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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

Ecco perché la terapia dei tassi bassi, che dà sollievo ma intossica il paziente, non basta. Manacorda: «È difficile, anzi impossibile, che il mondo possa viaggiare ancora a lungo sfruttando solo l’onda di un denaro che non costa quasi nulla»

La sindrome cinese mette sotto ipoteca l’intera economia mondiale. La seconda economia del globo si avventura nel passaggio da grande esportatore a potenza basata sui consumi interni. 

Nel far questo, però, perde colpi e fa tremare anche le altre economie. Prime fra tutte quelle dei restanti Paesi emergenti, che proprio sull’onda di una minore domanda cinese di materie prime vedono peggiorare le loro prospettive. È una previsione nei toni del grigio, quella che il Fondo monetario internazionale fa per il 2015: la crescita mondiale è destinata a scendere dal 3,3% previsto la scorsa primavera, al 3,1%.Il dato più negativo da quando la recessione post-crisi del 2008 è terminata.

Così, se l’Occidente pensava di aver quasi archiviato i problemi e l’Europa tirava un respiro di sollievo per aver sventato l’effetto di un contagio dalla Grecia, adesso è a Oriente e verso Sud, specie in America Latina, che bisogna rivolgersi per capire dove stanno i pericoli per la crescita. 
Ma le previsioni del Fondo vanno anche inquadrate sullo sfondo del passato: a sette anni di distanza dalla grande crisi del 2008 e dopo settemila miliardi di dollari di liquidità gettati sui mercati, il bilancio non è dei più soddisfacenti. La politica di tassi vicini allo zero adottata durante questi anni in particolar modo dalla Federal Reserve e dalla Banca centrale europea non ha dato frutti o ha invece evitato problemi peggiori? La prima risposta sarebbe ingenerosa, specie alla luce della ripresa americana. E anche in Europa, sebbene la politica monetaria da sola non sia finora bastata per dare una spinta decisa alla congiuntura, le mosse di Mario Draghi hanno creato condizioni positive. 
Ma da sola, come i banchieri centrali non si stufano mai di dire, la terapia dei tassi bassi, che dà sollievo ma intossica il paziente, non basta. Anche l’Fmi lo riconosce. Chiede alla Fed di andarci piano con un rialzo dei tassi che sembra ormai fissato nel calendario dei prossimi mesi – Janet Yellen ha lasciato intendere entro fine anno, Wall Street si aspetta invece per marzo – ma al tempo stesso vuole che nei Paesi dove l’economia rallenta – dalla Cina all’America Latina – aumentino gli investimenti in infrastrutture e spingano sulle riforme che aumentano la produttività. Difficile che il mondo ideale desiderato dal Fondo – dove l’America tiene i tassi bassi mentre chi è in difficoltà mette mano ai propri problemi per arrivare finalmente a una crescita coordinata – si possa avverare. Ma difficile, anzi impossibile, che il mondo possa viaggiare ancora a lungo sfruttando solo l’onda di un denaro che non costa quasi nulla.