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 2015  ottobre 11 Domenica calendario

Confronto tra Stati Uniti e Cina, basato solo sui numeri. Gli americani sono ancora i più potenti del mondo, ma...

S i può stabilire statisticamente se il potere degli Stati Uniti è in declino e, se sì, in quale misura? La domanda è di attualità come in pochi momenti del passato. Da un lato l’America sta perdendo influenza dal punto di vista geopolitico; e in termini di Prodotto interno lordo è stata superata, o lo sarà tra non molto, dalla Cina. Dall’altro, sembra l’unica economia in grado di dare energia alla crescita di un mondo che oggi è in netto rallentamento; e, quando si tratta di forgiare alleanze commerciali, resta il perno attorno al quale ruotano tanto il bacino del Pacifico che quello dell’Atlantico. Che qualcosa stia cambiando lo indicano però anche i numeri. In termini di dimensioni, l’economia cinese (contando anche Hong Kong) è il 17% del Pil mondiale, se la si calcola in termini di parità di potere d’acquisto; quella americana è il 16%. Misurate però a tassi di cambio di mercato, il sorpasso non è ancora avvenuto: gli Stati Uniti producono il 23% del Pil globale, la Cina il 14%. Per avere un quadro meno limitato, in uno studio di alcuni anni fa l’economista Arvind Subramanian ha «pesato» le economie non solo in termini di Pil ma anche per il loro ruolo nel commercio e per lo stock di investimenti netti all’estero. Il risultato offre un quadro storico interessante. Negli Anni Settanta dell’Ottocento, questa misura di potere economico vedeva la Gran Bretagna dominare con il 18% della quota mondiale, seguita da Germania (9%) e Francia (8%). Meno di un secolo dopo, nel 1950, gli Stati Uniti erano balzati in testa, al 28% e il Regno Unito era declinato al 4%, superato anche dall’Unione Sovietica, al 6%. Nel 2010, l’America era ancora prima, con un potere economico ridotto però al 14% di quello globale, tallonata dalla Cina al 12,5%. Nel 2020 le due posizioni saranno con ogni probabilità scambiate. In un’analisi basata anche su questi numeri, la settimana scorsa il settimanale Economist ha scritto che il sistema che ha come perno il dollaro ancora non ha pari; ma mostra dei crack, delle rotture. L’America è entrata in un «momento british» in cui l’egemonia crolla in modo verticale e una nuova potenza emerge? La statistica dice che finora il calo di egemonia è stato relativo, limitato alla crescita degli altri; e niente affatto repentino, anzi. La politica in qualche modo conferma: per ora è difficile immaginare un mondo a egemonia cinese. Più probabile una lunga coabitazione.