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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

Mondiali di ciclismo, trionfo-spettacolo di Peter Sagan, 25enne slovacco. L’Italia, già in partenza priva di grandi aspettative, resta a bocca asciutta, ma le grandi sconfitte sono Olanda, Belgio e Germania. Nibali punta ai Giochi di Rio del 2016

All’improvviso c’è un vuoto sul podio. È scomparso il campione del mondo. Peter Sagan si è lanciato dal gradino più alto per andare ad abbracciare i suoi. Solo lui può pensare di fare una cosa del genere e spezzare il cerimoniale. Solo lui poteva attaccare a tre chilometri dall’arrivo e con un’azione capolavoro andare a prendersi, tutto solo contro gli squadroni di mezzo mondo, la prima grande classica di una carriera già splendida.
Lo slovacco cresciuto tra Veneto e Lombardia (con la Liquigas) dopo il traguardo stavolta non impenna come ha fatto spesso al Tour, ma getta la bicicletta per terra, lancia i guanti e il casco al pubblico. Dà il cinque e abbraccia tutti gli avversari che arrivano dopo di lui, tra cui l’amico Nibali. Poi scandalizza la Virginia baciando a lungo la ragazza che lo ha cambiato, come il giorno con la notte. Come un lampo di luce su un Mondiale troppo grigio, Peter Pan vola sul tetto del mondo, davanti all’australiano Matthews, che non a caso era il favorito in caso di volata, e il lituano Navardauskas, bronzo a sorpresa.
L’Italia di Cassani non era la grande favorita e di conseguenza non è la grande delusa. Anche se la faccia del c.t. tradisce il disappunto, perché quando il gioco si è fatto duro negli ultimi cinque chilometri avevamo ancora sette corridori, ma non avevamo pesi massimi per fare la differenza: «Non abbiamo vinto una medaglia per cui è andata male» chiosa. Ma gli azzurri hanno corso compatti e con le idee chiare, hanno preso una fuga buona (con Viviani che però soffriva di crampi) ne hanno persa un’altra nel finale, ma hanno lavorato a testa alta. Olanda e soprattutto Belgio (con Van Avaermaet che scatta con Sagan e poi lo perde) e Germania (con Degenkolb) sono le grandi sconfitte, mentre l’altro grande favorito Kristoff si accontenta del quarto posto. «Sono contento per Sagan, siamo cresciuti assieme e ha vinto con una grande azione – dice Vincenzo Nibali, che non è riuscito a movimentare la corsa come sperava il c.t. —. Come Nazionale abbiamo cercato di stare più uniti possibile, ma è stata una corsa dura e nel finale ci voleva esplosività per fare la differenza. Non sono soddisfatto. Ma per fortuna il prossimo anno ci sono i Giochi di Rio: il tracciato è adatto a me”.
Sagan ha appena 25 anni e quest’anno ha ottenuto dieci vittorie (tra cui la quarta maglia verde consecutiva al Tour, un record) ma anche quindici secondi posti. Stavolta si gode «il successo più bello della carriera, in una gara molto strana: mi sembrava di impazzire aspettando il finale…». E come d’abitudine (da bambino ha studiato recitazione) dà spettacolo anche giù dalla bici, come il suo idolo Valentino Rossi: «Perché la gente alla fine è qui per divertirsi. In Italia ho imparato tanto, anche se voi siete rimasti con una mentalità un po’ vecchia e pensate ancora di essere al centro del mondo».
Forse però l’abbiamo capito che non è più così: il riposizionamento degli azzurri, da Ulissi a Viviani, continua lentamente, su tracciati fin troppo anonimi nei quali non abbiamo ancora un campione maturo. Ma per fortuna ogni tanto c’è un’Olimpiade.