Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 06 Martedì calendario

Le rotte del cibo. All’Expo una mostra ricostruisce attraverso mappe parlanti, filmati e 3D, cosa mangiavano i nostri antenati – con tanto di degustazione delle ricette dell’epoca –, ma soprattutto attraverso quali vie arrivavano sulle loro tavole. Dalle navi lungo le rotte del Mediterraneo, ai treni che nel primo ’900

Ieri e oggi, tutto in una parola: Moveat. Non un sostantivo immobile ma esso stesso mezzo di comunicazione tra passato e presente. Si può leggere come terza persona singolare congiuntivo presente del verbo latino “moveo” (che egli si muova). Oppure nel più moderno inglese mov-eat del verbo mangiare, unisce due aree semantiche di grande interesse: il movimento e il cibo. Già perché in questo nome della mostra nel padiglione 112 di Fs Italiane allestito all’Expo di Milano, si sviluppa un’inedita commistione di costume e storia dei cibi ma anche storia dell’evoluzione dei mezzi di trasporto usati per trasportare quei cibi.
Promossa da Ferrovie dello Stato e allestita da Andrea Schiavo e dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica di Roma, in Moveat si narrano proprio le vie del cibo dalla Roma antica all’Europa moderna. E dunque come si sia evoluta la cultura enogastronomica attraverso lo spostamento di uomini e merci. 
ESPERIENZEUn vero è percorso esperienziale, interattivo che, attraverso mappe parlanti, filmati e ricostruzioni tridimensionali, risponde alla curiosità su cosa mangiavano i nostri antenati (con tanto di degustazione delle ricette dell’epoca), ma soprattutto attraverso quali vie e in che modalità quei cibi arrivavano sulle loro tavole.
Dalle navi lungo le rotte del Mediterraneo, ai treni che nel primo ’900 erano in grado di connettere in tempi brevi luoghi di produzione e consumo anche distanti migliaia di km tra loro.
Il trasporto delle vettovaglie su ferro dunque è un po’ il focus della mostra, per richiamare l’attenzione del visitatore sulla necessità di combinare tecnologia ed ecologia, attraverso mezzi di trasporto, come il treno, a zero CO2.
RITROVAMENTIVisitata già da 7000 persone – il 70% sono stranieri, in particolare tedeschi, americani e giapponesi- l’esposizione è studiata anche per attrarre i più piccoli. Una mappa parlante dell’Impero Romano con i luoghi di produzione dei principali alimenti dell’area Mediterranea e le rotte marittime e terrestri attraverso le quali tali cibi giungevano a Roma; un monitor dedicato alla riproduzione dei fogli della Tabula Peutingeriana, copia di una carta itineraria del mondo antico redatta alla fine del III o IV secolo d.C., che rappresenta il mondo come lo conoscevano i Romani; un puzzle interattivo che permette al visitatore di scegliere gli oggetti visualizzandone le relative schede per una personale visione a trecentosessanta gradi degli stessi.
In mostra anche – per la prima volta dal suo rinvenimento in una tomba nel settore Nord Est del suburbio di Roma – un’anforetta attica a figure nere (500 a.C. circa), che testimonia sia i contatti con l’opposta sponda del Mediterraneo, sia la tradizione di tesaurizzare oggetti di valore, lasciandoli in eredità. Il visitatore viene, infine, introdotto nell’atmosfera di un’antica taverna: un settore della sala espositiva presenta infatti la ricostruzione del bancone di vendita di una caupona allestito con oggetti da mensa – lucerne, olle, piatti, bicchieri -, un’anfora vinaria da trasporto, un urceus per il garum e una macina per le olive.