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 2015  ottobre 15 Giovedì calendario

Il Nobel è una buffonata svedese, ma il premio ad Angus Deaton m’è piaciuto

Lo confesso, per quel che vale (nulla), non ho alcuna stima verso l’Accademia svedese che assegna i premi Nobel. Con me hanno chiuso tanti anni fa, quando non lo diedero a uno come Borges, giusto che quest’anno lo abbiano assegnato alla prima giornalista bielorussa che passava per strada, solo per far dispetto a Putin, mi sono chiesto, allora perché no a Saviano? Ricordate quello della Pace assegnato a Al Gore (!) e al “Panel Climate Change” (!!), birbanti che manipolavano i dati sul clima per avere finanziamenti, o, da scompisciarsi, quello a un Obama appena eletto? Buffonate scandinave radical chic.
Imbarazzanti quelli sull’Economia, non essendo una scienza, per conoscere il futuro preferisco affidarmi a Dio, al limite quando rincoglionirò ai maghi. Qualcuno disse: “L’economista è uno che esprime l’ovvio in termini incomprensibili”. In realtà non ho mai capito che mestiere sia, amici cari che sulla carta economisti lo sono veramente, mi dicono che rifiutano questa parola, preferiscono essere chiamati professori. C’è una battutaccia che ci scambiamo sorridendo quando sentiamo il Premier di turno dire pomposamente “La recessione è finita”, chiosiamo: “ora comincia la miseria”. Perché, con questo modello, la recessione non può finire, mai.
Quando alcuni giorni fa hanno dato il Nobel allo scozzese Angus Deaton (figlio di un minatore di carbone), prima di esprimermi ho voluto leggere tutti i commenti delle diverse chiese del cosiddetto liberalismo, al solito cattivissime fra di loro. Costoro sono insopportabili, anni fa hanno imparato le loro formulette e passano il tempo o a insultarsi fra di loro o a raccontarci balle. Mi è piaciuta l’intervista che gli ha fatto Paolo Mastrolilli a New York, specie l’ultima domanda “Professor Deaton, ora a cosa si dedicherà?” Ci tengo a trascriverla, perché la sua risposta è stata, al contempo, analisi di questa fase storica e declinazione delle minacce alla quali dobbiamo soggiacere.
“Sto studiando l’impressionante aumento della mortalità fra gli americani di mezza età. Persone che si tolgono la vita o muoiono di overdose: la diseguaglianza è una delle minacce più gravi della nostra società, perché influenza tutto. Ha un effetto sulla politica, ma anche sulle scelte circa i cambiamenti climatici, che molti rifiutano di affrontare perché vanno contro i loro interessi. Temo un mondo dove i ricchi facciano le regole, e gli altri debbano obbedire. C’è molta gente che sta soffrendo, a causa della globalizzazione. Sono persone di mezza età, istruite e non, che vedono svanire le promesse di benessere con cui erano cresciute e crollare i loro redditi. Non dico che tutto questo sia provocato in maniera diretta dalla diseguaglianza, ma certamente l’estrema diseguaglianza sta peggiorando le cose, creando questa emergenza che ora studio”.
Lo confesso, sapere che un vero liberale come Angus Deaton, colui che ha formulato il “Paradosso di Deaton” nello studio “La grande fuga: salute, benessere, e le origini dell’ineguaglianza”, ha le idee così chiare su argomenti così importanti per il futuro dei miei nipotini mi tranquillizza. L’Istituto Bruno Leoni, il luogo ove vi sono il maggior numero di persone capaci e perbene per centimetro quadrato, con un pezzo magistrale su Italia Oggi lo ha confermato.