La Stampa, 14 ottobre 2015
L’inchiesta su Infront, i diritti tv, i bilanci taroccati delle società di calcio. Nel mirino Preziosi e Galliani
Nei primi giorni di ottobre l’inchiesta sui diritti televisivi e sul doping dei bilanci delle società di calcio ha un’accelerazione. Summit dei magistrati: le fughe di notizie rischiano di compromettere le indagini e far fuggire chi dev’essere arrestato. Da qualche giorno c’è un tam tam nell’ambiente del pallone, passa per i cellulari, per Skype, per WhatsApp. La parola d’ordine: sistemare tutto quel che va sistemato, il più presto possibile. In questo senso la Guardia di Finanza interpreta una conversazione intercettata.
Con Bogarelli
Da una parte c’è il patron del Genoa Enrico Preziosi, dall’altra l’amministratore delegato rossoblù Alessandro Zarbano. Preziosi gli racconta di aver parlato con Bogarelli, il presidente di Infront, l’advisor della Lega sospettato di essere il regista dell’operazione maquillage dei conti delle società. Da quest’ultimo, continua Preziosi, è arrivata una sollecitazione: «Rientrare tutto subito». Gli inquirenti non hanno dubbi. Ricollegano quell’espressione all’inchiesta sulla Infront che, scrivono, «favorisce diverse società di calcio attraverso finanziamenti clandestini». Ancora: «Proprio il Genoa è una delle società di calcio destinatarie di tali finanziamenti in nero». Perché salta fuori il nome del patron rossoblù? In quei giorni i pm chiedono al giudice di arrestare Andrea Baroni, socio di Tax and Finance, per riciclaggio. Tax and Finance è una fiduciaria che lavora in stretto contatto con Infront, per la quale ha costruito «veicoli societari» che sono lo strumento dei finanziamenti in nero. Quando i pm tornano a sollecitare l’arresto di Baroni, citano proprio la frase di Preziosi: indicativa di quanto l’ambiente sia in subbuglio, di quanto sia ormai attesa una mossa dei magistrati.
«Tutto regolare»
Preziosi ha spiegato: «Sono tranquillo, i soldi che servivano al bilancio li ho messi io». Non sono convinti i magistrati milanesi, che hanno indagato anche Claudio Lotito (Lazio) e Gianluca Paparesta (Bari). Ma per quale motivo Infront avrebbe elargito finanziamenti in nero alle società con i bilanci più malconci per superare l’ostacolo della vigilanza Covisoc e iscriversi al campionato? Per formare un gruppo compatto a sostegno dei vertici della Lega, che dia sempre il via libera alle loro decisioni. Una su tutte: modificare l’asta sui diritti tv vinta da Sky, ripartendoli con Mediaset. Una manovra ordita dal management di Infront per avvantaggiare Mediaset, turbando bandi e gare «in favore del competitor Rti». Per questo sono finiti nei guai anche Giorgio Giovetti e Marco Giordani, dirigenti Rti. Infront si smarca: «La nostra azienda non è ufficialmente sotto inchiesta. La procura di Milano ha aperto un’indagine a carico di tre nostri manager». Mediaset contrattacca: «Abbiamo sempre operato nel rispetto delle regole, il processo di assegnazione dei diritti si è svolto seguendo alla lettera la Legge Melandri».
Ma i pm vogliono comprendere anche il ruolo di Lotito: in quest’inchiesta c’è anche la telefonata registrata abusivamente dal dg dell’Ischia, Pino Iodice. Lotito affermava: «Io quando vado a vendere i diritti tv, che abbiamo portato a 1,2 miliardi, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset». Un negoziato sul quale i pm vogliono veder chiaro, in un’inchiesta alle prime battute, destinata a diventare molto più ampia e a coinvolgere anche altre discipline sportive.
Marco Menduni
Il caso Galliani-Parma
C’è uno spettro che si aggira tra i club del calcio italiano, un’ombra che vaga cercando i responsabili del crac che ha fatto precipitare il Parma Fc in un buco da oltre 200 milioni di debiti. A dar la caccia ai responsabili è un pool di magistrati della Procura di Parma che, dopo aver messo sotto inchiesta l’ex presidente Ghirardi con l’ex Dg Leonardi e altri due manager, ha iscritto nel registro degli indagati Adriano Galliani. Il reato ipotizzato per l’ad del Milan è concorso in bancarotta fraudolenta. Nel mirino dei pm Dal Monte, Amara e Ausiello la cessione di Gabriel Paletta: il difensore italo argentino, ora all’Atalanta, arrivò al Milan nelle ultime ore dell’ultimo mercato invernale.
Il valore di un azzurro
Ai tempi si parlò di un affare da 2,5 milioni: se davvero fu quello il prezzo, si può parlare di “sottocosto” per un giocatore nel giro della nazionale, ma reduce da un grave infortunio? Per dimostrare l’eventuale dolo, i magistrati dovranno provare che Galliani fosse a conoscenza delle condizioni economiche disastrose del Parma di Taci e portò quindi consapevolmente a termine la trattativa, pagando una cifra inferiore al valore di mercato del giocatore, contribuendo a depauperare il patrimonio del club emiliano, sull’orlo del crac. Un castello accusatorio che potrebbe essere minato alla base dalla difficoltà di stimare oggettivamente il prezzo di un calciatore. Il Milan sottolinea «la perfetta regolarità dell’operazione, certo che identica sarà la valutazione dei magistrati competenti». Già schierati gli avvocati di fiducia del club di Berlusconi, Ghedini e Cantamessa. In attesa di ricevere l’eventuale avviso di garanzia, Galliani, informato delle accuse dal quotidiano Gazzetta di Parma, tratteggia una linea difensiva: «Se il 2 febbraio non lo avesse preso il Milan, il giocatore avrebbe fatto la fine dei compagni che si sono svincolati dopo il fallimento del Parma. Siamo gli unici che in quel mercato hanno dato soldi agli emiliani, se il nostro peccato è quello di aver pagato un calciatore, alziamo le mani e ci arrendiamo...».
Altri avvisi in arrivo
Dai gialloblù in rossonero, a parametro zero, è passato qualche mese più tardi il giovane talento Josè Mauri. A febbraio Paletta fu l’unico giocatore del Parma a essere ceduto a titolo oneroso. Cassano rescisse il contratto, i vari Acquah e Rispoli se ne andarono in prestito, De Ceglie rientrò alla Juve. L’obiettivo di Taci e dei suoi prestanome sembrò quello di alleggerire il monte ingaggi in un disperato tentativo di salvare la società dal default. Pochi giorni dopo il mercato, il Parma passò a Manenti, che concluse in maniera sgangherata il percorso verso il crac. La tesi di Galliani trova forza nelle indiscrezioni secondo cui, col passaggio al Milan, Paletta avrebbe rinunciato a oltre 7 mensilità arretrate. Travolto dal naufragio del Milan di Inzaghi, il difensore in estate è passato in prestito gratuito all’Atalanta. La Procura di Parma ha chiesto una proroga nelle indagini, condotte dalla guardia di finanza. L’impressione è che quello di Galliani non sarà l’ultimo nome eccellente nella lista degli indagati.
Marco Balestrazzi e Laura Bandinelli