Corriere della Sera, 15 ottobre 2015
Sospese per 15 giorni le rilevazioni Auditel. Fabrizio Frizzi: «Finalmente potremo dormire sonni tranquilli»
Alla fine è accaduto l’inevitabile: le rilevazioni Auditel saranno oscurate per due settimane da oggi. «Diciamo che qualcuno potrà rilassarsi un po’» ha scherzato Fabrizio Frizzi. «Sabato mattina ci sveglieremo più tardi»: gli ha fatto eco con ironia Carlo Conti. Ma la verità è che un blocco non era mai accaduto nella storia quasi trentennale delle rilevazioni degli indici di ascolto della tv italiana ed è questo il vero indicatore della gravità di quanto è accaduto. Dopo lo scandalo dell’inquinamento del panel principale – quello composto da 5.600 famiglie da cui dipende lo share che da solo deve sostenere sulle proprie anziane spalle 4 miliardi di investimenti l’anno – il caso è finito ieri in un lungo consiglio di amministrazione della società. La tensione è stata alta anche perché tra i falchi c’era chi voleva uno stop ben più lungo. Alla fine tra gli azionisti principali, Rai, Mediaset e Upa, si è optato per un pragmatico oscuramento di due settimane con contestuale annuncio di un rinnovo dell’intero panel. Un’operazione che in realtà richiederà molto di più: per ricreare un ecosistema di famiglie italiane che riproducano il più fedelmente possibile la stratificazione socio-economico-culturale di 60 milioni di abitanti (sono esclusi solo i bambini sotto i 4 anni), ci vorranno almeno 5 mesi. Ed è una previsione ottimistica.
Dunque il buio temporaneo sui dati di audience che generalmente vengono comunicati al mattino sembra più una mossa per uscire dall’occhio del ciclone controllando nel frattempo i danni effettivi sul panel. Non c’è «antibiotico» che possa curare in due settimane questo malanno.
Peraltro, ci sono voluti 14 giorni per arrivare a una decisione visto che il fattaccio svelato dal Corriere era accaduto il 1° ottobre. È stato quello il giorno in cui un dipendente dell’Auditel ha mandato delle email a blocchi di mille con in copia leggibile le altre famiglie.
Insomma, ognuna di loro ora conosce almeno altre 999 componenti, un fatto grave visto che potrebbero potenzialmente mettersi d’accordo o, peggio, essere contattate. Anche se non ci sono state fughe di notizie sul nome di queste famiglie la rilevazione dei prossimi mesi potrebbe non essere affidabile: chi può garantire che nessuno abbia copiato questi indirizzari per usarli successivamente?
Al netto dell’errore da questa ricostruzione emergono almeno due fatti gravi: 1) la privacy delle famiglie del panel è affidata integramente alla Nielsen, società privata con potenziali conflitti d’interessi vista la natura del proprio business. Nielsen che lavora con molte altre aziende conosce dunque tutto delle famiglie. Per la società è un duro colpo: da prime stime il costo per la riparazione del danno dovrebbe essere di oltre 10 milioni di euro. Si vedrà. 2) Le comunicazioni non erano minimamente criptate. Anzi: sembra che i dati vengano tenuti in file facilmente esportabili su chiavette usb.
Ieri Nielsen ha fatto sapere che dal 1° ottobre aveva «avviato un’indagine interna sui suoi sistemi e processi e adottato una serie di procedure in grado di determinare l’entità dell’episodio e identificare eventuali anomalie. A oggi non risultano alterazioni dei dati». Il presidente dell’Upa Lorenzo Sassoli de Bianchi ha parlato di «una soluzione prudente, responsabile, trasparente e presa rapidamente». La Rai, che ieri ha riunito il board, non ha voluto prendere posizione pur avendo trattato lungamente il tema. Su eventuali scelte della Rai pesa la decisione Mediaset, comunicata ieri, di essere pronta a trovare altre vie per rilevare l’ascolto dei programmi se lo stop dovesse durare di più.
Il soldato Auditel, già obsoleto (nasce negli anni Ottanta, era pre-Internet), ne esce malconcio. Ma per ora è stato salvato.