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 2015  ottobre 15 Giovedì calendario

Che si dice ad Arconate di Mantovani, cioè del Mario. Irresistibile articolo di Mattioli in cui si scopre che in quel gran paesone, il Mario fece ribattezzare Corso Concordia in Avenue de la Concorde

Mario Mantovani sta ad Arconate come la Regina Elisabetta a Windsor. In questo paesone di 6.613 abitanti a Nord-Ovest di Milano, la nuova star delle cronache del malaffare nazionale è stato tutto: tre volte sindaco, per cominciare, e poi portavoce del territorio, dispensatore di posti e di favori, padre padrone, despota prima amato, o almeno riverito, e poi scaricato. Forse l’Italia che nessuno racconta mai, quella dei piccoli centri, è ancora e sempre nelle mani di questi «notabili» di lungo corso, come ai tempi di Giolitti, o di Rumor.
Del resto, «il faraone», «il badante», «lo squalo» (ogni soprannome ha il suo perché), insomma Mantovani, è nato in paese e non l’ha mai trascurato nemmeno quando stava a Roma o a Bruxelles, e figuriamoci al Pirellone. «Storia di un arconatese» s’intitola il libro che distribuì a tutti i concittadini, unica incursione nella letteratura insieme a un imperdibile saggio su «Carità, Verità e Buongoverno. Il magistero di Benedetto XVI e l’azione del governo Berlusconi».
Amato o odiato, spacca tuttora il paese in accanite fazioni pro o contro, tipo guelfi o ghibellini. Però non appena compare il taccuino del giornalista l’Alto Milanese diventa improvvisamente la Sicilia e si fa fatica a tirar fuori un nome, men che meno un cognome. Troppo potente, «il Mario», e troppo recenti i tempi in cui ad Arconate non si muoveva foglia che lui non volesse. E troppo ramificato il suo impero sanitario, un intreccio di società in parte onlus e in parte no, undici Rsa, tredici centri diurni per disabili, una valanga di confitti d’interesse per chi era, fino ad agosto, l’assessore alla Sanità della Regione. «Come mettere Dracula alla testa dell’Avis», ride l’anonimo arconatese.
Il primo mandato da sindaco, con la lista «Grande Arconate», arriva nel 2001, quando Mantovani è già da due anni eurodeputato di Forza Italia. Trionfale rielezione nel 2006, con più del 70%. La legge vieta il terzo giro? Nessun problema: il sindaco fa dimettere in massa i consiglieri, provoca le elezioni anticipate e viene rieletto nel 2009. Nel frattempo è stato senatore e sottosegretario ai Trasporti. Nel 2013, è eletto in Regione. Vicepresidente e assessore, dovrebbe lasciare la poltrona di primo cittadino. Ma il Consiglio comunale per mesi non ratifica le dimissioni, finché non interviene d’autorità il prefetto.
Alle nuove elezioni, Mantovani candida la moglie del nipote, Samanta Rellamonti, che si presenta con un manifesto dove spicca, enorme, il nome Mantovani. «Il Mario» intanto continua a promettere tutto a tutti: in passato, aveva annunciato la metropolitana per Milano e il riscaldamento del pavimento della piazza. Adesso, viene immortalato in un video mentre arringa gli elettori. Testuale: «È nelle mie disponibilità anche segnalare delle persone», per esempio «dei direttori generali». Imperiale come Carlo V: todos caballeros. Però, inaspettatamente, perde: 1.802 voti allo sfidante Andrea Colombo, civica di centrosinistra, 1.634 alla nipote. Il potere del «faraone» non è più assoluto. «Era l’onda lunga delle Europee, e Mantovani aveva stufato con la sua arroganza», spiega un commerciante. «Non si può stare sempre al di sopra delle regole», chiosa Colombo.
D’accordo, ma come sindaco com’è stato? Al «Queen’s bar» della piazza principale, centro della vita sociale locale, i pensionati sono divisi come tutti: «Per Arconate ha fatto molto»; «No, ha fatto troppo. Anzi, faceva tutto lui». I lasciti più vistosi sono il gruppo bronzeo «Giochi proibiti», sul quale magari era meglio soprassedere, e non per ragioni etiche, ma estetiche, e una strana toponomastica bilingue. Deciso che Arconate era «un comune d’Europa», il sindaco aveva ribattezzato corso Concordia «Avenue de la Concorde», mentre corso America era stato dedicato «to the emigrants of Arconate» (sic). Altre vicende sono più sul versante «squalo», tipo il discusso acquisto di palazzo Taverna come sede del Comune o la costruzione di una nuova Rsa in centro. Le indagini sono in corso.
Ottimi i rapporti con Berlusconi. La leggenda vuole che «il Mario» gli sia stato raccomandato sul letto di morte da mamma Rosa, ospite appunto delle sue cliniche. Lui, «il badante», ricambiò assegnandole la cittadinanza onoraria di Arconate e proponendo di intitolarle una piazza. Quanto a Silvio, fu Mantovani, in tournée in Israele, a suscitare un vespaio paragonando la persecuzione degli ebrei a quella giudiziaria contro Berlusconi e poi guidando la famosa marcia azzurra sul Tribunale di Milano. Il Cavaliere contraccambiava: in una memorabile domenica, mentre l’Arconatese (indovinate chi era il presidente? Ma sì, ovvio, lui: Mantovani) era sotto di due gol, accanto al campo si posò l’elicottero di Silvio, venuto a fare il tifo. E infatti poi (ma erano altri tempi, e un altro Berlusconi) la partita finì due e due.
(All’arresto di Mantovani e relativo scandalo è dedicato Il Fatto del Giorno)