Il Messaggero, 1 ottobre 2015
Quel ficcanaso di Facebook: il 32enne Adam Mosseri, autore dell’algoritmo che sceglie i contenuti delle nostre pagine personali, ci spiega come prova a decifrare i nostri gusti per proporci le notizie più interessanti. E a proposito della competizione col giornalismo tradizionale dice: «Noi non produciamo contenuti, noi diamo strumenti, alle persone come agli editori. Per noi il giornalismo è importante e un giornale, attraverso Facebook, può aumentare la propria visibilità e rivolgersi direttamente al proprio pubblico»
Ogni volta che aprite la pagina del vostro profilo Facebook, sappiate che se visualizzate alcune notizie invece di altre la responsabilità è di un ragazzotto di 32 anni che si chiama Adam Mosseri. Mente brillante e stile elegante, ben oltre le felpe con il cappuccio a cui ci ha abituato il fondatore Mark Zuckerberg, Mosseri è Director of Product dell’azienda e capo del team responsabile del News Feed, vale a dire il rullo di notizie che caratterizza l’esperienza del miliardo e mezzo di utenti che utilizza Facebook in tutto il mondo. È proprio lui che, a partire dal 2009, ha concepito per il social network l’algoritmo che scansiona gli interessi e le attività di ogni singolo utente e seleziona per ognuno quelle che sono le notizie “più rilevanti”, che vengono quindi visualizzate non appena si accede alla piattaforma.
Come potete essere sicuri di mostrare agli utenti i contenuti che per loro sono davvero importanti?
«Infatti non lo siamo. E, sia chiaro, noi non decidiamo cosa gli utenti devono visualizzare e cosa no. Noi non facciamo altro che cercare di offrire alle persone i contenuti per loro più interessanti, basandoci su ciò che consultano più spesso. Ma è chiaro che questo sistema funziona meglio per chi utilizza molto il social network. Più la tua attività sarà intensa, più facile sarà per l’algoritmo capire le tue preferenze. Meno si usa Facebook, più l’algoritmo avrà difficoltà a selezionare contenuti interessanti. Ecco perché può capitare che ci si ritrovi sul rullo aggiornamenti di stato di una persona che si conosce a malapena ma di cui magari si è di recente visualizzato il profilo».
Quindi cosa può fare un utente che vuole sbarazzarsi dei contenuti che non gli interessano?
«Facebook dà la possibilità di modificare le proprie preferenze e di selezionare le persone che si preferisce trovare in cima al rullo delle notizie. Basta andare su “Preferenze della sezione Notizie” (cliccando sulla freccia in alto a destra, ndr). È uno strumento molto utilizzato dai giovani che vogliono avere sempre gli ultimi post degli amici a portata di mano. Parecchie persone hanno quasi paura a bloccare o a smettere di seguire qualcuno. La percepiscono come una scelta grave, definitiva. Noi invece vorremmo che si prendesse maggiore confidenza con questi strumenti, che comunque possono essere modificati in qualsiasi momento ma che danno la possibilità di non perdere i contenuti più interessanti, rendendo la navigazione su Facebook molto più piacevole».
Secondo quali criteri funziona l’algoritmo del Newsfeed?
«I criteri sono principalmente tre. Innanzitutto le persone e le pagine che si seguono più spesso e con cui si interagisce di più. In secondo luogo il tipo di post che suscita maggiore interesse. Ad esempio: se un utente guarda molti video, sul suo rullo compariranno più video. Infine si analizza l’attività sui post, in base ai “Mi piace”, ai commenti, alle condivisioni e al tempo di lettura. Secondo questi tre criteri, a ogni tipologia di contenuto viene assegnato un punteggio: più alto sarà il punteggio, più ci sarà possibilità di visualizzare quel contenuto in cima ad altre notizie».
Dunque su questa “classifica” influirà anche il tasto “Non mi piace”?
«Certo. Vogliamo che le persone possano attraverso Facebook esprimere anche le proprie emozioni, e il tasto “Non mi piace” serve ad esprimere empatia nel caso, ad esempio, di notizie tragiche per le quali si vorrebbe esprimere dispiacere. Anche se questa necessità in realtà varia a seconda del Paese e della cultura. Prendiamo gli “adesivi” (i disegnetti che si possono inviare tramite Messenger, ndr): vanno fortissimi soprattutto in Italia e in Thailandia, mentre nei Paesi scandinavi vengono utilizzati molto meno».
Quando vedremo il nuovo pulsante? Entro la fine dell’anno?
«Su questo non mi sbilancio».
Ci sono però contenuti che un utente può ritenere interessanti anche senza condividerli o commentarli.
«È per questo che abbiamo deciso di chiedere direttamente consiglio alle persone con rapide domande che compaiono sotto una notizia sul rullo, oppure sottoponendo ad alcuni dei questionari in cui si può valutare la propria sezione Notizie e i miglioramenti che si apporterebbero. Insomma, sappiamo che un algoritmo può sbagliare».
Qualcuno sostiene che Facebook stia togliendo spazio al giornalismo tradizionale.
«Noi non produciamo contenuti, noi diamo strumenti, alle persone come agli editori. Per noi il giornalismo è importante e un giornale, attraverso Facebook, può aumentare la propria visibilità e rivolgersi direttamente al proprio pubblico. Per questo abbiamo sviluppato strumenti come Mentions, Instant Articles e Signal».
Facebook sta lavorando molto sui contenuti multimediali.
«Da pochi giorni abbiamo introdotto i video a 360 gradi, che offrono un’esperienza simile alla realtà virtuale. Una risorsa che si potrà sfruttare presto anche per i videogames».