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 2015  ottobre 01 Giovedì calendario

32 lingotti d’oro da un chilo, 520 mila euro in contanti, 19 orologi di lusso e 120 gioielli, per un totale di 2 milioni di euro: non è il bottino di una rapina in banca, ma il tesoro scoperto dalla Guardia di Finanza di Milano nelle case e nelle cassette di sicurezza di tre funzionari comunali e di un imprenditore, arrestati nell’ambito di un’inchiesta su un giro di tangenti per appalti nell’edilizia pubblica. La giustificazione dei quattro? «Sono beni di famiglia, passati di generazione in generazione»

Quanto tempo ci vuole ad un impiegato con moglie e figli a carico, che vive a Milano con uno stipendio di meno di duemila euro al mese, per mettere da parte 32 mila euro con cui comprarsi un lingotto d’oro da un chilo? Anni, se non una vita intera di risparmi e di dure rinunce. Non ai due dipendenti e all’ex dirigente del Comune arrestati con un imprenditore in un’inchiesta su appalti per l’edilizia pubblica truccati a suon di mazzette: a loro di lingotti da mille grammi la Gdf ne ha scoperti addirittura 32 insieme a tanti soldi in contanti e gioielli. Due milioni in tutto.
I quattro avevano trovato un «ottimo» modo per fare denaro, che poi per i dipendenti comunali era un secondo lavoro illegale diventato man mano il principale. A tirare le fila di quella che per la Procura di Milano è un’associazione a delinquere c’era Mario Luigi Grillone che dal 2001 è stato uno stimato dirigente di Palazzo Marino assunto a consulenza per occuparsi di edilizia e di opere pubbliche. Secondo l’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Giulia Perrotti e dal sostituto Luca Poniz, tra il 2006 e il 2009, quando era pagato da Palazzo Marino, Grillone è stato socio occulto della Giesse srl, un’impresa che lavorava nei subappalti della manutenzione del patrimonio edilizio del Comune e dell’Aler, l’ente delle case popolari. La Giesse gli versava 5.000 euro al mese, attraverso un compenso fittizio destinato a sua madre, cui si aggiungevano una fiammante Porsche Cayenne con pieno e telepass pagati, un cellulare, la ristrutturazione di una casa, un contributo di 50 mila per una barca da 450 mila e perfino un televisore e due condizionatori d’aria, oltre a uno stipendio da 5.000 euro per il fratello. A febbraio 2011, cinque mesi prima che la giunta Pisapia appena entrata in carica eliminasse i consulenti esterni, Grillone entrò (sempre come socio occulto) nella Professione edilizia di Marco Volpi assieme a due esperti impiegati del settore «manutenzioni», Marco Volpi e Giuseppe Amoroso, anche loro necessariamente soci occulti, che le intercettazioni della Gdf sorprendono impegnati in ufficio e fuori a gestire nell’orario di lavoro la loro vera attività. È con essa che fanno soldi a palate grazie alla loro conoscenza profonda che hanno dei meccanismi degli appalti raggiungendo un tenore di vita sproporzionato rispetto ai modesti stipendi comunali. Il gip Alfonsa Maria Ferraro nell’ordinanza di custodia cautelare evidenzia che Russo, dopo essersi separato dalla moglie, ha preso in affitto un appartamento da 1.400 euro al mese. Amoroso, che nel 2012 per 26 volte è stato intercettato dalla Finanza mentre, dopo aver timbrato il cartellino, usciva per andare a prostitute, tra il 2013 e il 2014 ha comprato due auto e una motocicletta.Quando le Fiamme gialle hanno perquisito le case dei quattro indagati e hanno aperto le loro cassette di sicurezza in banca sono saltati fuori 32 lingotti d’oro, e con essi denaro contante per 520 mila euro, 19 orologi di gran marca e 120 gioielli. Un tesoro. «Sono beni di famiglia, passati di generazione in generazione», si sono giustificati più o meno tutti e quattro. Le indagini, ferme al 2013, ora spulciano la lucrosa attività della Professione edilizia fermata solo dagli arresti.