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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

Dall’ombra ai riflettori: dopo anni di riserbo e di finissimo lavoro di retrovia, Denis Verdini si è mostrato ieri alla festa di Scelta Civica a Salerno, ed è probabile che da ora in poi lo vedremo di più anche in televisione. Il capo di Ala desidera sgombrare il campo dalle troppe voci sul suo conto e chiarire la sua posizione attuale: né anti-berlusconiano né infiltrato berlusconiano tra le file renziane. In fondo, il Verdini-pensiero sta tutto in quella massima che ripeteva sempre al Cavaliere: «Silvio, stracciare il Nazareno è una follia: un comunista più anticomunista di questo non s’è visto mai»

Verdini scende in campo. Inusuale per uno che, seppur potentissimo e al centro del gioco politico, ha sempre preferito la panchina (da regista, of course) o le trame da spogliatoio. Non si ricordano comizi o palchi per lui, né ai tempi del Pdl, né tantomeno a quelli di Forza Italia. Non che non ne avesse le doti tanto che gli attuali forzisti ammettono ancor oggi: «Denis sa parlare eccome, è intelligentissimo e colto e ha grandi capacità di convincimento». Ma lui ai microfoni ha sempre preferito il bisbiglio, la pacca sulla spalla, il sottobraccio nel cortile della Camera o una cena in un buon ristorante del centro di Roma. Ieri invece, ecco la novità, Denis si presenta alla kermesse di Scelta Civica a Salerno e accetta che i riflettori lo illuminino. Perché? Adesso gioca da leader di un nuovo partito anche se guai a dirlo: «Non siamo un partito, non facciamo mica il Fli. Siamo solo una fondazione e un sottogruppo parlamentare», dice uno dei suoi bracci destri. Per adesso. Sicché il pulpito serve, tanto che Verdini sta ragionando anche su una sua presenza nei talk show televisivi. Serve anche per voler sfatare due cliché contrapposti che lo riguardano. Il primo: ora Denis è antiberlusconiano. Il secondo, opposto e più subdolo: Silvio è d’accordo e lascia fare. Il Verdini pensiero, invece, è racchiuso nella massima più volte ripetuta al Cavaliere: «Silvio, stracciare il Nazareno è una follia: un comunista più anticomunista di questo non s’è visto mai».
Insomma, Verdini vuole che sia chiaro che lo scontro con Berlusconi non è una manfrina; ma neppure che tra i due ormai sia odio profondo. Infatti, dal palco, dice chiaro e tondo: «Rivendico tutto di questi anni, compresi gli errori. Ma il tempo passa, si possono avere opinioni diverse. Ci si divarica, è un dramma umanamente, ma non mi pare niente di male». E ancora: «Quello che abbiamo fatto è una cosa sofferta. In particolare per me è stato duro, molto duro. E noi intendiamo rivendicare con orgoglio quella storia». Ancora più chiaro: «C’è chi dice che è una cosa concordata. Questo vuol dire non conoscere gli uomini: con Berlusconi non si concorda nulla, ha sempre fatto tutto di testa sua. Berlusconi condizionato non esiste al mondo».
Il problema, però, è che adesso la linea di Forza Italia è antirenziana senza se e senza ma; e «divergere» senza spararsi addosso è arduo. Infatti quando lo stesso Cavaliere, dal Garda, mette sullo stesso piano Raffaele e Denis dicendo che «i giornali parlano delle miserie di Forza Italia anche grazie ai signori Fitto e Verdini», parte subito il colonnello di Ala, Ignazio Abrignani: «Associare le “miserie” alla figura di Verdini è un’operazione ingenerosa. Ci piacerebbe che – da parte di chi è rimasto in Forza Italia – non si levasse una sorta di guerra punica verso chi ha deciso di abbandonare un progetto che non aveva più alcuna spinta riformatrice. Le macchine del fango hanno già dato prova della loro inefficacia, meglio concentrarsi ognuno sul proprio lavoro». Il problema è che i rispettivi lavori divergono come non mai.