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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

More, la mostra delle opere incompiute. Trenta progetti di artisti famosi non realizzati per motivi tecnici, logistici, ideologici, economici, morali o etici, oppure perché erano semplicemente utopici o impossibili

L’archivio delle opere d’arte moderna incompiute era già una realtà, coltivata per tre anni da un gruppo di giovani appassionati: non solo foto, ma anche disegni e materiali per restituire a chi guarda il potenziale intrinseco di ciò che gli artisti hanno abbandonato. Ora la sezione Off di Mercanteinfiera offre a quelli di More (acronimo di Museum of REfused and unrealised art projects) lo spazio di Palazzo Pigorini (fino al 31 ottobre, ingresso alla mostra gratuito e a orario continuato il sabato e la domenica. Mercanteinfiera invece chiuderà l’11) dove verranno mostrati al pubblico trenta progetti di artisti famosi. Inoltre si terranno una serie di talk dedicati a tutto ciò che resta incompiuto: musiche mai ascoltate, capolavori di cucina non realizzati, i libri rimasti nel cassetto La mostra si intitola “MoRe Spaces, Percorsi nell’archivio del non realizzato” e propone i progetti incompiuti di Valerio Berruti, Davide Bertocchi, Davud Casini, Crash! (Scott King & Matthew Worley), Matthew Darbyshire, Regina José Galindo, Goldschmied & Chiari, Franco Guerzoni & Luigi Ghirri, Ugo La Pietra, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Jonathan Monk, Liliana Moro, Giovanni Ozzola, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, Paolo Scheggi, Lorenzo scotto di Luzio, Luca Trevisani, Massimo Uberti, Luca Vitone, Erwin Wurm & Coop Himmelb(l)au.
Insomma, tutti gli incompiuti contemporanei che More ha raccolto dopo che non erano stati realizzati per motivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche, oppure perché erano semplicemente utopici o impossibili. Ora l’idea è quella di passare dal virtuale al reale, seguendo le ultime ispirazioni di Mercanteinfiera: cercare, creare e sperimentare nuovi scenari che attraggano un pubblico sempre più giovane.
«Già da tempo avevamo sperimentato la generosità di artisti internazionali che ci avevano messo a disposizione per il nostro sito, moremuseum. org,
realizzato col sistema Omeka, i loro lavori non realizzati via file», spiega Marco Scotti, che ha ideato la mostra attuale con Elisabetta Modena, Valentina Rossi e Anna Zinelli, «Ora abbiamo invitato anche nuovi artisti, come Sissi col suo progetto per la fiera londinese Frieze and Art e Flavio Favelli per la “porta” che avrebbe dovuto essere realizzata all’aeroporto di Malpensa. Tutte acquisizioni che andranno ad arricchire il nostro sito».
Ma la cosa più stimolante è stata la produzione di veri materiali di progetto da parte degli autori esposti: si va dalle piccole sculture di ferro a una bellissima quadreria di disegni, dai negativi di foto mai sviluppate fino ai modelli enormi stampati in 3D. «Per noi», dice Scotti, «è stato un grande lavoro archeologico, un modo di mettere insieme l’utopia con la distopia».