La Stampa, 14 ottobre 2015
Laura Chiatti, bionda finto glaciale, che tiene il suo bambino dietro la macchina da presa
L’aspetto è da bionda ardita e glaciale, come quelle che piacevano a Hitchcock, poi, però, è lei stessa a definirsi «pagliaccia». Al polso porta un bracciale molto fetish e molto vistoso, ma poi, con quelle stesse dita ingioiellate, fa scorrere sul video del telefono le immagini del suo bimbo nato a gennaio, un cicciobello d’incredibile bellezza con cui passerebbe volentieri tutto il giorno, senza fare altro.
Invece che attrice, avrebbe voluto essere cantante e ora canta solo per lui, brani di ogni tipo, compreso Tenco: «Gli va bene tutto e se smetto s’incavola, mio marito, invece, quando vado sui pezzi tristi mi implora di cambiare genere». Laura Chiatti (moglie di Marco Bocci) è la regina dei contrasti, e il suo fascino, insieme alla luce infantile dello sguardo, sta forse proprio lì.
Una coppia di fatto
È una giovane maliarda che Riccardo Scamarcio, con cui è tornata a recitare in Io che amo solo te, regia di Marco Ponti, dal 22 nei cinema, definisce «monellaccia»: «Siamo una coppia di fatto – scherza l’attrice –, abbiamo un rapporto cameratesco, ritrovare Riccardo è meraviglioso perché quando un’amicizia profonda si sposa con un incredibile feeling professionale, lavorare diventa un gioco». E poi lui «è analitico, ha una visione chiara delle cose, io ci arrivo dopo: quando ho lui accanto mi sento in una botte di ferro».
Nel film di Ponti, tratto dal best-seller di Luca Bianchini, Chiatti e Scamarcio, proprio come ai tempi di Ho voglia di te, si amano, si abbracciano, sfrecciano in moto, più vitali e spumeggianti che mai, sullo sfondo del mare di blu e delle case bianche di Polignano a Mare. Le nozze sono imminenti e comportano, come spesso accade, incertezze, sorprese, tradimenti dell’ultima ora: «Quando mi è arrivato il copione – dice Laura – stavo leggendo un libro di Roberta Bruzzone sulla criminalità, ho lasciato perdere e mi sono lanciata... Il caso ha voluto che in quel periodo stessi preparando il mio matrimonio nell’identica atmosfera caotica». Con una fondamentale differenza: «Io di dubbi non ne avevo proprio, ero decisissima a sposarmi, e non perché aspettavo un bimbo».
Con lui, dice Chiatti, è cambiato tutto «dall’A alla Zeta. Prima mi sentivo insicura, adesso sono più donna, più matura, penso meno alle stronzate». Tipo? «Mi facevo un problema se pesavo un po’ di più, oppure se un film non era venuto al meglio, adesso sono solo grata alla vita perché ho mio figlio». E questo nonostante i chili e nonostante il sonno perso: «Ne avevo presi 13, mi sono fatta seguire da una dietologa, ed eccomi qua...».
Tornare sul set è stato faticoso, ma anche terapeutico: «All’inizio tendi a essere solo mamma, e invece è giusto prepararsi, perché abitudini e passioni devono restare». E i compiti, che ovviamente aumentano vanno ugualmente divisi tra marito e moglie, anche se si tratta di due attori: «Cerchiamo di alternarci, in modo da essere sempre presenti. Sarebbe più difficile se facessimo mestieri diversi. Almeno, ci capiamo al volo».
A Natale Chiatti tornerà sugli schermi nel film di Leonardo Pieraccioni Professor Cenerentolo: «Le commedie mi piacciono tanto, per natura sono poco ambiziosa, tendo ad augurarmi progetti che soprattutto mi possano divertire... E poi Pieraccioni è il mio regista ideale, leggero, ironico, ti fa lavorare nelle condizioni migliori». I desideri, come quello di interpretare storie di «donne realmente vissute, ad esempio Mia Martini» per ora possono attendere: «Quando recito, mio figlio è sempre presente, sta dietro la macchina da presa, mi guarda e sembra mi dica: “Mamma, ma che stai facendo? È tutto il giorno che dici la stessa cosa!”».