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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

Omicidio-suicidio ad Albano Laziale: Luigi Di Michele, carabiniere, uccide con la pistola d’ordinanza la moglie Carmela Mautone, maestra supplente, davanti alla scuola dove lei lavorava da pochi giorni, quindi rivolge l’arma contro se stesso. La coppia si stava per separare dopo due anni di crisi, ma lui non si era rassegnato, e lei aveva confidato a una collega di avere paura («Ho paura che possa fare qualcosa ma porta la divisa, inutile che vado a denunciare»). Lasciano due figli adolescenti: un ragazzo di 14 anni e una ragazza di 17

Una vita insieme, la maestra e il carabiniere. I figli, la casa, le abitudini. Poi il cielo si è fatto nero, ha portato i problemi, le incompresioni, la crisi. Un crescendo di tensioni, ci avevano pure riprovato a stare assieme ma niente, nessun incanto solo tanta rabbia. The end. Si stavano per separare dopo due anni di tira e molla. E lui nel profondo non doveva essersi ancora arreso. Ieri ha aspettato che sua moglie scendesse le scale della scuola Rossini di Albano Laziale, dove prestava supplenza da qualche giorno, e le ha sparato, al cuore e in testa. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso, il primo colpo si è inceppato, l’altro l’ha sparato in aria, il terzo dritto al capo. Anche lui è morto poco dopo in ospedale, inutili i soccorsi del 118.
LA BIDELLA: TUTTI DENTRO
La strage è avvenuta poco prima delle 16,30: quando i bambini della materna e delle elementari escono da scuola. E quando le mamme sono fuori al cancello che aspettano. Un momento idilliaco, interrotto da dei botti, non tutti hanno capito subito di essere al centro di una strage. La bidella ha sentito i colpi, non ha capito che stesse accadendo, ma ha chiuso tutte le porte, ha fatto rientrare i piccoli, che sono stati fatti uscire da un’uscita secondaria. Davanti, in via Rossini c’era il corpo senza vita di Carmela Mautone, 47 anni, uccisa dal marito di 48 anni, Luigi Di Michele, con la pistola d’ordinanza. Quando è uscita l’ha presa per la spalla, l’ha fatta attraversare e vicino a una siepe, davanti a una tabaccheria, le ha sparato, Carmela è morta sul colpo.
Sul posto i carabinieri di Albano e Castel Gandolfo e la polizia stradale e del commissariato di Albano. Un capannello di persone sconvolte è rimasto a fissare quei due corpi che un tempo si sono amati, stesi come nel triste finale della Guerra dei Roses. Sul caso lavorano i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, diretti dal capitano Emanuele Tamorri.
MELINA PER LE AMICHE
Carmela e Luigi erano due tipi tranquilli, chi li conosceva li ricorda così. Entrambi napoletani, lei mora, i capelli lunghi, lui alto, statuario, solare. Lasciano due figli adolescenti, uno di 14, l’altra di 17 anni. Melina (come veniva chiamata) era supplente alla Rossini da tre giorni, ma era conosciuta nel giro delle maestre e delle mamme. Nessuno ha pensato male nel vedere Luigi al cancello. È un carabiniere, per vent’anni ha prestato servizio come tecnico fotografo ai rilievi scientifici sulle scene dei crimini a Frascati, da due anni aveva chiesto – forse anche per la crisi che aveva travolto la sua famiglia – di essere trasferito alla stazione dei carabinieri di Castel Gandolfo Ville pontificie, un lavoro più tranquillo, addetto al controllo e alla sicurezza intorno alla villa del Papa.
«HO PAURA DI LUI»
Si erano lasciati è vero, lui a Genzano, lei a Castel Gandolfo, ma ultimamente erano tornati a vivere insieme Luigi e Melina, chissà se per i figli, questioni economiche, nostalgia. Un fallimento. L’aquilone non era decollato, anzi si era schiantato. Liti continue, e poi Luigi era geloso. Lei aveva paura, l’aveva confidato a una collega: «Ho paura che possa fare qualcosa ma porta la divisa, inutile che vado a denunciare». Intanto si era iscritta alla Lumsa, voleva lavorare perché l’unica entrata in famiglia era del marito e quella era un’altra fonte di tensione; per distrarsi voleva frequentare un corso di ballo e tornare a Napoli «dai miei genitori, stavolta sono decisa», anche se i ragazzi facevano storie. Lui no, lui ci credeva, continuava a dire a un amico, fino a pochi giorni fa: «Voglio stare più vicino alla famiglia, l’ho trascurata». Pensava di riavvicinarsi, credeva di farcela. «I pensieri non mancano mai nelle famiglie ma voglio stare più vicino ai miei figli». Voleva chiudere la stalla, quando i buoi erano scappati, i figli si erano fatti grandi, la moglie ormai distante anni luce. Una storia come tante. Luigi che non accettava la fine, il mondo che andava avanti, lui che arrancava, anche economicamente di fronte alle richieste di lei. Ma nessuno si aspettava che proprio lui, disponibile, mai aggressivo mettesse fine così alla sua storia d’amore, lasciando due orfani e due corpi sull’asfalto.