la Repubblica, 28 settembre 2015
Massimo Nordio, il manager nel fortino. «Vorrei ripartire ma nessuno mi dice cosa bisogna fare». L’ad di Volkswagen Italia è assediato da politica e concessionari: «Serve la lista dei modelli coinvolti, il silenzio non funziona»
Si ritrova solo in un fortino a gestire qualcosa più grande di lui. Alle prese con la politica che incalza e chiede spiegazioni, con i concessionari che all’improvviso si trovano con i saloni vuoti perché i clienti non sanno cosa accadrà delle auto che hanno già acquistato e tantomeno pensano di comprarne di nuove. Vorrebbero essere rassicurati, sapere come affrontare i richiami e invece non sanno nulla.
A tutto questo dovrebbe poter rispondere Massimo Nordio da luglio 2012 è al comando di Volkswagen Group Italia di cui fanno parte anche Audi, Skoda e Seat e da due anni anche alla guida dell’associazione dei costruttori esteri (Unrae). Il manager che mai avrebbe immaginato di finire impigliato, nel giro di pochi giorni, in una grana del genere. Lui che confida ai suoi di essere passato «da manager soddisfatto in tutto per tutto a manager che deve recuperare improvvisamente il terreno perduto». «Siamo Das Auto», chissà quante volte l’avrà detto.
Oggi, invece, non parla più. La regola del silenzio è la consegna arrivata direttamente dal quartier generale di Wolfsburg a cui deve attenersi, lui come probabilmente tutti gli altri manager. Anche se Nordio vorrebbe più chiarezza e si lascia scappare, con qualche ragione, che «il silenzio non funziona», oppure che «vorrebbe subito quella lista di veicoli con il software manomesso per cominciare a lavorare». Per lui “il nuovo inizio” potrebbe essere quello. Vorrebbe «lavorare in pace, avere delle indicazioni da seguire e non essere pressato dalla stampa». Ma non c’è solo la stampa.
A chiedere spiegazioni, a stargli addosso c’è anche la politica e gli stessi concessionari che all’improvviso si trovano senza clienti. Saloni vuoti perché nessuno sa cosa accadrà con i modelli che ha già acquistato e tantomeno pensa di comprarne di nuovi. I clienti vorrebbero essere rassicurati, sapere come affrontare i richiami che la casa madre ha già annunciato e invece non sanno nulla. Proprio come Massimo Nordio, costretto a dire poco o nulla, e solo con lettere ufficiali. Così ha fatto con il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che chiedeva spiegazioni. Poche e sintetiche righe: «Al momento stiamo in attesa degli sviluppi. Non abbiamo indicazioni in più rispetto a quanto comunicato finora dalla casa madre e non siamo in grado di dare ulteriori informazioni». Aggiungendo che i motori diesel Euro6 attualmente disponibili nell’Unione Europea, «inclusi quelli in vendita sul mercato italiano, sono tutti rispondenti alla normativa europea per i gas di scarico».
Tutto qui. Poco, quasi nulla per un manager che viene dalla comunicazione e che sa fin troppo bene che «non dire in questi casi è molto peggio di dire».
Ma niente da fare. E così scrive un’altra lettera. Stavolta ai concessionari per invitarli a non vendere più i diesel Euro5. Lettera di cui forse nessuno sentiva la necessità, soprattutto la rete, dato che loro di quei modelli lì nell’ultima settimana non ne hanno venduto nemmeno uno. Ma è meglio mettere le mani avanti. Con l’aria che tira non si sa mai. Così ai suoi racconta che la decisione «ha dovuto prenderla per motivi cautelativi, per evitare possibili reati. In attesa di ricevere istruzioni dalla casa madre».
Non è molto perché il problema riguarda soprattutto chi le Euro5 diesel le ha già comprate e non certo quelle 3 mila (a tanto ammonterebbero) ancora sui piazzali delle concessionarie. Veicoli che comunque grazie all’ennesima e semisconosciuta proroga, la rete potrà continuare a vendere fino ad agosto 2016.
Altro regolamento aggirato. Dicono che succede sempre così e lo stesso è avvenuto nel passaggio da Euro4 ad Euro5. Altri tempi perché bastava un forte sconto per piazzare ai clienti auto che comunque non correvano nessun rischio di essere richiamate se non quello di rimanere escluse dalla circolazione durante i sempre più rari blocchi del traffico.
Ora, però, almeno per i concessionari Volkswagen la prospettiva è un’altra. Talmente nera che la filiale di Verona avrebbe deciso di continuare a pagare i premi come se tutti gli obiettivi fossero stati raggiunti. Proprio come hanno fatto in America. Almeno per un mese sarà così ma poi? Poi c’è ancora il silenzio. Quello che non vorrebbe Nordio: «Non ho un elenco di modelli da richiamare, non so come dovremo procedere». Ma anche lui sa che quando arriverà il momento dovranno essere chiarite tante cose: per esempio, se le concessionarie potranno intervenire sulla modifica delle centraline e riportare le auto all’origine. E se lo faranno, quelle auto non saranno immediatamente fuorilegge dato che il test di controllo delle emissioni lo hanno passato grazie a quel “maledetto congegno? Dovranno, quindi, essere nuovamente omologate?
Il silenzio di Nordio è l’unica risposta al momento. Forse migliore, però, di quella del presidente dei concessionari italiani del marchio, Maurizio Spera: «C’è stato uno scivolone e su questo è partita una campagna di stampa contro la Volkswagen.
Ma il prestigio del nostro marchio è fortissimo e non sarà certo una centralina a metterlo in discussione. Io non vedo tutta questa preoccupazione. Nei nostri autosaloni tutto si svolge come prima. La gente entra, ordina o ritira i modelli. Esattamente come una settimana fa». Questa poi…