10 ottobre 2015
Marino prende altro tempo per le dimissioni • Battaglia a Gaza: sette palestinesi uccisi negli scontri • Il Nobel per la pace al Tunisian national dialogue quartet • Le università italiane non entrano nelle top 100 • I calciatori di colore hanno più probabilità di essere espulsi
Marino Le dimissioni di Ignazio Marino, annunciate giovedì, non sono ancora protocollate. Non è un dettaglio: solo da allora scatterà il conto alla rovescia dei venti di giorni a disposizione del sindaco per ritirarle. Dopo una ridda di voci, è arrivata la sua nota: «Le dimissioni saranno formalizzate nelle mani del presidente dell’Assemblea Capitolina lunedì prossimo». Poi vanno protocollate per renderle efficaci. Che ci stia ripensando? Negli ambienti renziani sono molto netti: «Non esiste che le ritiri». Ma quel rinvio fa imbestialire le opposizioni: «Con Marino rischiamo l’effetto Alien: il mostro sembra morto ma poi si rialza e crea la suspence finale», dice Andrea Augello di Ncd. Se ne riparlerà lunedì, quando la Procura potrebbe iscrivere il nome del sindaco dimissionario sul registro degli indagati (con le accuse di peculato e falso) per la vicenda delle sue note spese.
Gaza Hamas ha spinto centinaia di palestinesi a dare l’assalto al confine con Israele per guadagnare sul campo la guida dell’«Intifada per Gerusalemme», come l’ha definita il suo leader Ismail Haniyeh nel sermone di venerdì: «Questo è un giorno di rabbia, questo è il giorno in cui diamo il via alla nuova intifada. Il nostro sangue e le nostre anime appartengono a Gerusalemme e alla moschea Al Aqsa. Dobbiamo liberarle». Finite le preghiere di mezzogiorno nelle moschee della Striscia, gli ordini del capo vengono eseguiti. Centinaia di palestinesi marciano verso la barriera che li separa da Israele, cercano di scavalcarla, lanciano pietre e bottiglie incendiarie. I soldati di guardia sparano sulla folla per respingerla. Il bilancio è di almeno 7 morti - tutti fra i 15 e 20 anni - e 60 feriti ma oltre una dozzina di loro, spiega il ministro della Sanità a Gaza, Shadi Hussam Dawla, «versano in gravi condizioni perché hanno ferite al collo o alla testa». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Nobel Il Nobel per la pace va al Tunisian national dialogue quartet il quartetto per il dialogo in Tunisia, per «il contributo offerto alla costruzione della democrazia dopo la rivoluzione dei gelsomini del 2011». Il quartetto è formato da quattro organizzazioni della società civile: il sindacato generale dei lavoratori Ugtt, il sindacato patronale Utica, l’Ordine degli avvocati e la Lega Tunisina per i Diritti Umani. Nato nell’estate del 2013, «quando il processo di democratizzazione rischiava di frantumarsi per gli omicidi politici e un diffuso malcontento sociale», il quartetto -si legge nella motivazione del premio assegnato dal comitato norvegese dei Nobel- «ha dato vita a un processo politico pacifico alternativo in un momento in cui il Paese era sull’orlo della guerra civile»; ed è stato «determinante per consentire alla Tunisia, nel giro di pochi anni, di creare un sistema costituzionale di governo che garantisce i diritti fondamentali di un’intera popolazione, a prescindere dal sesso dalle convinzioni politiche e dal credo religioso. La Tunisia deve affrontare significative sfide politiche, economiche e di sicurezza», sottolinea il Comitato del Nobel. «Più di ogni altra cosa - si legge nella conclusione delle motivazioni - il premio vuole essere un incoraggiamento al popolo tunisino» e il Comitato spera «serva come esempio da seguire per altri paesi».
Università A fine agosto e in settembre sono state pubblicate due tra le più autorevoli classifiche sulle migliori università mondiali, quella dell’università di Shanghai e quella della QS Intelligence unit. Nulla di nuovo rispetto alle passate edizioni. Le prime 10 sono più o meno le stesse di sempre (in gran parte Usa) e tra le top 100 continuano a mancare le italiane: nella classifica di Shanghai ci sono 9 inglesi, 4 svizzere, francesi, tedesche e giapponesi, 51 americane. (Abravanel, Cds)
Neri Gli studiosi del comportamento Raphael Silberzahn ed Eric Uhlmann hanno reclutato 29 gruppi di ricerca per testare in modo indipendente la stessa ipotesi: i calciatori neri hanno più probabilità di essere puniti dei bianchi? Tutti i ricercatori hanno avuto accesso allo stesso set di dati, con le sanzioni comminate in quattro campionati e un punteggio per classificare il colore della pelle dei giocatori. Ognuno ha scelto l’approccio statistico che preferiva e questo ha inevitabilmente portato a risultati diversi tra loro. Ma 20 gruppi su 29 hanno concluso che esiste una correlazione statisticamente significativa tra pigmentazione epidermica e cartellini rossi. Lo studio è stato pubblicato nell’ultimo numero di Nature, corredato da una foto di Mario Balotelli mentre viene espulso da un arbitro (Meldolesi, Cds).
Pane Da anni in Italia i consumi di pane sono in calo verticale, tant’è che ormai siamo nemmeno a due fette di pane al giorno per persona (90 grammi) (Baroni, Sta).
(a cura di Roberta Mercuri)