Corriere della Sera, 29 settembre 2015
Perché Volkswagen ha rischiato così tanto per così poco? Che peso possono avere neppure 500mila vetture su un parco circolante americano di circa 260 milioni di veicoli? Volkswagen, in corsa per divenire il primo costruttore al mondo, non ha mai tenuto segreta la sua volontà di diffondere il diesel pulito anche negli Stati Uniti. La casa di Wolfsburg voleva dimostrare di sapersi inserire anche negli Usa con la stessa determinazione e aggressività manifestate in altre regioni del globo. La volontà di crescere può portare ad allentare le regole, convogliandole in algoritmi, sperando di poterle gestire
Che peso possono avere neppure 500mila vetture su un parco circolante americano di circa 260 milioni di veicoli? Perché Volkswagen avrebbe rischiato così tanto per così poco? Cominciano a chiederselo in molti, anche negli Stati uniti. Quale la ragione, forse la frode è l’ennesima strategia di business, un rischio che produce reddito? Quale doveva essere esattamente la ricompensa? Lisa Copeland, una dirigente del consiglio di amministrazione dei concessionari Chrysler in America, ha chiesto: «Perché mettere tutto in gioco per una fetta di mercato molto piccola? Non ha senso». Volkswagen, in corsa per divenire il primo costruttore al mondo, non ha mai tenuto segreta la sua volontà di diffondere il diesel pulito anche negli Stati Uniti. In una pubblicazione del gruppo, Viavision, a maggio, l’ingegnere di Volkswagen Heinz-Jakob dichiarava: «Abbiamo investito moltissimo per trasformare il nostro motore diesel in uno dei propulsori a combustione più avanzati presenti sul mercato» e il segretario dei Trasporti americano Ray La Hood aveva sottolineato che «Anche nella nostra nazione, da sempre scettica al diesel, iniziamo ad approvare questo carburante pulito». Tutto pareva filare nel migliore dei modi ma la casa di Wolfsburg voleva dimostrare di sapersi inserire anche negli Usa con la stessa determinazione e aggressività manifestate in altre regioni del globo. La volontà di crescere può portare ad allentare le regole, convogliandole in algoritmi, sperando di poterle gestire. In questo caso non è andata così, sarebbe stato sufficiente richiamare le poche vetture coinvolte (una procedura che ormai in tutto il mondo viene accettata), disinstallare il software incriminato e inserire quella tecnologia – di cui Volkswagen dispone – capace di ridurre le emissioni, secondo la legge. La Copeland ha precisato che «questa è la vera colpa di Volkswagen, di riflesso ha colpito l’immagine di tutti i costruttori. Noi spendiamo miliardi dollari per conformarci alle disposizioni governative, l’unica via di accesso alla vendita di auto in Usa». Dopo questo scandalo Volkswagen dovrà ripensare a tutta la sua comunicazione, meno arroganza e più verità, dovrà dimostrare la sua onestà, la sua trasparenza, affrontando i mercati con umiltà, assumendosi la responsabilità di una crisi che ha provocato, rasserenando anche l’ambiente interno che vive, ormai, in un clima di paura. L’opinione pubblica comunque comincia a dire che se è pur vero che si tratta di una truffa sulle verifiche che controllano l’inquinamento, restano la qualità e le prestazioni dei modelli Volkswagen. Prima di istruire un processo di inquisizione medioevale, è giusto attendere il responso dell’inchiesta avviata dalla società che dovrà fare luce su tutte le zone d’ombra. Il consiglio di sorveglianza, venerdì scorso, ha assoldato uno studio di avvocati americano, Jones Day, per avviare delle ricerche approfondite e scoprire da dove e da chi ha tratto origine la vicenda. Inoltre, per ottenere dei risultati credibili nei test sarà necessario anche riscrivere le regole nello spazio oscuro, compreso tra il laboratorio e la prova su strada. Le condizioni teoriche sono asettiche, quelle sul campo vengono influenzate da numerosi fattori esterni (pressioni degli pneumatici, qualità e temperatura dei lubrificanti, umidità dell’aria, quota di altitudine, direzione del vento, ecc), che modificano enormemente i rilievi (la differenza può superare anche il 50%). Una nuova procedura (WPLT) sarà adottata entro il 2017: non consentirà nessun tipo di manipolazione.