Corriere della Sera, 29 settembre 2015
Il presidente cinese Xi Jinping è stato accusato da Hillary via Twitter di essere «senza vergogna», perché organizza summit sulle donne all’Onu mentre imprigiona le attiviste femministe. E così i media cinesi hanno paragonato Hillary allo sboccato e loquace Trump. Il dubbio è che Hillary abbia prodotto il tweet anti-cinese soprattutto per riconquistare le elettrici democratiche che la sostengono sempre meno e si schierano sempre più spesso per Bernie Sanders, il senatore socialista del Vermont che già conduce nei primi due stati delle primarie
C’è stato un tempo in cui i commentatori politici citavano precedenti storici. Ora citano film e serie televisive, e hanno ragione. Per Donald Trump, per Hillary Clinton. Della quale ieri si scriveva seriamente «Bill scende in campo, farà il Fitz di Hillary-Mellie». E Mellie è una first lady tradita che corre per la Casa Bianca in Scandal. Però: non esistendo, Mellie non può creare veri incidenti internazionali con l’altro Paese più potente del mondo, la Cina. Il suo presidente Xi Jinping è stato accusato da Hillary via Twitter di essere «senza vergogna», perché organizza summit sulle donne all’Onu mentre imprigiona le attiviste femministe. I media cinesi hanno paragonato Hillary allo sboccato e loquace Trump. Anche se Trump è il nuovo re dell’insulto ginofobico e Clinton una sincera combattente per i diritti delle donne; è forse l’unica questione in cui è sempre stata appassionata, sincera, senza ambiguità. E così ha prodotto il tweet anti-cinese; per riconquistare le elettrici democratiche che la sostengono sempre meno – a luglio il 71% pensava di votarla, ora non si va oltre il 42 – e si schierano sempre più spesso per Bernie Sanders, il senatore socialista del Vermont che già conduce nei primi due stati delle primarie. Ma il tweet non sembra aver creato entusiasmo; solo nuovi dubbi sull’ex formidabile segretario di Stato, un tempo attenta a ogni mossa. E ora – da mesi, per i prossimi mesi – considerata meno credibile per lo scandalo del suo server privato usato per trattare affari pubblici. Ieri mattina l’ha attaccata – poi smentendo, ma solo un pochino – anche l’ex segretario di Stato del secondo gabinetto Clinton (marito), Madeleine Albright: in tv ha detto «non avrei approvato l’uso di quel server». Il Clinton marito, intanto, si è deciso a far campagna. L’hanno definita una «mossa disperata»; forse è l’unica possibile. Bill Clinton è un «campaigner» straordinario, grande oratore e simpaticone. Da oggi sarà in viaggio, per cercare fondi ed endorsement. Dopo le giornate delle Nazioni Unite in cui non sono stati maltrattati solo dai cinesi: gli eventi della Clinton Foundation sono stati snobbati dai personaggi più diversi, da Barack Obama a Mark Zuckerberg a Elton John. E, più grave, da alcune corporation. Clinton sta avendo problemi di finanziamento, ora. Le continue rivelazioni sullo scandalo delle email stanno avendo – lo dicono i Clinton – un effetto «drip, drip, drip», da goccia cinese (appunto). In più, girano voci incontrollate su Joe Biden: del genere «Obama vorrebbe che si candidi e scelga come vice Deval Patrick», ex governatore nero del Massachusetts. In più, un sondaggio Rasmussen segnala come il 46% dei probabili elettori crede che Clinton debba sospendere la sua campagna per chiarire la questione delle email. Ormai, si è creato un fronte anti-Hillary che va dai fan di Sanders alla Cina ai repubblicani alla Casa Bianca (forse). E vien da pensare che non ne succedono tante neanche in Scandal, almeno in certe puntate.