la Repubblica, 30 settembre 2015
I "paesaggi fioriti" della Germania dell’Est: 25 anni e 2000 miliardi dopo la riunificazione, l’ex Repubblica Democratica Tedesca ha compiuto passi da gigante, e si avvicina ogni giorno di più ai parametri dell’Ovest più progredito (che in alcuni casi ha addirittura superato). Ma gli effetti di due dittature in pochi decenni continuano a farsi sentire, e la vulnerabilità agli estremismi rimane un problema aperto
Janine è nata a Hermsdorf in Turingia, oggi dopo la laurea a pieni voti lavora nel team dei consiglieri di Angela Merkel. Il sàssone Sebastian, classe 1989, è tra i migliori ufficiali della Bundeswehr. Marco, nato a Berlino Est nel 1970 quando il Muro sembrava eterno, oggi è banchiere reduce da Londra e New York. Tutte storie emblematiche di successo che vengono dalla Germania Est. 25 anni dopo la riunificazione, quando il 3 ottobre 1990 la Ddr votò l’assorbimento nella Repubblica federale proposto da Helmut Kohl (il Muro di Berlino era caduto da poco meno di un anno), l’Est tedesco è tornato a vivere. Dopo una generazione di sacrifici durissimi l’integrazione nella più forte economia europea, convengono al DIHK (Unione d’industrie e camere di commercio) e in istituti economici indipendenti come il Zentrum fuer Europaiesche Wirtschaftsforschung (Zew), corre più che mai. Passeggiando a Jena, piccola Silicon Valley tedesca, a Lipsia con siti d’eccellenza di Bmw e Porsche, amata dai giovani studenti come una seconda Berlino, a Dresda restaurata a meraviglia, la lunga notte sembra lontana. Eppure molta strada resta da percorrere verso l’autosufficienza. L’enorme transfer federale di risorse, almeno 2000 miliardi in 25 anni, crea e tiene vivo il miracolo, in piena eurocrisi. Una somma-voragine, avrebbe messo ko molte altre economie forti. Nei primi anni l’ex Ddr sembrava un deserto, emigrazione verso l’ovest in massa, l’industria pesante crollava, malcontento ovunque. I “paesaggi fioriti” annunciati da Kohl sembravano promessa elettorale cui nessuno credeva. Oggi la musica è cambiata, dicono alla Confindustria: il mondo dell’azienda privata, quindi la borghesia come classe egèmone in senso gramsciano, in Germania est è risorta e l’industria cresce più velocemente dei big global player dell’Ovest: 1,4 contro 1 per cento. Incassano meglio il colpo delle sanzioni alla Russia, fiorisce il commercio col vitale centro-est (Polonia, Cèchia). Cresce anche la qualità della vita: in Ddr donne e uomini morivano in media a 75 e 69 anni, ben prima che a Ovest, oggi a 81 e 76 come i “Wessis” (quelli dell’Ovest). Le distanze dai “Wessis” restano ma si accorciano, dicono allo Zew: disoccupazione crollata dal 20 per cento e oltre al 9,8 per cento, spese per la ricerca dal nulla del 1990 anno zero al 2,56 per cento del pil, vicino al 3,02 del robusto ovest. «La reindustrializzazione è in atto», dice il governo, persino la Linke, la sinistra radicale, non lo smentisce. Si trasforma all’interno: «Dove governiamo o partecipiamo al governo», spiega il suo leader carismatico Gregor Gysi, «siamo diventati partner attendibile per le aziende, e protagonisti di bilanci pubblici sani». Dal Brandeburgo alla Sassonia, i conti sovrani dei nuovi Stati federali sono in consolidamento continuo, mentre a Ovest, dal Nordreno-Westfalia all’Assia alla Saar, il rosso continua a crescere. Due milioni di “Ossis” emigrarono all’Ovest o nel resto del mondo, oggi ci sono più ritorni che partenze. Il peso dell’industria (che dopo il 1990 era scomparsa) sul pil totale in Germania est è al 19 per cento, più che in Francia. Nei due nuovi Bundeslaender più avanzati, Sassonia e Turingia, scuole superiori e università, specie in matematica e scienze, battono l’ovest, quasi come Corea e Giappone. Nelle città universitarie fiorisce la movida, e avanza la diffusione della banda larga: Sassonia e Turingia partite da zero col 37,5 per cento rincorrono il record nazionale della ricchissima Baviera (60) sorpassando alcuni Stati occidentali. Altro elemento positivo, nota Martin Greive di Die Welt, «è che la società tedesco-orientale offre più uguaglianza di chance di successo ai giovani rispetto al ricco ovest: là conta molto di più, per il 27 per cento dei ragazzi – aggiunge – se hai genitori a reddito e patrimonio alti, all’Est solo per il 13 per cento. Partendo da un’economia distrutta, sanno farsi avanti meglio». “Paesaggi fioriti”, la promessa elettorale divenuta realtà, accompagnano un quarto di secolo dopo l’autunno della vita del patriarca Kohl. Eppure, ombre e problemi resistono. La sensazione di appartenere alla stessa nazione-community progredisce, ma non è ancora totale, avvertono politologi d’ogni colore. E dopo tre generazioni sotto due dittature, l’est resta più vulnerabile agli estremismi: cortei e roghi contro la marea dei migranti – accolta da Angela Merkel cancelliera venuta dal freddo – più frequenti nell’ex Ddr sono triste rovescio della medaglia del successo.