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 2015  ottobre 14 Mercoledì calendario

L’arresto di Mantovani vicepresidente della Regione Lombardia. Tutto quello che c’è da sapere

la Repubblica
MILANO.
Tre arresti e altri dodici indagati tra politici, imprenditori, manager della sanità e dei lavori pubblici lombardi. L’indagine della procura di Milano e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza produce un terremoto al Pirellone e nella giunta del governatore leghista Roberto Maroni.
Ieri mattina all’alba, per ordine del gip Stefania Pepe che ha accolto le richieste del procuratore aggiunto di Milano, Giulia Perrotti, e del pm Giovanni Polizzi, i militari delle Fiamme gialle portano a San Vittore il vicepresidente della giunta regionale, ex senatore ed ex assessore alla Sanità, Mario Mantovani, il suo segretario Giacomo Di Capua e il funzionario del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Per loro le accuse sono di concorso in concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti. I reati sarebbero stati commessi tra il giugno 2012 e il giugno 2014. Per la procura, Mantovani avrebbe «abusato non solo del suo ruolo di assessore regionale e sindaco di Arconate», comune brianzolo che ha guidato per oltre dieci anni, ma «anche della qualità di senatore», nel 2013.
Per il gip, i tre arrestati hanno dimostrato «una spiccata capacità criminale» e una «propensione alla violazione delle regole», tanto che il carcere «appare l’unica misura adeguata e idonea a fronteggiare le esigenze cautelari». Tra gli indagati, un altro esponente di primo piano del governo regionale lombardo, l’assessore leghista all’Economia Massimo Garavaglia, indagato insieme a Mantovani per la turbativa d’asta dell’appalto da 11 milioni per il servizio di trasporto dei pazienti dializzati.
La procura contesta anche a Mantovani le pressioni esercitate nei confronti dei vertici del Provveditorato per le opere pubbliche per non rimuovere dal suo ruolo di Responsabile unico del procedimento Angelo Bianchi, nonostante questo fosse stato arrestato per corruzione dalla procura di Sondrio. L’indagine è nata proprio a seguito dell’esposto presentato in procura da Alfio Leonardi, il dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, in servizio al Provveditorato delle opere pubbliche, che aveva subito le pressioni di Mantovani per non ridurre il raggio d’azione del suo protetto.
Ma tra i capi d’imputazione contestati al politico anche gli appalti truccati su opere pubbliche locali, come la ristrutturazione delle scuole di Arconate e i lavori edili negli immobili di sua proprietà e in case di riposo a lui riconducibili, eseguiti da un ingegnere poi favorito nelle commesse della sanità lombarda.
Dopo gli arresti, Berlusconi commenta: «Siamo molto stupiti, conosciamo Mantovani come persona corretta». Ma in Regione è bufera politica. Con il Pd e il Patto Civico che hanno presentato una mozione di sfiducia contro Maroni. Pronto a convergere anche il Movimento 5 Stelle, che ha portato un cesto di arance per Mantovani alla “Giornata della trasparenza” dove era atteso. Un appuntamento disertato dall’intera giunta.
s. d. r.
La Stampa
«…Secondo l’applicazione della legge avrebbe dovuto essere demansionato o trasferito, perché lui aveva una noia, si ricorda?…». Il vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, con quel linguaggio un po’ curiale, da democristiano d’altri tempi, sapeva sempre come ridimensionare i guai con la giustizia degli amici: «Una noia…». Bastava una telefonata, per esempio, al direttore generale delle Infrastrutture – di cui era stato sottosegretario durante il governo Berlusconi – per raccomandargli di non trasferire l’ingegnere «amico» Angelo Bianchi, pedina essenziale nel Provveditorato alle opere Pubbliche di Lombardia e Liguria per l’edilizia scolastica, arrestato con lui all’alba. E dire che Mantovani, collezionista compulsivo di cariche e incarichi, sempre in prima fila a palazzo di giustizia per sostenere Silvio Berlusconi, ieri mattina avrebbe dovuto partecipare all’inaugurazione della giornata per la trasparenza e la legalità: lo hanno arrestato per una «noia» che si riassume in tre pesantissimi capi d’imputazione: concussione, corruzione, turbativa d’asta.
Le reti di favori
Operazione non a caso ribattezzata «entourage», a significare il reticolo di amicizie e favori, corruzioni e gestione opaca del potere che secondo la procura avrebbe caratterizzato per «una spiccata capacità criminale» e una «propensione alla violazione delle regole» i tre arrestati di ieri, oltre a Mantovani il suo portavoce e braccio destro Giacomo Di Capua e quell’Angelo Bianchi già inquisito dalla procura di Sondrio («una noia») per corruzione nel 2008. Un arresto che terremota una Regione già sufficientemente inquisita (un piccolo record: il presidente a giudizio e il vicepresidente a San Vittore) ma che lascia anche leggermente perplessi, visto che la richiesta di cattura è di almeno un anno fa e gli episodi descritti nelle 250 pagine del provvedimento risalgono parte al 2012 parte al 2014 e raccontano un sistema di pressioni e favori, di appalti pubblici in cambio di lavori privati, di gare truccate per favorire gli «amici» sul territorio, ma non rilevano, ad esempio, nemmeno un passaggio di denaro a favore di Mantovani. Il cui vero problema è che per la quantità d’incarichi ricoperti, da coordinatore azzurro a sottosegretario, senatore ad assessore, ha sempre chiesto e ottenuto favori, per sé, per il suo feudo, il comune di Arconate, per le sue aziende (le case di riposo che dal suo assessorato ricevevano incredibili corsie preferenziali), per i suoi amici e protetti. Ricevendone in cambio quelle che in linguaggio giudiziario si definiscono come «altre utilità»: lavori per gli architetti amici da parte del Provveditorato e delle Aziende ospedaliere di cui Mantovani, in qualità di assessore regionale alla Sanità, era il boss; in cambio di lavori di ristrutturazione nelle abitazioni private sue e dei suoi figli, nonché per le società che gestiscono case di riposo e sono controllate dalla sua famiglia.
I lavori in casa
Ricca e potente, si direbbe, visto che Mantovani oltre alla propria sontuosa casa in Arconate possiede anche, attraverso una società schermo, la Spem, un edificio storico, Villa Clerici di Rovellasco. Edifici che occupano praticamente a tempo pieno uno dei suoi amici architetti, tale Gianluca Parotti che anziché venir pagato per i lavori svolti (e la procura calcola, solo per la villa, come minimo una parcella di 280 mila euro) riceve appalti dalla Asl di Pavia per lavori negli ospedali della zona, da Vigevano a Casorate, attraverso l’interessamento dei direttori generali delle aziende ospedaliere di nomina politica, ovvero sistemati da Mantovani stesso.
Sono almeno 12 le persone indagate nell’inchiesta, tra cui spicca anche l’assessore regionale Massimo Garavaglia, attivo insieme a Mantovani per far annullare insieme una gara di appalto per il trasporto dei dializzati nel loro bacino elettorale, tra Milano e Pavia, in modo da favorire e far prorogare il contratto con la Croce Azzurra Ticinia Onlus di Marcallo con Casone di cui Garavaglia, ex parlamentare della Lega, è stato sindaco. Un lavoretto da 11 milioni di euro, non esattamente noccioline. Nell’ordinanza, la cui richiesta era stata firmata dall’allora aggiunto Alfredo Robledo (poi sconfitto nella guerra con Bruti Liberati e trasferito come giudice a Torino), il gip Stefania Pepe parla di possibile inquinamento probatorio e di reiterazione dei reati perpetuatesi «ad oggi».
Paolo Colonnello
Corriere della Sera
MILANO L’arresto più lento – oltre un anno fra la richiesta del pm e la firma ieri del gip su fatti compresi fra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014 – finisce per cadere, manco a farlo apposta, proprio nella mattina in cui l’epta-politico Mario Mantovani (vicepresidente della Regione Lombardia, ex assessore alla Sanità, senatore, ex coordinatore lombardo del Pdl di Berlusconi, già sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, ex europarlamentare, tre volte sindaco di Arconate) avrebbe dovuto rappresentare alla «Giornata della Trasparenza» organizzata da Giunta e Consiglio regionali il governatore leghista Roberto Maroni (da mesi indagato per altre vicende di induzione indebita e turbativa d’asta). Così, accanto all’indagine per turbativa d’asta pure sull’assessore regionale leghista all’Economia Massimo Garavaglia e sul direttore generale dell’Asl Milano 1 Giorgio Scivoletto, coincidono gli arresti di Mantovani per ipotesi di concussione-corruzione-turbativa d’asta; del suo collaboratore Giacomo Di Capua, già alla ribalta nel 2011 per i manifesti elettorali «Via le Br dalle Procure»; e dell’ingegnere del Provveditorato regionale Opere Pubbliche, Angelo Bianchi.
La gestione di un potere stile «glocal» (dalla micro Arconate al Senato passando per la Regione) è denominatore comune di una casistica che il pm Giovanni Polizzi (anche sulla scorta del ripescaggio di atti di una inchiesta del 2011 dell’allora pool Robledo) e la gip Stefania Pepe inquadrano in contenitori giuridici. La concussione, ad esempio, viene calzata sopra le pressioni con le quali Mantovani e Di Capua nel 2012 prospettano al neo provveditore alle Opere Pubbliche che molti lavori si sarebbero fermati e molti Comuni avrebbero disdetto le convenzioni con il Provveditorato se Bianchi, in parte sollevato dai propri incarichi, non fosse stato rimesso responsabile dell’edilizia scolastica; e tentata concussione nel 2014 sarebbe l’aver premuto sul direttore generale del personale al ministero delle Infrastrutture affinché evitasse di rimuovere Bianchi dopo il suo rinvio a giudizio a Sondrio, surrealmente negato da Mantovani in una intercettazione. Turbative d’asta «leggono» poi gare dove chi vince è pretestuosamente escluso da Bianchi a favore dei raccomandati da Mantovani; o gare che, come quella da 11 milioni pensata per far costare meno il trasporto dei dializzati, sono «fatte andare in buca», cioè vanificate per poter prorogare chi già gestiva i servizi e così «compiacere le associazioni nei territori dai quali Mantovani e Garavaglia attingono consensi che non vogliono perdere».
Luigi Ferrarella