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 2015  ottobre 15 Giovedì calendario

Che fai, te ne vai (o no)? Quando l’accordo tra Mondadori e Rcs Libri era ancora in fase di trattativa, un gruppo di autori Rcs capitanati da Umberto Eco firmò un documento per opporsi all’operazione. Ma adesso che "Mondazzoli" è ormai realtà che cosa faranno? Le risposte di alcuni degli autori più importanti, da Sandro Veronesi a Gian Antonio Stella e Dacia Maraini (molti giurano che seguiranno Elisabetta Sgarbi, ovunque li porterà)

La fretta, si sa, non è una buona consigliera. Nei concitati giorni di chiusura dell’affare Mondazzoli, gli abili manager Mondadori (che hanno strappato al fu amministratore delegato di Rcs Jovane uno sconto di 5 milioni per il rischio Antitrust) avrebbero dovuto chiedere un ulteriore ribasso per il fattore Elisabetta. Ovvero Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani, prestigioso marchio editoriale della galassia Rizzoli appena acquisita da Segrate. Quando fu annunciata la trattativa per l’acquisto dei libri Rcs, gli scrittori Rcs, capitanati da Umberto Eco, firmarono un documento fortemente preoccupato per le sorti delle loro case editrici. Molti – i più importanti, a cominciare da Eco – sono autori Bompiani. Abbiamo fatto qualche telefonata per sapere di che umore sono ora che il dado è tratto.
Ciao Segrate. Partiamo da una certezza: il congedo per nulla cerimonioso di Sandro Veronesi, che di sicuro se ne andrà. “Questa è un’operazione finanziaria che sa di speculazione, non editoriale. Se lo fosse stata, noi autori che abbiamo firmato il documento saremmo stati avvicinati dall’editore Mondadori. Ci avrebbero parlato, ascoltato, rassicurato. Invece non è successo. Io ho già deciso, ma la mia è una scelta individuale e poco importante nel panorama generale: vent’anni fa – ero agli inizi – me ne sono andato da Segrate: certo non tornerò ora. Se dovesse lasciare anche Elisabetta? Ancora meglio: non devo nemmeno fare la fatica di cercare un nuovo editore”.
Pietrangelo Buttafuoco, che è anche firma di questo giornale, spiega: “Ho aderito al documento degli autori Bompiani contro la fusione pensando più da ex libraio che da scrittore. Chi avrà maggiore capacità di acquisto non potrà che dettare legge nel mercato e perciò sarà tutta pioggia sul bagnato: una moria di piccole librerie. Detto ciò mi faccio forte di un insegnamento: ‘Ama chi t’ama se vuoi avere spasso, ché amare chi non t’ama è tempo perso’. Bompiani mi ha sempre amato, Mondadori no”. Il messaggio è chiaro. Anche Aldo Nove ha davvero pochi dubbi. “Ho firmato un contratto con un editore di cui ho assoluta stima: si chiama Elisabetta Sgarbi. Cosa farò dipenderà molto dalle decisioni di Elisabetta, perché io alla Bompiani ci sono andato per lavorare con lei. Dove va Elisabetta, vado io”. Chi sarà addolorato dalle parole di Andrea De Carlo è Gianni Ferrari, vicepresidente di Mondadori libri. In un’intervista al Fatto aveva raccontato così le circostanze del passaggio a Rizzoli dell’autore di Treno di panna: “Avevamo un appuntamento per la firma del nuovo contratto, lui mi chiamò mezzora prima: ‘Non posso venire, devo andare dal dentista’. Aveva già firmato con Rizzoli, l’ho capito all’istante”. Oggi che Bompiani fa parte della galassia Mondazzoli, De Carlo non sembra intenzionato a restare. Al sito illibraio ha dichiarato: “Mondadori e Rizzoli sono aziende impersonali, che alla fine ai libri danno poca importanza, quel che conta sono i calcoli economici. Miracolosamente, Elisabetta in questi anni è riuscita a mantenere la sua autonomia. Ultimamente sono incuriosito dal self-publishing. Forse potrei pensare all’auto-pubblicazione. Allo stesso tempo, potrei anche pensare di pubblicare con un editore più piccolo”. Legatissimo alla Sgarbi è un altro autore importante (e fedele) di Bompiani: Edoardo Nesi, premio Strega nel 2011 con Storia della mia gente. “Il mio primo libro, nel 1995, ebbe un moderato successo: 2 mila copie e qualche recensione. Il successivo andò malissimo, come il terzo e il quarto. Nel 2004, L’età dell’oro arrivò secondo allo Strega. Quello dopo, nel 2007, di nuovo malissimo. Fino allo Strega. Lo dico perché in quei 15 anni il mio editore non ha fatto altro che incoraggiarmi. Come posso non pensare che la gran parte del mio successo dipende da questo? Io seguirò Elisabetta”.
Tra gli autori Rizzoli più famosi c’è il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella che però gli ultimi titoli li ha pubblicati con Feltrinelli (e che a suo tempo non si lasciò bene con Mondadori): “Avrei anche potuto pensare di ritornare a casa, in Rcs. A questo punto ovviamente è escluso”.
Michele Ainis, giurista, firma del Corriere e “autore fedifrago” (ha pubblicato con Longanesi, Einaudi, Laterza, Rizzoli), si concentra sulla concentrazione di quote di mercato: “Per un autore la possibilità di presentarsi a più editori è fondamentale. Non si doveva o non si poteva fare, ma vedremo cosa deciderà l’Antitrust. Non mi torna l’eccessiva concentrazione”. Della stessa opinione è Dacia Maraini: “Le concentrazioni schiacciano i più piccoli. Io sono contraria. Per ora posso solo dire il mio disagio, poi vedremo cosa succederà”. Mauro Covacich punta sull’importanza del lavoro editoriale: “Questa è una scommessa persa, anche se è difficile fermare il mare con le mani. Non ho deciso cosa farò, per me la proprietà di Mondadori è secondaria. Elisabetta Sgarbi è rimasta quella che più assomiglia all’editore totale. Il problema vero è il rapporto con l’editore: più grande è, più l’attenzione verso il singolo progetto rischia di venir meno”.
Lidia Ravera si deve sdoppiare. Risponde prima come scrittrice: “Voglio capire cosa farà Elisabetta, per adesso sto scrivendo nei ritagli di tempo, non ho un libro pronto che imponga una decisione immediata”. Poi risponde da assessore alla cultura della Regione Lazio: “Questa concentrazione m’impressiona più della proprietà di Mondadori, perché indebolisce gli autori. Ma soprattutto perché mette a rischio la piccola editoria. La bibliodiversità è un valore da tutelare. Ed è una cosa che come assessore sto cercando di fare”.