la Repubblica, 14 ottobre 2015
Budweiser e Beck’s si comprano Peroni. È la terza più grande operazione della storia
MILANO. Alla fine, SabMiller ha capitolato. Per tre volte ha respinto l’offerta della prima del mondo, Ab InBev, ma poi si è arresa davanti a un’offerta che vale 104 miliardi di dollari (68 miliardi di sterline) e che rappresenta un premio del 50% rispetto alle quotazioni di Borsa verso metà settembre, prima che partisse l’offensiva del gigante belga. Nascerà così un colosso mondiale, al primo posto come quote di mercato. L’operazione mette a segno anche altri primati: con un valore complessivo di 122 miliardi di dollari, debito incluso, sarà la quarta per dimensioni nella storia. Il primo posto spetta infatti a Time Warner-Aol (che però avveniva con scambio di azioni) mentre il secondo e il terzo posto nella classifica delle M&A vanno al settore delle tlc (Vodafone/Mannesman e Verizon/ Cellco).
In realtà si tratta ancora un’accettazione di massima da parte di SabMiller c’è e formalmente le due società hanno tempo fino al 28 ottobre per chiudere l’operazione, ma il disco verde dovrebbe essere già nelle cose, anche grazie all’arrotondamento finale, da 43,5 a 44 sterline per azione. A quel punto nascerà un vero colosso, presente in tutto il mondo: ogni volta che si stapperà una bottiglia di birra, ci sarà una possibilità su tre che faccia capo al nuovo gruppo, che ha unito il numero uno e il numero due a livello internazionale.
I belgi-brasiliani di InBev, che nel 2008 avevano comprato gli americani di Anheuser-Busch e ancora in seguito il gruppo messicano Modelo, contano su una potenza di fuoco di oltre 200 marchi, tra cui la Leffe, la BeckÕs, la Bud, la Coronaela Stella Artois. Dunque, dalle birre chiare o leggere alle birre di abbazia, a quelle che hanno fatto tendenza (la Corona è venduta in 150 paesi).
Dal canto suo la più piccola SabMiller conta su un ventaglio di marchi che vanno dalla Peroni alla Pilsner Urquell, alla Castle. Il gruppo vanta il 10% di quota di mercato mondiale (la metà dell’acquirente) ma ha un asso nella manica, secondo gli analisti: un radicamento formidabile in Africa (Sab sta per South African Breweries, il resto del gruppo è americano). Proprio a quegli asset mirerebbe Ab Inbev, perché il consumo di birra nel mondo occidentale è stazionario e in alcuni casi calante, mentre nel continente africano la bevanda è in piena espansione. Abbastanza per corteggiare a lungo SabMiller (lo avevano già fatto in passato, inutilmente) e per alzare quattro volte l’offerta. E abbastanza anche per accettare qualche taglio dell’Antitrust, che potrebbe arrivare sul portafoglio marchi negli Stati Uniti, pur di posizionarsi bene nel continente africano. Ben distaccati gli altri due grandi gruppi internazionali: la Heineken – che in Italia è presente con la Moretti – e la Carlsberg, al quarto posto, che nel nostro paese ha comprato la Poretti. Due gruppi controllati da Fondazioni familiari e che hanno presenze molto meno articolate geograficamente (rispetto ai due colossi che si sono appena uniti). Subito dopo, le quote di mercato diventano molto parcellizzate.