Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2015
Deutsche bank è in rosso per 6,2 miliardi di euro. La più grande perdita trimestrale dell’ultimo decennio. Un dato monstre che con tutta probabilità porterà la banca tedesca - e rischia di essere la prima volta da oltre 60 anni - a non distribuire dividendi agli azionisti
«La notizia non è buona e mi aspetto che gran parte di voi saranno molto delusi per questo». Non ha cercato giri di parole, il co-Ceo di Deutsche Bank, John Cryan, per preannunciare ai quasi 100mila dipendenti del gruppo quella che si prospetta come la più grande perdita trimestrale dell’ultimo decennio: 6,2 miliardi di euro. È questo il rosso al netto delle tasse con cui il colosso del credito si appresta a chiudere il terzo trimestre dell’anno. Un dato monstre che con tutta probabilità porterà la banca tedesca – e rischia di essere la prima volta da oltre 60 anni – a non distribuire dividendi agli azionisti.
Che cosa ci sia dietro un débacle simile è presto detto: 2,3 miliardi di euro di svalutazioni sulla banca d’investimenti, 3,5 miliardi di svalutazioni di avviamenti sulla banca retail PostBank e 600 milioni sulla quota detenuta nella cinese Hua Xia Bank. A tutto ciò, come, già accaduto nel secondo trimestre, la banca tedesca aggiungerà accantonamenti per 1,2 miliardi di euro per contenziosi legali. E a essere colpiti potrebbero essere anche i bonus dei dipendenti, «così da condividere parte del peso» delle perdite, ha aggiunto il manager nella nota inviata.
Insomma, una maxi-pulizia che, nelle intenzioni del management, dovrebbe rimettere il gruppo in carreggiata. Per capire in che modo, bisognerà aspettare il prossimo 29 ottobre, quando assieme ai risultati definitivi, verrà comunicato anche il nuovo piano strategico. Certo è che da quanto prospettato dal ceo Cryan – manager con fama da duro arrivato a luglio per sostituire Anshu Jain e Juergen Fitschen al vertice della banca – lo scenario per il gruppo tedesco si prospetta a dir poco cupo. Come emerso nei giorni scorsi, il gruppo avrebbe in programma di tagliare circa 23mila dipendenti, praticamente un quarto del personale, almeno secondo quanto raccolto dall’agenzia Reuters, che ha citato una bozza preliminare del piano di ristrutturazione elaborato dallo stesso manager. Nel mirino del management dovrebbero finire il comparto della tecnologia informatica e dei servizi di supporto. Ma gran parte degli esuberi (15mila unità) dovrebbero arrivare dal già annunciato collocamento di Postbank, previsto per il 2016. Con questa mossa Deutsche allenterebbe la presa sul Germania, primo mercato retail in Europa all’Italia, che resta un mercato in crescita, ad esempio, sotto il profilo dei finanziamenti alle famiglie e del risparmio gestito.
Finita in una lunga serie di scandali che ne hanno messo a dura prova reputazione e redditività (lo scorso aprile ha accettato un accordo da 2,5 miliardi di dollari con le autorità americane per chiudere il caso della manipolazione del Libor), la banca tedesca oggi è alle prese con una profonda revisione organizzativa. L’obiettivo è ridurre i costi operativi ed evitare un aumento di capitale. Cryan a luglio del resto aveva sottolineato che raccogliere capitale addizionale non avrebbe risolto il vero problema di fondo del gruppo, ovvero la bassa redditività. Gli analisti tuttavia dubitano che lo sforzo sul lato delle spese sia sufficiente a riportare in equilibrio gli indici patrimoniali. «Secondo noi una ricapitalizzazione fino a 6 miliardi è possibile», hanno scritto gli analisti di Citi in una nota.
A fare le spese di questo turn-around saranno di sicuro gli azionisti, che vedranno eliminato o ridotto un dividendo (pari a 0,75 euro lo scorso anno) che si vedono assegnare ininterrottamente a partire dal 1957, anno della fondazione della banca.
Di fronte a queste notizie, il titolo ha perso terreno in maniera contenuta, con una flessione dell’1,77%, a 25,03 euro.Gli investitori hanno forse apprezzato i segnali di quella che è stata presentata come una svolta netta, almeno sotto il profilo della pulizia dei conti. Resta da vedere se la svolta ci sarà anche sotto il profilo della redditività.