la Repubblica, 14 ottobre 2015
Il commento di Gianni Mura alla vittoria sulla Norvegia
In Francia l’Italia non ci va da favorita, ma nemmeno con le valigie pronte per il rapido ritorno. L’europeo, a qualche mese di distanza, assomiglia al nostro campionato: senza padrone. Conte ha una squadra in crescita, soprattutto per la capacità di cambiare passo e volto. Ieri, in un Olimpico freddino, s’è avuta una conferma. Si parlava tanto di motivazioni, alla vigilia. Ma nessuno degli azzurri s’è risparmiato. Buona partenza, un solo pasticcio sul gol di Tettey (con il portiere, il migliore dei suoi), partita in salita, buona reazione, cinque occasioni, una clamorosa toccata a Pellè, ma niente gol. L’impegno c’è, la Norvegia ha bisogno di vincere per avere il visto, ma alla fine da prima del girone si ritrova terza. Squadra solida ma noiosetta, però non ha fatto molto e contro il 4-4-1-1 il 3-5-2 di Conte è parso un mezzo regalo. Un lusso, in altre parole, l’abbondanza di difensori: i tre stopper più i due terzini messi sulle fasce, con Darmian stranamente più timido di De Sciglio.
Inguardabile Montolivo per come rallenta il gioco, votato al disboscamento Soriano, del tutto smarrito Florenzi in mezzo al campo, lontano dall’amata linea bianca. Con un centrocampo così, ovvio che il regista sia Bonucci, che di lanci lunghi ne azzecca molti, li azzeccasse tutti sarebbe un fenomeno. L’Italia che piace, che trova spazio al gioco, che non ci sta a perdere, si vede nel secondo tempo, dopo che Conte ha fatto le correzioni giuste. Bastavano due mosse: Giovinco e Candreva. Dal 3-5-2 si passa al 4-2-4. Florenzi a destra, Candreva a sinistra a fare quello che sanno fare. Florenzi, nel primo tempo un gattino bagnato, diventa un leone: segna il pari, segna il 2-1 su assist di Candreva, sarebbe gol valido ma glielo annullano. Si consola con un perfetto passaggio a Pellè, ed è l’azione più bella della serata e anche quella che rende giustizia a una squadra che assolutamente non meritava né di perdere né di pareggiare. Il 2-1 le va stretto, ma serve comunque a maturare il gruppo. Ieri del centrocampo titolare non c’era praticamente nessuno: né Pirlo né Marchisio né Verratti né De Rossi né Parolo. E bisogna tenerne conto. Come bisogna tener conto dei non entusiastici rapporti tra Nazionale e club. Con il materiale che aveva a disposizione Conte non ha fatto miracoli ma nemmeno figuracce. La qualificazione era quasi un obbligo, ma si può sempre scivolare, vedi Olanda. Credo che il suo merito maggiore sia stato quello di aver valorizzato Pellè, di averci creduto, non certo per simpatia tra leccesi. Pellè non è più un ragazzino, non gioca in Italia, ma negli equilibri dell’Italia ha un peso fondamentale e sarà molto difficile per chiunque scalzarlo da titolare.