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 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Clandestini, secondo il Times l’Ue sta per espellere verso i paesi d’origine 400mila "immigrati economici", giunti in Europa non per sfuggire a guerre o persecuzioni ma semplicemente in cerca di un futuro migliore. Guarda caso, «è bastato che gli immigrati arrivassero a decine di migliaia in Germania, e non più solo in Italia o in Grecia, e la politica dell’Europa di fronte all’invasione di profughi è all’improvviso cambiata»

È bastato che gli immigrati arrivassero a decine di migliaia in Germania, e non più solo in Italia o in Grecia, e la politica dell’Europa di fronte all’invasione di profughi è all’improvviso cambiata. La linea dell’accoglienza è stata messa da parte per essere sostituita in fretta da quella della emergenza. Un cambiamento che significa una sola cosa: basta extracomunitari, sono troppi, bisogna rimandarli a casa loro. Il Times, autorevole quotidiano britannico ieri informava i propri lettori dell’esistenza di un piano segreto dell’Unione europea per respingere 400 mila persone, gente accolta nella prima metà dell’anno sull’onda della pressione emotiva ma che tecnicamente non avrebbe diritto all’asilo politico, perché in cerca di quello economico. Come è noto, centinaia di migliaia di profughi sbarcati sulle coste europee non fuggono dalla guerra o dalla persecuzione ma sperano in un futuro migliore. Tuttavia, in base al diritto internazionale, i motivi economici non sono sufficienti per ottenere lo status di profugo. Dunque via, raus. Gli immigrati verranno rispediti nei Paesi d’origine, svelava il giornale londinese, e se questi non accetteranno di riprenderseli verranno sospesi gli aiuti internazionali e gli accordi commerciali. In pratica, l’Europa si prepara a chiudere i rubinetti: o l’Africa si riprende i propri profughi o noi ci riprendiamo i nostri soldi e chiudiamo la porta in faccia alle importazioni. Il Times non usa la parola rappresaglia, ma è quello che si intende se si mettono sul banco del negoziato questioni che non hanno nulla a che fare con i flussi migratori. Tradotto: o la piantate di mollarci i vostri figli da accudire e da mantenere o noi molliamo ogni relazione commerciale con voi. Non sappiamo se quanto raccontato dalla stampa inglese corrisponda al vero o se si tratti di un’idea che non è stata ancora messa nero su bianco dall’Unione europea. Sta di fatto che quel che dice il giornale è più o meno ciò che ripete da tempo Matteo Salvini. E, più modestamente, noi: l’asilo si dà solo a chi ha lo status di rifugiato, tutti gli altri devono tornare da dove sono arrivati. Peccato che quando a sostenerlo erano il leader della Lega e Libero, il mondo progressista reagiva indignato, spiegando che chiudere le porte in faccia agli immigrati non solo era irrealistico ma che il comportamento era gretto e non degno dei principi che hanno ispirato la nascita dell’Europa. Parlare di rispedire gli extracomunitari pareva impossibile, bisognava accettarli tutti e con comodo, sei mesi o un anno, attendere che se ne andassero da soli, diretti al Nord. Ma quando l’ondata migratoria ha cominciato a premere ai confini del centroeuropa, quando, grazie alle promesse di accoglienza di un’Angela Merkel, leader in cerca di una nuova verginità, sono giunte centinaia di migliaia di persone, il sistema è andato in crisi. L’efficienza teutonica è collassata e anche la tradizionale apertura di Paesi tolleranti, abituati ad integrare gli immigrati, è vacillata. Così, all’improvviso, la montagna di luoghi comuni sentita in questi anni sulla necessità di aprire le frontiere dell’Europa è franata. Gli immigrati sono una risorsa. Gli immigrati sosterranno il nostro welfare. C’è bisogno di immigrati per far funzionare le nostre industrie. Sì, forse è vero. Tuttavia al momento gli stranieri rappresentano un costo economico non sopportabile, soprattutto in un’Europa che cresce poco perché gravata da troppe tasse e da troppa burocrazia. La sanità, l’edilizia economico popolare, i sussidi per le famiglie in difficoltà, la scuola, il sistema penitenziario. Tutto ciò ha un costo per lo Stato e dunque per il contribuente. E gli extracomunitari al momento gravano sul sistema in misura importante. Basti pensare a ciò che avviene in qualsiasi ospedale. I pronto soccorso sono diventati un ambulatorio per extracomunitari, sostitutivi del medico della mutua che molti stranieri non hanno, perché non hanno un lavoro e neppure un permesso di soggiorno. Può resistere una sanità costretta a sostituirsi a un sistema di accoglienza al collasso? Ovvio che no. E infatti paesi come la Gran Bretagna, ma anche come la Danimarca, ossia Paesi multietnici, multiculturali, che certo non possono essere tacciati di razzismo, cominciano a ripensare la questione dell’immigrazione e dell’integrazione. E ora anche l’Europa valuta la possibilità di rimandare a casa centinaia di migliaia di persone. Accogliere chi fugge da una guerra è un obbligo inderogabile. Respingere chi non fugge dalla guerra sta diventando un obbligo improcrastinabile.