Corriere della Sera, 15 ottobre 2015
A proposito della soglia dei 3.000 euro per le operazioni in contanti: come mai l’Italia è il maggior importatore in Europa di banconote da 500, che poi nessuno vede in circolazione?
Fa peggio di noi solo la Grecia: solo 17 operazioni pro-capite all’anno con strumenti di pagamento diversi dal contante (rilevazione della Banca d’Italia). Bonifici, transazioni con carte di credito o debito, assegni. Eppure abbiamo la soglia più restrittiva d’Europa per la circolazione del denaro: 999,99 euro. Che il governo ora vuole portare a 3mila per ravvivare i consumi. Nell’Unione – è l’altro dato interessante – undici Paesi non hanno alcun limite. Non lo hanno ritenuto necessario. Tra questi i Paesi Bassi e le vicine Slovenia ed Austria.
Forse non è del tutto peregrina la metafora del «gatto col topo» usata dal premier Renzi per motivare la decisione dell’esecutivo di innalzare la famigerata soglia. È come se l’accanimento nei confronti della libera circolazione del contante servisse soltanto ad abbaiare alla luna: i trucchi per raggirare il divieto sono tanti. E l’evasione fiscale resta altissima, inferiore in Europa soltanto alla Grecia. Le vittime sacrificali del limite sotto quota mille sono le banconote da 500. Biglietti viola, da noi, onesti sconosciuti. Nel senso che giacciono inutilizzati, visti con sospetto, eppure estremamente presenti. L’Italia – segnala via Nazionale – è la più grossa importatrice di Europa di bigliettoni da 500 euro. Ogni anno nel nostro Paese entrano circa dieci miliardi in pezzi di questo taglio. Una curiosità: 20.000 euro a bigliettoni da 500 entrano in un pacchetto di sigarette. Altro che valige cariche di denaro alla frontiera di Chiasso. Basta fingere di essere un tabagista. Nel 2013 le banche italiane hanno ricevuto dalla clientela versamenti in biglietti da 500 pari ad un volume cento volte superiore a quanto hanno distribuito in pezzi di quel taglio. Da Palazzo Koch a Roma segnalano che una parte di questo enorme «afflusso di capitali» può venire dall’estero. Segnatamente sotto forma di contante legato a transazioni correlate al turismo. Ma è una spiegazione che non può essere adeguata all’enorme sproporzione tra le emissioni di banconote da 500 degli istituti di credito e i versamenti sui conti correnti degli italiani. Sproporzione che ammonta a 37 miliardi di euro.
La sensazione è che molto sia da ascrivere a fenomeni di riciclaggio legato ad attività criminali ed è per questo che ieri la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha fatto sapere che chiederà all’Ufficio di presidenza di valutare la possibilità che la Commissione si esprima sulla misura annunciata dal governo.
Nell’attesa c’è un gruppo di lavoro in banca d’Italia che sta studiando questo strano fenomeno. Ciò che si sa è che l’unità di informazione finanziaria di via Nazionale – deputata a raccogliere le segnalazioni di operazioni sospette – vede crescere anno su anno la propria mole di lavoro. Nel 2014 le segnalazioni sono state 71.661 con una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi cinque anni i depositi di biglietti viola presso le banche sono letteralmente esplosi nelle regioni a forte vocazione di export: +273% in Veneto, +3853% in Trentino Alto Adige, +393% in Lombardia. Quasi a testimoniare che i pagamenti estero su Italia avvengano con questi tagli e poi non vengano re-immessi nel sistema economico. Così potrebbero non trarne giovamento i consumi, anche se è difficile imputare tutta la colpa al limite fissato dal governo Monti. Perché i metodi per comprare un televisore all’ultimo grido sono tanti e non c’è bisogno di avere il portafogli gonfio di banconote. O il pacchetto di sigarette.