la Repubblica, 11 ottobre 2015
Epistolario. Hitler arriva al potere e intanto Stefan Zweig e Philip Roth si scrivono
L’amicizia è la vera patria di Joseph Roth e Stefan Zweig Castelvecchi, trad. di Nicola
Zippel pagg. 89, euro 12
1933. Hitler è da poco al potere e due grandi scrittori, Joseph Roth e Stefan Zweig, avviano un serrato e drammatico carteggio sulla nuova e terribile fase politica. Che fare? Come comportarsi? L’amicizia tra i due è salda, così come la stima, ma la franchezza li spinge a un confronto duro, aspro. A tratti violento. Roth, più acceso e passionale, accusa Zweig di inerzia.
Quest’ultimo, che cerca di preservare il proprio spazio di scrittura in un sogno disperato di olimpico distacco, ribatte invitando l’amico a contenere il suo tono esacerbato e rancoroso.
Alimentato, a suo dire, da un uso smodato di alcol: «Lei ha un solo dovere, scrivere libri decenti e bere il meno possibile, per conservarsi per sé e per noi». La verità è che entrambi stanno finendo in un vicolo cieco. Roth vagheggia ancora la rinascita del vecchio impero asburgico e ormai confida solo nella fede in Dio.
Zweig, da parte sua, ha puntato tutte le sue carte su un neoumanesimo destinato a naufragare in una stagione di tenebre.