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 2015  settembre 30 Mercoledì calendario

Qualche buona notizia per le nostre tasche: grazie al programma di emersione e rientro dei capitali, non sarà necessario introdurre nuove tasse per compensare l’inversione contabile Iva della grande distribuzione e dell’Imu prima casa abolita nel 2013 (una boccata d’ossigeno da 1,4 miliardi di euro). Il buon andamento dell’operazione, che viaggia al ritmo di 1.500-2.000 istanze di emersione al giorno, ha indotto ieri il governo a prorogarla per decreto fino alla metà (almeno) del 2016. All’orizzonte rimane però il maggiore spauracchio per i contribuenti in fuga: l’inizio dell’era dello scambio automatico di informazioni fiscali, che scatterà nel 2017. E persino la Svizzera sembra essersi ormai arresa alla fine del segreto bancario

Il gettito già certo del programma di voluntary disclosure/ emersione dei capitali disinnesca le due clausole di salvaguardia che pendevano sulla fiscalità indiretta e cioè dentro le tasche dei contribuenti italiani.
A coprire il buco di bilancio provocato dal reverse charge Iva della grande distribuzione – bocciato dalla Ue, e che si sarebbe scaricato sul prezzo della benzina – e quello dell’Imu prima casa abolita nel 2013 (che si sarebbe abbattuto sugli acconti Ires e Irap) ci penseranno le tasse già generate dal rientro dei capitali.
Lo ha sancito il decreto legge emanato dal Consiglio dei ministri di ieri mattina («Misure urgenti di finanza pubblica») che, prorogando per altri 60 giorni la finestra di accesso alla voluntary disclosure, ha cancellato la parte della Finanziaria per il 2015 (legge 190/2014)che garantiva il riassorbimento del mancato gettito da reverse charge con il solito aumento delle accise.
Mentre non servirà un intervento – e quindi non se ne fa cenno nel decreto legge di ieri – per rimuovere l’altra spada di Damocle che pendeva sugli acconti Ires e Irap: il Milleproroghe aveva previsto una clausola per la copertura Imu di cui ora non ci sarà più necessità.
La doppia cancellazione delle clausole – del valore complessivo di 1,399 miliardi – dà immediatamente la misura di quanto, a oggi, il programma di emersione ha già pagato/ sta pagando all’Erario. Nonostante non ci siano dati ufficiali, è ormai certo che le istanze depositate hanno superato in queste ore quota 50mila, con un trend che è ormai sempre superiore alle 1.500/2mila unità per giorno. Impossibile, in mancanza di dati ufficiali, stabilire l’ammontare dell’emerso, che comunque potrà beneficiare della “coda” allungata di accesso all’emersione decisa ieri dal Governo.
Il decreto varato a poche ore dalla chiusura della legge 186/14 alla fine si è limitato – come previsto – all’essenziale. Proroga minima (30 novembre, con altri 30 giorni aggiuntivi per l’integrativa e per la relazione), ma con alcune misure di dettaglio immediatamente operative. Innanzitutto sui termini riservati all’Agenzia per scrutinare le pratiche, che sono stati allungati a tutto il 2016 ma con il dovere per le Entrate di trattare unitariamente le istanze (quindi tutte le annualità insieme, evitando l’”effetto salame” di una fetta per anno) e di liquidarle contestualmente.
Ancora, si è rimediato a una svista in materia di antiriciclaggio (dalla sanatoria della legge 186 erano rimaste fuori le sanzioni per i libretti al portatore e i conti fittiziamente intestati) e, a sorpresa, è stata regolata la vicenda delle prestazioni corrisposte dalla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità Svizzera (secondo pilastro), con l’imposizione dell’aliquota del 5% sui rendimenti in qualunque forma erogati.
Al contrario, invece, non sono stati armonizzati i termini, per esempio in materia di obblighi di dichiarazione Rw, con il risultato che i ritardatari potranno/dovranno ricorrere al ravvedimento operoso, pagando una multa di circa 250 euro.
In ogni caso il nuovo, faticoso decreto di proroga non chiude la travagliata vicenda della voluntary disclosure in versione italiana. Da domani inizierà il percorso parlamentare di conversione, con l’assegnazione alle Commissioni parlamentari per l’avvio dell’iter emendativo. Dove a tener banco sarà già dall’inizio l’ulteriore proroga dell’operazione emersione fino alla metà (almeno) del 2016. Questo perché il Governo, con il passare delle settimane, potrà sottolineare l’allineamento dell’emersione e del gettito alle reali aspettative (non lontane dalle 100mila posizioni tra persone fisiche e giuridiche), mentre sullo sfondo andrà sempre più avvicinandosi l’inizio dell’era dello scambio automatico di informazioni fiscali (1° gennaio 2017), vera trappola e spauracchio per i contribuenti in fuga.
E proprio dallo scenario internazionale continuano ad arrivare i segnali di una resa ormai definitiva ed epocale del segreto bancario e della opacità fiscale. Lunedì la Svizzera (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) ha dato il via libera a una richiesta di informazioni “di gruppo” proveniente dal fisco olandese, formulata in modo così generale da poter apparire – oggi – illegittima. L’Aja vuole i nomi di tutti i clienti olandesi con conti in Ubs Zurigo tra il 2013 e il 2014. Il fisco di Berna, che in altri tempi avrebbe dispiegato barricate, ha fatto invece un pubblico annuncio: correntisti fatevi avanti se volete evitare guai peggiori.