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 2015  ottobre 09 Venerdì calendario

Marino si dimette ma si dà venti giorni per ripensarci • Indagato per mafia il vicepresidente di Unicredit • Il Nobel per la letteratura alla bielorussa Svetlana Aleksievic • Ogni famiglia italiana butta nella spazzatura un chilo di cibo a settimana • Svelata l’identità delle famiglie campione dell’Auditel

 

Marino 1 Ignazio Marino lascia il Comune con un comunicato stampa, senza sottoporsi a domande, dopo che il Pd gli ha riferito la decisione presa da Orfini e Renzi: o si dimetteva lui, oppure quasi tutta la giunta. Così, alla fine, asserragliato in Campidoglio, Marino capitola: «Care romane e cari romani — è l’incipit della sua nota — ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione, avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale». Marino ricorda «di essersi candidato per cambiare Roma, la mia città, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso». Poi si autoincensa: «Ho impostato cambiamenti epocali, cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli tagliati, le grandi riforme avviate». La prova è la «costituzione di parte civile nel processo su Mafia Capitale che si apre il 5 novembre», dice che il suo impegno «ha suscitato una furiosa reazione», che c’è stato «fin dall’inizio un lavorio rumoroso per sovvertire il voto dei romani», di «spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla». Parla di «un’aggressione che arriva al suo culmine», di un «problema di condizioni politiche che oggi mi appaiono assottigliate se non assenti». Dice che per questo presenta «le dimissioni», ma aggiunge anche che «per legge possono essere ritirate entro venti giorni». Non una spiegazione sulle «cene istituzionali» su cui indaga la Procura: l’inchiesta, fanno sapere da piazzale Clodio, andrà avanti e Marino a breve potrebbe essere indagato per peculato.

Marino 2 Ieri mattina Orfini, al telefono, ha detto a Marino: «Abbiamo deciso. Ti devi dimettere». Il sindaco l’ha presa malissimo: «Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi: chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine (due degli arrestati di Mafia Capitale, ndr) come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti». Marino ha ricordato di «avere tutto scritto nei miei quaderni» e di «avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd».

Marino 3 Marino a Massimo Gramellini: «Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca» (Gramellini, Sta). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Unicredit Il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, è stato indagato dai magistrati di Firenze e perquisito dai carabinieri del Ros di Roma per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e altri reati. È accusato di aver favorito un imprenditore vicino al boss Matteo Messina Denaro, Andrea Bulgarella. Il difensore di Palenzona, Massimo Dinoia: «Il mio cliente neppure conosce la persona che sarebbe stata, secondo gli inquirenti, da lui favorita. Nulla è stato trovato perché nulla poteva essere trovato; siamo certi che questo spiacevole episodio verrà chiuso in tempi brevi».

Nobel Il Nobel per la letteratura va alla bielorussa Svetlana Aleksievic, una scrittrice amata in tutto il mondo e invisa al regime del suo Paese. Nata nel 1948, Aleksievic si è laureata in Giornalismo presso l’Università di Minsk e, prima di scegliere definitivamente la strada del reportage di ampio respiro e della scrittura per il teatro, ha lavorato per varie testate giornalistiche. In Francia, Germania, Svezia, Svizzera, Bulgaria i suoi libri sono stati adattati per il teatro e portati sulla scena, dai suoi drammi teatrali sono stati ricavati svariati film documentari. Nonostante l’enorme popolarità, dopo il successo di The War’s Unwomanly Face (La guerra non ha un volto di donna, edito nel 1983, in uscita per Bompiani), è stata accusata di «aver dipinto a tinte non sufficientemente eroiche la donna sovietica» e, fino all’avvento della perestrojka, ha vissuto anni durissimi di persecuzione. È nel 1989, tuttavia, con il reportage Ragazzi di zinco (sulla guerra tra Urss e Afghanistan vista attraverso gli occhi dei protagonisti), che Aleksievic deve affrontare il periodo più cupo della sua vita professionale. Accusata di disfattismo, è denunciata e portata in tribunale. La salverà la mobilitazione degli intellettuali democratici russi e bielorussi e di varie organizzazioni internazionali per i diritti umani, che si schiereranno al suo fianco e bloccheranno l’azione legale intentata contro di lei. Nel 1993 pubblica Incantati dalla morte, un requiem sulla fine dell’utopia e sullo smarrimento di chi, non sapendo ripensarsi fuori dalla cornice del socialismo reale, sceglie di sottrarsi all’ignoto attraverso il suicidio. Nel 1997 dà alle stampe Preghiera per Cernobyl. La sua ultima opera, il monumentale Tempo di seconda mano, alla cui scrittura ha dedicato tredici anni della sua vita e che le è valso il premio Nobel per la letteratura, è un’indagine sulle alterazioni prodotte dal crollo dell’impero sovietico nella vita materiale e nello spirito dei suoi non più «asserviti» cittadini. Aleksievic racconta la disfatta del modello comunista, restituendo con implacabile fedeltà le voci dell’uomo e della donna della strada. La guerra in Cecenia narrata dai suoi intervistati è, per esempio, un mestiere come tanti: ci si arruola per sbarcare il lunario.

Cibo Ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Osservatorio Waste Watcher di Last minute Market/Swg per una settimana intera hanno chiesto a un gruppo di trenta famiglie italiane di compilare un diario dettagliatissimo sugli alimenti che finivano nella pattumiera di casa, dall’avanzo della pelle di pollo allo spicchio d’aglio, dalla polvere del caffè alla crosta del formaggio. Poi hanno chiesto a ciascuna famiglia quale era la quantità di cibo che credeva di sprecare ogni settimana. Infine hanno controllato non soltanto gli appunti dello spreco ma anche la spazzatura, fisicamente, con blitz a sorpresa per ritirare i sacchetti a casa di alcune delle famiglie coinvolte. Risultato: la discrepanza fra la percezione e le dichiarazioni sui diari è altissima. Chi credeva di aver sprecato un centinaio di grammi di cibo, ad esempio, ne aveva sprecati almeno seicento. L’esito di questa ricerca-prototipo smentisce tutte le stime fatte finora sui sondaggi percettivi e porta la cifra dello spreco settimanale medio di cibo a un chilo per ogni famiglia, il doppio rispetto ai numeri ipotizzati finora tenendo conto della sola percezione di chi rispondeva ai sondaggi (Fasano, Cds)

Auditel A causa di tasti spinti per errore o di un baco del software, è stata svelata l’identità delle 5.600 famiglie campione dell’Auditel, che devono restare segrete per evitare rischi di inquinamento dei risultati. Per ora non si sa quale quota del panel sia stata contaminata, l’unica certezza è che dovrà essere almeno parzialmente cambiato come si fa con le giurie che non possono più garantire il risultato della legge uguale per tutti. Le 5.600 famiglie rappresentano l’intera popolazione italiana, 24 milioni di case con un consumo medio di tv per individuo che in Italia è di 4 ore al giorno. Ognuna di queste famiglie ha, dunque, un peso statistico enorme: 50 di esse rappresentano poco meno dell’1 per cento del Paese (Sideri, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)