Corriere della Sera, 15 ottobre 2015
Quagliariello lascia la carica di coordinatore, vuole che l’Ncd esca dal governo, si allei con Tosi e con Fitto, punti su Marchini sindaco di Roma, «Renzi sta massacrando la nostra area» ecc.
ROMA L’Ncd è a un passo dalla scissione?
«Mi sono dimesso da coordinatore per riportare un dibattito nel mio partito».
È ancora il suo partito?
«Una storia iniziata coraggiosamente rischia di finire per esaurimento – avverte Gaetano Quagliariello dopo lo strappo —. Rischiamo di disegnare la stessa parabola di Fli».
Il defunto partito di Fini. Alfano farà scongiuri...
«Un’area centrista e liberale non può ripartire da una posizione di governo obbligatoria. Per essere minoranza creativa bisogna prendersi dei rischi. Lo scenario è cambiato. La collaborazione tra centrosinistra ed eredi di una destra liberaldemocratica ha prodotto un governo di emergenza, per salvare il Paese e poi tornare a dividersi».
Invece Alfano governa con Renzi, mentre lei non è più ministro. È la sua vendetta?
«Il minimo sindacale è che i ministri siano scelti col concorso del partito che li esprime. Mi si può accusare di tutto, non di essere uno sprovveduto. Uno che vuole fare il ministro con Renzi, fa inaugurare la sua summer school da Letta?».
No. Andrà a fare il docente alla scuola politica di Letta?
«È la mia seconda uscita di sicurezza (ride, ndr ). Ma la prima per l’Ncd è oggi, non dopo il referendum. Oggi il governo di emergenza diventa un’alleanza strategica. E non mi pare ci siano le condizioni di sistema, né di programma».
Difficile che Alfano lasci gli Interni per seguirla a destra.
«Probabile che non lo faccia, ma io credo di dover insistere. Renzi tende a tenere insieme il Pd e poi a sfondare sui moderati grazie alle sue capacità di comunicazione e proposta, progetto rafforzato dalla lobby parlamentare di Verdini».
L’Ncd rischia l’estinzione?
«La nostra area ne esce massacrata. Lo abbiamo visto plasticamente quando al Senato è passata la riforma, col sostegno decisivo di Ncd. Un’ora dopo, contro di noi sono state incardinate le unioni civili».
Pare una ritorsione, da cattolico. Ma Alfano plaude alle «riforme di centrodestra».
«Non mi convince. Sono le riforme di Renzi e lui giustamente le rivendica. Per guadagnare visibilità e unità non basta che Renzi alzi il contante da mille a tremila euro dimenticandosi di dire che è una proposta di Area popolare, come fece con il bonus bebè. Io avevo proposto di uscire dal governo, restando nella maggioranza delle riforme. Ora che le abbiamo portate a termine, uscire è ancora più urgente».
Paradossale, detto da uno dei «saggi» di Napolitano.
«Il voto sul ddl Boschi è la fine del periodo emergenziale. Se l’alleanza continua diventa strutturale, senza che ci sia nel sistema la possibilità di presentarsi assieme alle elezioni».
E se Renzi vi concede il premio di coalizione?
«Potrebbe concedercelo nel 2017. Ma allora sarebbe tardi e servirebbero gli archeologi per trovare gli elettori di Ncd».
Se Alfano non esce dal governo sarà scissione? Ed è sicuro che riuscirà a formare nuovi gruppi parlamentari?
«Seguo un percorso. La prima fase, quella del dibattito interno, voglio affrontarla senza la carica di coordinatore. Se non si sposta niente ognuno agirà di conseguenza e assumerà la proprie decisioni. Ma non è una cosa per tornare al passato e non si tratta di dire che abbiamo sbagliato».
Tornerà con Berlusconi?
«Noi abbiamo il merito storico di aver salvato il Paese. Ora siamo a un bivio, si tratta di capire se si può andare avanti insieme e se c’è qualcun altro che la pensa come me. Come io spero. In caso contrario, non è un obbligo continuare a fare politica».
Se fallisce lascia il Senato?
«Se non ci saranno forze sufficienti finirò la legislatura, poi farò altro. Io spero che ci sia un sussulto dentro Ncd. In secondo luogo, spero che qualcuno la pensi come me».
Il centrodestra può rinascere con chi ha dato del golpista a Napolitano?
«Se questo centrodestra non cambia profondamente è votato alla sconfitta. Berlusconi è una componente di quell’area, ma è impossibile ripensarla a partire dalla sua centralità».
Farà una sua lista elettorale, con Fitto e Tosi?
«Alle Regionali abbiamo preso il 4 per cento. Ma dove abbiamo fatto alleanze con Tosi e Fitto, abbiamo toccato il 19 per cento. Ora dobbiamo scegliere. O continuiamo su questa linea di ricerca, incompatibile con un ruolo di governo interpretato in modo soft, oppure abbracciamo un’alleanza organica con la sinistra, oggi impedita dalla legge elettorale. Rimanere in mezzo al guado è pura follia».
Roma sarà la prova generale del nuovo centrodestra?
«Alfio Marchini è il candidato naturale. E mi auguro che da Roma nasca un nuovo centrodestra. Questa volta, con la “n” e la “c” rigorosamente minuscole».