Corriere della Sera, 10 ottobre 2015
Lunedì, con la quotazione, si mette in vendita un pezzo delle Poste italiane. Tutti possono comprare. Prezzo tra 6 e 7,50 euro
ROMA Lunedì inizia la privatizzazione di Poste Italiane dopo che ieri la Consob ha approvato il prospetto informativo per la quotazione a Piazza Affari: la forchetta di prezzo delle azioni collocate sul mercato oscilla tra i 6 e i 7,50 euro. L’offerta è rivolta ai risparmiatori italiani, ai dipendenti del gruppo e a investitori nazionali e internazionali da parte del ministero dell’Economia. Il totale di azioni ordinarie in vendita è di 453 milioni, corrispondente al 34,7% del capitale sociale della società, ma questo tetto può salire a 498,3 milioni in caso di esercizio integrale dell’opzione greenshoe (le azioni cedute dal ministero allora potranno raggiungere il 38,2% del capitale della società). Considerando il numero di azioni offerte e la forchetta del prezzo, il Tesoro cederà azioni per un valore indicativo tra i 2,7 e i 3,4 miliardi.
Molto interessante la politica dei dividendi decisa dal Consiglio di amministrazione di Poste il 7 ottobre e resa nota ieri: all’assemblea degli azionisti verrà proposta una percentuale non inferiore all’80% dell’utile netto consolidato per gli esercizi 2015 (distribuibile il prossimo anno) e 2016 (distribuibile nel 2017). Quindi rendimenti molto alti rispetto a quello che offre attualmente il mercato. Rothschild agisce da advisor finanziario di Poste.
L’offerta rivolta al pubblico indistinto e il collocamento istituzionale avranno inizio il 12 ottobre e termineranno il 22 ottobre (un giorno prima terminerà l’offerta pubblica riservata ai dipendenti di Poste). L’avvio delle negoziazioni in Borsa è previsto per il 27 ottobre. L’intervallo di valorizzazione indicativa del capitale economico della società è compreso tra un minimo non vincolante di 7 miliardi e 837 milioni e un massimo vincolante per la sola offerta pubblica di 9 miliardi e 796 milioni. Il 30% dell’offerta sarà destinata al mercato retail (risparmiatori e dipendenti di Poste) e il restante 70% per investitori istituzionali. A ciascun dipendente saranno garantiti due lotti minimi, corrispondenti complessivamente a 100 azioni. Inoltre sono riservate ai dipendenti di Poste 14,9 milioni di azioni (circa 3,3% offerta totale).
Il ministero dell’Economia, dopo avere ricordato che si tratta della prima quotazione (Ipo) di una società controllata direttamente dal Tesoro, definisce l’operazione «fondamentale nell’ambito del programma di privatizzazioni». Obiettivo è «rafforzare la società, rendere più efficienti i servizi resi ai cittadini, potenziare il mercato dei capitali e reperire risorse finanziarie da destinare alla riduzione del debito – spiegano dal dicastero in via XX Settembre —. La quotazione di Poste Italiane rientra nella stagione di riforme che il governo sta attuando e rappresenta un ulteriore segnale ai mercati di un significativo cambiamento in atto». Questo modello di privatizzazione «assicurerà la presenza di un azionariato diffuso e stabile – aggiungono dal Mef – anche tenendo conto del servizio di pubblica utilità che Poste Italiane svolge e dei piani di investimento, sviluppo e innovazione digitale che l’azienda ha avviato». Per l’agenzia di rating Fitch questo «non cambierà la valutazione sulla società («BBB+» con outlook stabile – stesso giudizio dell’Italia ndr ) perché non ridurrà il sostegno del governo al gruppo». Sulla privatizzazione Anna Maria Furlan, segretaria nazionale della Cisl (sindacato con più iscritti in Poste), non fa barricate, ma chiede «un azionariato collettivo e la partecipazione dei lavoratori alla governance».