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 2015  settembre 30 Mercoledì calendario

Mikaela Calcagno, il bersaglio preferito degli allenatori (frustrati) della Serie A. La giornalista di Mediaset Premium ha dovuto subire le intemperanze ruvide di Sinisa Mihajlovic («Io faccio l’allenatore e lei la presentatrice»), Max Allegri («Che manca alla Juve? Legga la classifica, mancano i punti») e Roberto Mancini («Scegliete domande più intelligenti»). Lei non si scoraggia: «Forse succede perché faccio domande troppo dirette, ma continuerò a farle»

«Eh, in studio c’è già il totoscommesse su chi sarà il prossimo», racconta rassegnata-barra-divertita una Mikaela Calcagno che proprio non soffre della sindrome del «gli allenatori ce l’hanno tutti con me». Anzi, il trittico di rispostacce collezionate in diretta tv dai mister di Milan, Juve e Inter, sconfitti e intervistati a caldo su Mediaset Premium, l’ha fortificata: «Forse succede perché faccio domande troppo dirette, ma continuerò a farle».
Come si sopravvive alle intemperanze ruvide di Sinisa Mihajlovic («Io faccio l’allenatore e lei la presentatrice»), Max Allegri («Che manca alla Juve? Legga la classifica, mancano i punti») e Roberto Mancini («Scegliete domande più intelligenti») è presto spiegato: «Non mi fa piacere, non sono lì per litigare, però sopporto, capisco che a volte è difficile dominare le emozioni».
Colpa o merito dell’esclusiva di Premium sul primo passaggio in tv, quando i protagonisti sono ancora in pieno furore agonistico e, se è andata male, di pessimo umore. «Mi è sempre successo, anche quando facevo i post-partita a bordo campo. Quante me ne disse Mazzarri, ai tempi della Samp. E che incubo con Benitez dopo un Napoli-Juve. Rispondeva a mugugni e monosillabi».
Nessuno si addolcisce al cospetto della sua avvenenza bionda. A parte il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero («Che bell’abitino, sa che lei è meglio della D’Amico?»). «Oddio, mi sa che è stato più imbarazzante questo». Scuse finora non ne sono arrivate, tantomeno mazzi di fiori: «Eh no».
Non vorremmo tirargliela, però nella collezione manca il romanista Rudi Garcia. «Beh, mi ha lanciato certe occhiatacce». Quanto a lei: «Mi arrabbio in silenzio e dentro di me ce li mando. Fuori resto impassibile e mi stupisco, perché sono impulsiva». Alla D’Amico non capita così spesso. «Trova? Forse sono meno buona». E sarà così, promette, anche quando le toccherà il presidente del Bari Gianluca Paparesta, ex arbitro nonché suo compagno: «Sarò cattivissima. Magari sbrocca anche lui».