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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

Contro il “Tu politico”: se è vero, come dice Umberto Eco, che insieme all’uso del “Lei” si sta estinguendo il rispetto per l’altro, oggi però anche tra gli adulti sta dilagando l’abitudine di dare e ricevere il “Tu” sempre e comunque, pur di sentirsi giovani e fighi. «Una volta l’approdo al Tu era una conquista magari preceduta da una lunga anticamera. Il sospirato “Diamoci del Tu” era un segno di stima o di amicizia, quando anche l’amicizia era una conquista e non un clic. Oggi il mondo va alla rovescia: solo se due si danno del Lei, allora, sì, c’è sotto qualcosa»

Umberto Eco ha ragione a rimpiangere il darsi del Lei in via di estinzione, e a dubitare che si stia estinguendo anche il senso del rispetto altrui assieme al pronome che lo ha sempre rappresentato nella nostra lingua.
Ma ancora più legittimo è ribellarsi a quello che potremmo definire il “Tu politico”, l’abitudine di dare e ricevere il Tu sempre e comunque, al professore e al bidello, al rapper emergente e al generale a riposo, alla suora di clausura e all’esibizionista nel parco, all’onorevole e alla shampista (che a volte in effetti sono la stessa cosa).
Gli stessi over 50, che dovrebbero restare perplessi davanti al ragazzino che appena entrati nel bar li apostrofa con un “Ciao”, sono i primi a rispondere “Ciao mi fai un bel caffè?”, garruli come non mai. Finché c’è il Tu c’è speranza di sentirsi ancora al college, per quanto fuori corso.
Si respira nell’aria un appiccicoso plebiscito bulgaro a favore del Tu politico; in televisione e nelle circostanze ufficiali se lo danno tutti, salvo quelli che in realtà si conoscono davvero molto bene (in Italia non è la speranza l’ultima a morire, è l’ipocrisia). Ma ci danno del Tu anche gli spot pubblicitari, gli sms promozionali che arrivano sul telefonino (“Corri subito al megastore Pinco Pallo per la grande liquidazione!”) e perfino i minacciosi avvertimenti in autostrada (“Attento! Se non hai la cintura perdi cinque punti”) oppure sul pacchetto di sigarette (“Il fumo danneggia te e chi ti sta vicino”). Ma io e quel pacchetto di sigarette abbiamo mai mangiato assieme? No. E allora perché mi dà del tu?
Quello del Tu politico è un mondo a misura di social network, dove tutti siamo a caccia di amici e di follower senza nemmeno esserci visti in faccia. Ci sentiamo molto fighi. Ma in termini umani siamo davvero più ricchi?
Forse per invertire la tendenza bisognerebbe spiegare ai più giovani che cosa si stanno perdendo. Una volta l’approdo al Tu era una conquista magari preceduta da una lunga anticamera. Il sospirato “Diamoci del Tu” era un segno di stima o di amicizia, quando anche l’amicizia era una conquista e non un clic. Invece il Tu politico che si dà a tutti come nel Sessantotto si dava il 18 politico agli esami anche di chi faceva scena muta non vale niente, esattamente come l’amicizia di Facebook.
Nei vecchi film in bianco e nero, poi, c’era un segnale inequivocabile per capire che i due protagonisti erano finiti a letto; dopo essersi dati del Lei, all’improvviso si davano del Tu. Forse non c’è bisogno di andare a letto con qualcuno per approdare al Tu, ma una via di mezzo tra l’amicizia di Facebook e l’amplesso dovrebbe pur esserci.
Oggi il mondo va alla rovescia: solo se due si danno del Lei, allora sì, c’è sotto qualcosa.