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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

La musica di Ludovico Einaudi, che non si sa se sia classica o pop. Il prossimo cd, “Elements“, lo ha preparato in un fienile

LANO Poco più di vent’anni fa faceva il copista alla Ricordi in attesa di una svolta che sembrava non arrivare, oggi è famoso in tutto il mondo, con un catalogo da un milione di copie e concerti alla Scala, al Bolshoi di Mosca e alla Royal Albert Hall di Londra. Questa volta però Ludovico Einaudi ha deciso di ripartire dalla provincia, da un angolo dimenticato, un vecchio fienile di Dogliani, nelle Langhe, dove il pianista ha costruito il suo buen retiro e ha registrato Elements, in uscita il 16 ottobre. «Perché avevo bisogno di ripartire da qualcosa di diverso, di cambiare», spiega «perché se non lo faccio mi stufo, perdo il senso del tutto. Ho sempre la necessità di una nuova sfida, di pensare a un nuovo approdo». E di sfide Einaudi, sessant’anni tra un mese, ne ha vinte parecchie: quando il disco della sua svolta, Le onde, arrivò nei negozi nel 1996, i commessi non sapevano nemmeno come catalogarlo, se tra la musica classica oppure nel pop. Ne ordinarono pochissime copie, arrivò a venderne oltre centomila, finendo in classifica perfino in Inghilterra. «Era come se non sapessero cosa farci della mia musica, non riuscivano a comunicarla, a veicolarla. E alla fine il fenomeno nacque quasi da solo e, devo dire, anche grazie al pubblico inglese, tra i primi a capirmi e a seguirmi». Oggi Einaudi è uno dei capofila dei divi del piano, popstar da milioni di copie, figure capaci di suscitare la reverenza tipica della musica classica combinata però al culto della personalità di cui è intriso il pop, tanto che alle presentazioni dei suoi dischi Einaudi passa ore a firmare le copie dei fan, su Facebook è seguito da quasi 700mila persone e i suoi video su YouTube arrivano anche a 15 milioni di visualizzazioni. «Ma al di là di numeri o cifre, sono felice perché con la mia musica sono riuscito a entrare in contatto con un numero elevato di persone. Non era scontato quando ho cominciato. Elements continua questo discorso, è un album inciso perché sentivo l’esigenza di entrare in una dimensione più profonda della mia ricerca musicale, ricominciare guardando il tutto da un punto di vista diverso. Questa volta sono partito addirittura dagli elementi, da Empedocle, da Euclide, mescolando geometria e musica, con un approccio molto umanistico. Ho sempre visto la musica come un organismo vivente, qualcosa che continua a trasformarsi: puoi anche registrarla, ma quando la suonerai dal vivo sarà già qualcosa d’altro e questo mi ha sempre affascinato molto». Tra un disco e l’altro, Einaudi è anche diventato il compositore di riferimento dei registi francesi Olivier Nakache e Éric Toledano, che lo hanno voluto sia per il fenomeno Quasi amici che per Samba, ma il mondo del cinema non lo attira: «No, perché preferisco lavorare ai miei dischi, in fondo quelli sono progetti di altri». E il giorno del suo sessantesimo compleanno, il 23 novembre, cosa farà? «Sarò in tour a Verona, credo. Cosa farò? Stapperò una bottiglia e basta. Non sono il tipo da grandi celebrazioni».