8 ottobre 2015
Putin scatena i missili in Siria • Pinotti rilancia sull’intervento italiano in Iraq • La madre di 20 anni accoltellata dall’ex • L’italiano rapito nelle Filippine • Il sindaco Marino restituirà 20 mila euro • La bilancia pesapersone quest’anno festeggia i suoi quattrocento anni di vita
Siria Ad una settimana dall’inizio dei raid sulla Siria, Vladimir Putin lancia l’attacco militare russo più massiccio dalla fine della Guerra Fredda. Poco prima dell’alba da quattro navi lanciamissili in navigazione nel Mar Caspio partono almeno 26 missili Kalibr, l’equivalente dei Tomahawk americani. Ognuno porta fino a 2300 kg di esplosivo a destinazione su obiettivi distanti circa 1500 km. La rotta che seguono descrive la mappa della coalizione guidata dal Cremlino: sorvolano l’Iran di Ali Khamenei e attraversano l’Iraq di Haider Al-Abadi per piombare sulla Siria Occidentale con una raffica di esplosioni percepita quasi come un sisma nelle province di Idilib e Hama. Il ministro della Difesa di Mosca Sergei Shoigu parla di «11 obiettivi di Isis colpiti, portando a 112 il totale in sette giorni» ma i comandi turchi, che controllano l’area con radar e satelliti Nato, ribattono che «in quell’area lo Stato Islamico non c’è» e i Kalibr ne avrebbero centrati «solo 2». Più tardi il Dipartimento di Stato Usa conferma: «Oltre il 90% dei raid russi non hanno colpito l’Isis o gruppi affiliati ad Al Qaeda». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Iraq Ieri, in una conferenza stampa a Palazzo Esercito, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha parlato del futuro della nostra presenza in Iraq. «In questo momento la coalizione e il governo iracheno stanno dicendo che dobbiamo essere più forti e più determinati nella lotta all’Isis. E questo è un obiettivo che condividiamo...». Parole accolte con ampi sorrisi dal capo del Pentagono, Ash Carter. È l’annuncio del cambio di marcia imminente: i nostri militari fanno già i calcoli di quanto tempo ci vorrà per armare i quattro Tornado impegnati per ora nei cieli iracheni soltanto con compiti di pura ricognizione: occorreranno dieci giorni al massimo, dice un alto ufficiale, per trasformarli in cacciabombardieri a tutti gli effetti.
Afghanistan C’è un’altra novità che emerge dai due giorni di colloqui tra il nostro ministro e Ashton Carter, tra Sigonella e Roma. Riguarda l’Afghanistan, dove fino a ieri sembrava che il contingente italiano, ormai ridotto a 700 uomini nell’area di Herat e cinquanta a Kabul, fosse destinato a rientrare, secondo i programmi Nato, al termine di quest’anno. Il ministro Pinotti, però, ora annuncia che è «importante non lasciare solo l’Afghanistan» e anche il capo del Pentagono, subito dopo di lei, sottolinea che occorrerà «garantire una presenza continua nel futuro immediato» e per questo servirà «mantenere i contingenti» e aggiunge pure che di questo si parlerà oggi a Bruxelles nella riunione dei ministri Nato con la stessa Pinotti. Insomma, il ritiro italiano, dopo che «la situazione è cambiata» ed è ripresa l’offensiva talebana, non sembra più così scontato.
Delitto Giordana Di Stefano, 20 anni. Di Nicolosi (Catania), alta, bella, socievole, piena di amici, appassionata di danza spagnola, madre di una bambina di quattro anni avuta dall’ex compagno Luca Priolo, 24 anni. Costui, da quando lei l’aveva lasciato, aveva preso a perseguitarla – la seguiva, la minacciava, una notte le era persino piombato in casa forzando una finestra - e s’era beccato una denuncia per stalking. L’altra sera la Di Stefano, lasciata la piccola alla madre in una villetta fuori paese, cenò in pizzeria con gli amici. Poi, chiamata al telefono da Priolo, accettò di incontrarlo in compagnia di un suo cugino. Sembrava una conversazione pacata tanto che dopo 45 minuti, alla richiesta di essere lasciati soli, Giordana non si oppose e il cugino andò via. I due continuarono a discutere nell’Audi di lei, vicino a una pineta, anche dell’affidamento della bimba alla madre, lui si disse disponibile a non opporsi purché lei avesse ritirato la denuncia per stalking (dovevano incontrarsi in tribunale il giorno dopo): «Per un posto di guardia giurata, altrimenti non mi danno il porto d’armi». Il confronto si fece sempre più accesso finché lui, tirato fuori un coltello, le infilò la lama più volte alla gola, all’addome, alle spalle. La sera dopo vagava imbambolato su un binario della stazione centrale di Milano in attesa di un treno per Lugano quando i carabinieri, con un foto segnaletica in mano, lo chiamarono per nome: «Sì, sono io. Portatemi via», poi scoppiò in lacrime e si lasciò ammanettare. Poi, in caserma, confessò: «Io l’amavo ancora, lei non mi voleva più. Avevo paura di perdere la bambina». Notte di martedì 6 ottobre in una stradina vicino alla pineta di Nicolosi, alle falde dell’Etna.
Filippine Rolando Del Torchio, 56 anni, originario di Angera (Varese), ex sacerdote, nel sud delle Filippine da quasi trent’anni, l’altra sera era nel suo ristorante, l’Ur Choice Cafè, quando è stato rapito da sette uomini armati che l’hanno poi portato in motoscafo al largo di Dipolog City. Nessuno sa dove sia ora. La Farnesina, che ha confermato il sequestro di Del Torchio spiegando che sono già stati attivati gli «opportuni canali», sulle ipotesi mantiene il riserbo e lascia aperte tutte le piste. Sui social network, invece, molti filippini puntano il dito contro Abu Sayyaf, organizzazione militanti islamici radicali noti per i sequestri e le estorsioni.
Marino Con un gesto a sorpresa Marino annuncia che pagherà di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma: «In questi due anni ho speso con la carta di credito messa a mia disposizione dal Comune meno di 20.000 euro per rappresentanza, e li ho spesi nell’interesse della città. È di questo che mi si accusa? Bene, ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma e di non avere più una carta di credito del Comune a mio nome».Intanto la Procura, che da ieri ha aperto un fascicolo sulle spese dopo gli esposti di M5S, Fdi e Lista Marchini, acquisirà gli atti sulla carta di credito del sindaco anche per capire perché il plafond fu portato da 10 mila a 50 mila euro. Oggi i Cinque Stelle, in una conferenza che ha visto insieme a Montecitorio gli esponenti nazionali e quelli locali, ha nuovamente attaccato Marino: «Non è più una questione di legittimità - dice il deputato Alessandro Di Battista - ora è diventata una questione morale per questo Marino si deve dimettere». Ma il sindaco, fanno sapere dal suo entourage, «non ci pensa proprio alle dimissioni».
Pesapersone La bilancia pesapersone quest’anno festeggia i suoi quattrocento anni di vita. A inventarla fu Santorio Santorio, un medico dell’Università di Padova, che presentò alla comunità scientifica il suo congegno nell’Ars de statica medicina, apparsa nel 1615 e considerata uno dei libri più importanti del secolo. La bilancia di Santorio aveva uno scranno di legno, sospeso ad una fune legata a un gigantesco bilanciere graduato, lungo quanto un’intera stanza. E su quello scranno il medico veneziano ha passato trent’anni della sua vita senza scendere neanche per dormire: ci lavorava, studiava, riceveva. E all’ora dei pasti un congegno a braccio mobile gli avvicinava un tavolino a rotelle con pranzo e cena, non prima di aver pesato tutti i cibi, solidi e liquidi, che componevano la paletta nutrizionale dello scienziato. Una volta assunta la giusta quantità di alimenti, la sedia si allontanava rendendo irraggiungibili le leccornie in bella mostra sul tavolo (Niola, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)