Corriere della Sera, 29 settembre 2015
Scorre acqua salata sulla superficie di Marte. La conferma è arrivata dagli spettrometri della sonda Mars Reconnaissance Orbiter. I canali si formano in superficie soltanto in alcune stagioni, creando dei ruscelli che poi evaporano. «È un passo importante nella ricerca della vita nell’universo» secondo John Grunsfeld, amministratore della Nasa per le missioni scientifiche
La conferma a lungo cercata è arrivata anche se esistevano da tempo ipotesi abbastanza concrete e in parte avvalorate. Ora gli spettrometri della sonda Mars Reconnaissance Orbiter hanno rilevato la presenza di minerali idrati che certificherebbero lo scorrere dell’acqua salata in superficie nella stagione calda di Marte, soprattutto nella fascia equatoriale. In vari crateri tra cui Hale, Horowitz, Garni già dal 2006 si erano scoperte sottili canalizzazioni che scendevano per un centinaio di metri. E la spiegazione fornita basandosi anche su analoghe formazioni geologiche terrestri era che un liquido le avesse create scorrendo. Ora affinando le indagini si è visto che i lunghi canali scuri appaiono quando la temperatura sale oltre i 23° sottozero e scompaiono al ritorno del freddo. Le canalizzazioni sono costituite da idrati (perclorati di magnesio e sodio) e il loro scomparire a seconda delle condizioni ambientali «dimostra lo scorrere anche oggi di acqua salata» precisa John Grunsfeld, amministratore della Nasa per le missioni scientifiche. «È un passo importante nella ricerca della vita nell’universo». I risultati degli studiosi guidati da Lujendra Ojha del Georgia Institute of Technology di Atlanta sono pubblicati su Nature Geoscience.
Su origine e processi non ci sono ancora certezze. Forse, dicono gli scienziati, gli idrati agiscono come il sale che si distribuisce sulle strade d’inverno per sciogliere il ghiaccio. Su Marte si scioglierebbe quello nascosto negli strati superficiali del terreno fotografato anche dalla sonda Phoenix che con una pala meccanica ha scavato i primi centimetri del suolo mettendolo bene in evidenza. Poi l’acqua uscirebbe scorrendo prima di evaporare quasi subito data la bassissima pressione. «Oppure – aggiunge Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Asi – è la rugiada che si forma nella notte a creare un ciclo al suolo».
Intanto nella sale cinematografiche sta arrivando «The Martian», il film al quale la stessa Nasa ha collaborato. La coincidenza ha sollevato in Rete qualche perplessità. Del resto è una realtà che la Nasa abbia bisogno di rilanciare i finanziamenti per l’esplorazione marziana. Infatti oltre la missione In Sight (copia di Phoenix) con l’aggiunta di una piccola trivella per perforare il suolo in partenza l’anno prossimo, c’è solo una spedizione nel 2020 analoga a Curiosity, la rover robotizzata che ora viaggia nel cratere Gale. Ma ciò che manca, sottolineano al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, da dove governano le missioni interplanetarie, è una strategia che dia continuità alla ricerca dell’esistenza della vita passata o presente su Marte.