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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

La coalizione degli avversari: dagli Stati Uniti alla Francia fino alla Russia, tutti impegnano - più o meno convintamente - le loro forze contro l’Isis, ma conducendo ciascuno il proprio gioco con i propri alleati. L’attendismo di Obama, il decisionismo di Putin, il ruolo defilato degli arabi

La Francia ha lanciato i suoi primi attacchi in Siria e ha preso di mira un campo d’addestramento Isis a Deir ez Zour, nel nord est. Target normale. Anche se ha dato, indirettamente, una mano a quel regime che vorrebbe rimpiazzare con qualcosa di diverso. Nella cittadina resiste tenacemente da mesi una base governativa. Un’isola nel mare «nero». E prima di Parigi anche altri membri dell’alleanza hanno sganciato le bombe nel settore.
Il dettaglio operativo – minore – evidenzia complessità e stranezze di una coalizione con molti freni. Gli Stati Uniti hanno elaborato una strategia del contenimento impugnando un tridente considerato poco appuntito. I raid: circa 7100, con 4506 in Iraq e 2579 in Siria. Incursioni di forze speciali: non numerose. Sostegno a fazioni ribelli: spesso compromesso da protagonisti instabili. Gli americani su tutti, seguiti da britannici, australiani, francesi e altri paesi europei hanno condotto i raid. Non è invece chiaro cosa facciano gli Stati arabi. Di sicuro mettono a disposizione piste negli Emirati, Giordania, Kuwait, Qatar. Quanto alle missioni si sono defilati. Al netto delle polemiche sui report cambiati per dare alla Casa Bianca un quadro positivo, è chiaro che l’offensiva aerea ha risultati parziali. Il Pentagono dice che sono stati uccisi quasi 10 mila militanti, ma le medesime fonti aggiungono che ogni mese ne arrivano mille nei ranghi del Califfo. Ai suoi ordini vi sarebbero quasi 100 mila uomini (dato da prendere con cautela), compresi agenti e addetti alla logistica, con un nocciolo duro di 15 mila guerriglieri.
Le Special Forces e i droni hanno eliminato molti quadri, successi sottolineati in quanto prova dell’efficacia dell’intelligence. Gli esperti insistono: servono maggiori azioni di questo tipo. Quanto alle truppe coinvolte, oltre agli Usa, ci sono australiani, britannici, canadesi e team francesi. Tra quelli regionali i giordani.
Disastroso l’asse con i ribelli siriani. Per due volte gli Stati Uniti hanno messo in piedi gruppi di combattenti fidati e per due volte è finita male. Ora il Pentagono pensa ad appena 500 elementi che dovranno essere inseriti nell’unica realtà affidabile, quella dei curdi YPG. L’idea di Washington è spingere verso Raqqa, una delle città in mano all’Isis. I separatisti sono disponibili anche se preferiscono una manovra su Jarablus, al confine turco, posizione chiave tenuta dall’Isis. Sviluppo non gradito da Ankara. Infatti alcuni analisti sostengono che da quando la Turchia ha messo a disposizione la base di Incirlik il supporto aereo alleato in favore dell’YPG sarebbe diminuito. Forse, però, è solo legato a un riesame dei target. Scarso comunque l’apporto diretto turco.
Non meno difficile è il rapporto con Bagdad. Il governo ha annunciato offensive a ripetizione, rullo di tamburi che non si è tramutato in vittorie concrete ed è stato spesso accompagnato dalle consuete diatribe regolari-milizie sciite-clan. L’Iraq si è lamentato, anche per nascondere i propri guai, accusando gli americani di fare poco. In questo clima di sfiducia generale, enfatizzata anche dalle dimissioni dell’inviato speciale per la lotta all’Isis, generale Allen, è apparso l’orso russo. Il decisionista Putin ha superato l’attendista Obama andando in soccorso di Assad. Mossa perentoria che cela lo stato precario del regime costretto sulla difensiva e minacciato nel suo stesso santuario di Latakia. Dispiegando il contingente, il Cremlino diventa la guardia del corpo del leader e si offre come interlocutore di alto livello. E non solo in Siria. Agli iracheni non è parso vero di poter annunciare la creazione di un centro di coordinamento con Russia, Siria e Iran. Persino Israele ha preso atto avviando contatti per evitare incidenti in cieli troppo affollati. Mancano gli Usa, ma da quel che trapela, ci stanno lavorando.