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 2015  ottobre 12 Lunedì calendario

Per la strage di Ankara il governo accusa l’Isis • L’esercito iracheno sostiene di aver ucciso il Califfo Al Baghdadi • Il cuoco italiano ucciso a sprangate in Francia • Il giallo dell’imprenditore sparito nel Bresciano • A Pechino c’è una telecamera ogni quarantasette abitanti • Crollano le vendite di bibite gassate

 

Strage C’è ancora poca chiarezza sulla strage ad Ankara. Il governo è fermo a 95 morti, il partito curdo ne lamenta invece 128. A farsi saltare in aria sarebbero stati due kamikaze, entrambi uomini. Lo dice alla sera il capo dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, dopo aver incontrato il premier Ahmet Davutoglu. Uno dei due sarebbe stato identificato. Si tratta di un uomo di 20-25 anni. Sarebbero riusciti a recuperare frammenti di impronte digitali dai resti dell’ordigno. Nebbia totale, però, su chi li abbia mandati a compiere la strage. Fonti della sicurezza turca sono tutte su una sola pista: «Questo attentato è nello stile di Suruc, e tutte le tracce dicono che è stato una copia dell’altro... Questo porta al Califfato Islamico». E una seconda fonte conferma: «Tutti i segnali ci indicano che l’attentato possa essere stato realizzato dai jihadisti: siamo completamente focalizzati su di loro». Ma la gente anche ieri è scesa in piazza urlando «Erdogan assassino». C’è stato un momento in cui la polizia ha caricato, sfoderando i gas lacrimogeni per disperdere quelli che volevano raggiungere il punto esatto dove sabato i due kamikaze si sono fatti saltare in aria.

Al Baghdadi Ieri pomeriggio l’esercito iracheno ha annunciato di aver ucciso Abu Bakr al Baghdadi, o Califfo Ibrahim, il capo dell’Isis. Ma la notizia, in serata, si era fortemente ridimensionata. E’ vero che gli aerei iracheni hanno bombardato un summit di capibastone dello Stato Islamico, nella città di Karabla, provincia dell’Anbar, vicino al confine con la Siria, ma fra le otto vittime dell’incursione aerea il Califfo non c’è. Resta il mistero su dove si sia rintanato dopo l’ultima sua apparizione nel luglio del 2014 dal pulpito della moschea di Mosul. Ieri le autorità irachene, nel dare la notizia, hanno aggiunto alcuni particolari, destinati al tempo stesso a corroborarla, ma anche ad insinuare qualche dubbio. E cioè che l’aviazione avrebbe colpito non soltanto il luogo dove si svolgeva la riunione ma anche il convoglio, ovviamente blindatissimo, su cui viaggiava il Califfo. Il quale sarebbe stato districato e portato via da quel luogo su un macchina, non si sa dove, né in quali condizioni di salute. Insomma, mancherebbe la prova regina, la conferma. Secondo testimoni locali e fonti dell’ospedale dove sono state portati i feriti, il Califfo non è tra le vittime. Più tardi, su Twitter, anche un account dove solitamente si esprime lo Stato Islamico ha tagliato corto affermando che le voci sulla morte di al Baghdadi erano «false». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Delitto Fabio Bassoli, 30 anni. Originario di Rolo, nel reggiano, figlio unico di Claudio, dipendente della Coop Consumatori Nordest e di Enrica, insegnante che in passato ha gestito un affermato ristorante tra Novellara e Reggiolo. Diplomato alla scuola alberghiera di Carpi, da un decennio viveva in Francia. Dopo diversi anni passati a lavorare in un locale della regione dell’Ardeche, sulle montagne vicino a Grenoble, aveva realizzato il suo sogno: con l’aiuto dei genitori s’era comprato un furgone, l’aveva trasformato in ristorante ambulante, e andava in giro a cucinare cibi italiani durante sagre e fiere. Scomparso da una settimana, trovato cadavere da uno che faceva jogging, la testa spaccata a colpi di spranga, lungo un sentiero a una quindicina di chilometri da Aubenas, il paese dove abitava nella Francia meridionale. Quando la notizia è iniziata a circolare sui social network qualcuno ha messo in allarme la famiglia che non era ancora stata avvertita dalle autorità francesi. L’indagine, secondo il poco che trapela dalla gendarmeria, sarebbero concentrate sulle frequentazioni francesi del ragazzo. Non si esclude che possa essere finito, magari sottovalutandolo, in qualche brutto giro di droga.

Giallo È mistero sulla scomparsa di Mario Bozzoli, 50 anni, proprietario di una fonderia e raffineria di metalli nel Bresciano, a Marcheno. Giovedì 8 ottobre alle 19 saluta uno dei suoi operai, un quarto d’ora dopo telefona alla moglie Irene Zubani: «Sto uscendo adesso. Il tempo di cambiarmi e arrivo». È l’ultima cosa che fa prima di svanire nel nulla. Pochi minuti dopo quella chiamata il cellulare che portava sempre in tasca non è più raggiungibile. La sua auto è ancora parcheggiata nel cortile dell’azienda. Nel suo ufficio sono ancora al loro posto i vestiti con i quali doveva cambiarsi, come aveva annunciato alla moglie. Nessuno dei tre lavoratori presenti in azienda quella sera l’ha visto uscire a piedi o l’ha notato in fonderia dopo il saluto a quell’operaio. Men che meno compare nei fotogrammi delle telecamere di sicurezza. Non c’è una sola immagine che possa spiegare qualcosa, essere in qualche modo d’aiuto. «Tutto ciò che si vede rientra nelle normali attività dell’azienda e riguarda persone che hanno a che fare con la fonderia» dice uno degli inquirenti che sta seguendo il caso. Non sono entrati o usciti estranei, insomma, e lui non si vede in nessun fermo immagine in un orario a ridosso della scomparsa. La polizia non esclude nessuna pista: neanche la fuga volontaria, il sequestro di persona, il suicidio, l’omicidio o l’incidente, anche se chi conosce l’interno dello stabilimento ritiene «abbastanza improbabile» che l’imprenditore possa essere scivolato cadendo fra il materiale incandescente. Non c’è tombino, cumulo di metalli, angolo dei 13 mila metri quadrati della fonderia che non sia stato controllato a fondo.

Posto fisso Unaa ricerca sugli orientamenti verso il lavoro (Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per La Stampa) dice che, potendo scegliere, due terzi degli italiani preferirebbero un lavoro che offra possibilità di crescita professionale e di reddito, anche se flessibile (69,8%), mentre il restante terzo (30,2%) pur di avere un posto fisso rinuncerebbe alle possibilità di carriera (Marini, Sta).

Telecamere Nel centro di Pechino ci sono almeno 430 mila telecamere a circuito chiuso collegate con stazioni di polizia, oltre a quelle montate su autobus, vagoni del metrò, taxi. Circa una telecamera ogni 47 abitanti, bambini inclusi (Santevecchi, Cds).

Lattine 1 Dal 2007 ad oggi negli Usa le vendite di bibite gassate sono calate del 20%. In Italia (dove ne beviamo 41 litri l’anno contro i 150 oltreatlantico) siamo a-17% dal 2009. La causa? Consumatori più attenti alle calorie. Ma i grandi marchi si difendono: il crollo delle vendite degli ultimi anni – sottolineano - non ha inciso quasi per nulla sul peso degli americani. Se il Paese è oversize, insomma, non è colpa solo delle bevande gassate, ma di una dieta sbilanciata nel suo complesso (Livini, Rep).

Lattine 2 In una lattina da 33 cl di Coca Cola ci sono 35 grammi di zucchero. Qualcosa come sette bustine di quello da bar. Berne due lattine al giorno - scrive un recentissimo studio della University of California - riduce i telomeri che proteggono il Dna provocando un invecchiamento medio delle nostre cellule di 4,6 anni (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)