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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

Una partecipata locale su cinque è in rosso da almeno tre anni consecutivi. Significa che le aziende in cui uno o più Comuni e Province detengono quote strategiche non sopravvivono senza il rifinanziamento pubblico. Ecco la mappa del rischio commissariamento

Quasi il 20% delle società controllate da Comuni e Province è in perdita strutturale, da almeno tre anni consecutivi. In pratica una su cinque delle aziende in cui uno o più Comuni e Province detengono quote strategiche non sopravvive senza il rifinanziamento pubblico.
Se poi si guarda ancora più indietro, fino agli ultimi cinque anni si scopre uno “zoccolo” duro del 10% di partecipate «strategiche» e del 13% di quelle con quote pubbliche minoritarie che non sono riuscite a chiudere un bilancio con il segno «più» per cinque anni di fila. Si potrebbe partire proprio da qui, dai numeri che Cerved Pa, il portale specializzato nelle informazioni societarie, ha elaborato per il Sole 24 Ore del Lunedì. L’ufficio studi ha fotografato i bilanci di oltre 5.770 società di capitale con un socio anche minoritario tra Comuni e Province. Partendo dall’ultimo rendiconto depositato (in maggioranza quello del 2014) e isolando quelle che da uno fino a cinque anni consecutivi hanno registrato perdite (o, al contrario, utili).
Mentre il Governo annuncia una nuova stretta sulle 8mila partecipate degli enti locali da inserire nel Ddl di stabilità (si veda l’articolo a fianco) che dovrebbe mettere nel mirino soprattutto i «poltronifici», con più consiglieri che dipendenti, resta il nodo delle dismissioni di quelle strutturalmente in perdita. La legge Madia infatti ha previsto che sia un nuovo decreto ad individuare un «con gruo» numero di bilanci in rosso tale da far scattare il commissariamento. Azzerando di fatto la norma, vecchia ma futuribile (perché approvata nel 2013, ma con applicazione ritardata dal 2017) che obbligava alla dismissione dopo quattro anni di chiusura in negativo. Situazione in cui, appunto, secondo i numeri di questo studio si troverebbero già oggi 811 aziende. Naturalmente con molte differenze, sia sul territorio che per dimensioni o settori di attività.
Il territorio
A Calabria e Molise va il record negativo: qui in perdita secca da 5 anni si trova oltre una controllata su cinque. Al contrario, in cinque regioni, in maggioranza al Nord (Lombardia, Veneto, Marche, Friuli e Basilicata) più della metà delle partecipate strategiche passa l’esame dei conti. Se poi si guarda alle partecipazioni minori, allarma – ancora una volta – il 35% delle perdite in Molise, ma anche il 20% del Lazio e il 22% della Campania, proprio perché si tratta, ovviamente, di aziende che gli stessi enti non considerano strategiche.
I settori
A soffrire di più è l’immobiliare, complice anche la crisi economica. Qui fa segnare rosso fisso da 5 anni il 26% di tutte le partecipate. Più o meno sullo stesso piano gli altri settori: intorno al 17% di perdite per costruzioni, trasporti e informazione. Va meglio a utility ed energia in cui solo l’8% è in difficoltà.
Il personale
«In Cerved Pa raccogliamo informazioni su 14 mila partecipate pubbliche – precisa Gianandrea De Bernardis, Ad del Gruppo – tra le partecipate locali osserviamo un mondo multiforme, con casi di chiara inefficienza e altri di eccellenza». «Ma – segnala ancora – l’anomalia più evidente è costituita dal gran numero di partecipate in perdita, senza dipendenti ma con un Cda attivo e remunerato». E in effetti su 153 società di capitale che dichiarano zero dipendenti (o un numero non segnalato) – un’anomalia nella anomalia – sono 26 quelle in perdita fissa da 5 anni. E 13 quelle in cui Provincia o Comune comandano