Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 08 Giovedì calendario

Il Nobel per la chimica va Tomas Lindahl, Paul Modrich e Aziz Sanca, i tre scienziati che sono riusciti a riparare il Dna. Una scoperta che ha aperto la strada per le ricerche e soprattutto la realizzazione di farmaci anti-cancro. Ma anche per centrare i meccanismi alla base dell’invecchiamento

Alla fine degli anni Sessanta i ricercatori avevano una certezza: il Dna, una molecola stabile. Non ipotizzavano che fosse il “caos”. Un “caos” distruttivo e riparativo.
È stato Tomas Lindahl, professore di Chimica nato nel 1938 a Stoccolma, a smontare questa certezza poco tempo dopo. A dimostrare che il mondo delle cellule, in realtà, era assai movimentato. Ieri, a Lindahl, per questo studio è stato assegnato il premio Nobel per la Chimica. Che condivide con Paul Modrich, 69 anni, americano docente di Biochimica nella Duke University School e Aziz Sancar, doppia cittadinanza americana e turca del ’46 che insegna Biochimica e biofisica all’università del North Carolina. Un trio di scienziati che è riuscito individuare i meccanismi per riparare il Dna che si trova all’interno della cellula. Scoperta che ha aperto la strada per le ricerche e soprattutto la “costruzione” di farmaci anti-cancro. Ma anche per centrare i meccanismi alla base dell’invecchiamento.
È stata premiata, dunque, la determinazione e la caparbietà con la quale i tre hanno fotografato il sistema che permette alle cellule di mantenere in equilibrio le informazioni genetiche che le controllano, salvaguardarle dalle aggressioni che arrivano da dentro e da fuori l’organismo.
I SISTEMI
«Ogni giorno il nostro Dna – si legge nella motivazione del premio assegnato ieri dall’Accademia reale svedese delle Scienza – è danneggiato da radiazioni Uv, radicali liberi e altre sostanze cancerogene. Ma anche senza questi attacchi esterni, una molecola di Dna è intrinsecamente instabile. La ragione per cui il nostro materiale genetico non si disintegra in completo caos chimico – aggiungono gli scienziati – è che una serie di sistemi molecolari continuamente monitorano e riparano il Dna». Da qui, l’efficace semplificazione che i tre chimici «hanno scoperto la “scatola degli attrezzi” che riparano il Dna».
A Lindahl, che dal 2010 è anche presidente del Consiglio scientifico dell’Ifom, l’Istituto Firc di oncologia molecolare di Milano, si deve l’individuazione degli “attrezzi”, appunto, che riparano il Dna. Sancar ha scoperto come le cellule della pelle riescono a difendersi dai raggi solari proteggendosi dai tumori mentre Modrich ha compreso come vengono corretti gli errori che avvengono spontaneamente nel Dna. Tre laboratori, tre linee di ricerca verso lo stesso obiettivo.
LA FARMACOPEA
Che, nella clinica, ha voluto dire la nascita di farmaci in grado di intervenire (riparando il Dna) nella cura del cancro. Primo fra tutti, quello delle ovaie che, solo in Italia, colpisce quasi 5mila donne tra i 50 e i 70 anni. Un tumore silenzioso e, spesso, aggressivo che, nella maggior parte dei casi, è diagnosticato con grave ritardo. I principali fattori di rischio di questa neoplasia: la familiarità (madre, sorella o figlia da carcinoma ovarico), alterazioni dei geni, come Brca1 e Brca2 che possono scatenare l’insorgenza della malattia, obesità, un basso numero o nessuna gravidanza.
«Abbiamo già i primi risultati degli effetti di questi potenti anti-cancro legati alle ricerche dei tre Nobel – spiega Pierfranco Conte, direttore della scuola di specializzazione in Oncologia medica di Padova e coordinatore della rete oncologica del Veneto – Per quanto si possa fare una vita sana le nostre cellule subiscono danni genetici a livello del Dna come l’esposizione al sole o ad altri agenti cancerogeni. Per fortuna le cellule, come hanno scoperto i tre Nobel, sono dotate di meccanismi riparativi. Nel caso del tumore vanno creati dei farmaci con la capacità di fermare l’autoriparazione. Così, le cellule del cancro con Dna danneggiato non possono più proliferare».
Dopo i primi risultati positivi con le ovaie ora gli oncologi studiano gli effetti sul seno colpito dal tumore. Diagnosticato in Italia, nel 2014, in 48.200 donne e in 1.000 uomini.