garibaldino di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Una fusione della mano di Garibaldi, le figurine della collezione Liebig con gli episodi della spedizione dei Mille. Dice ancora Gianfranco Fina: «C’è da augurarsi che il lotto garibaldino possa essere acquistato da uno sponsor intelligente e colto, destinando il fondo a Caprera. La cifra non è altissima, ma il gesto avrebbe un gran significato civile».