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 2015  settembre 28 Lunedì calendario

Hollande va alla guerra: sono iniziati ieri i primi bombardamenti francesi in Siria contro obiettivi dell’Isis, per «legittima difesa» dopo gli attentati subiti in Francia. Dopo settimane di annunci, Hollande ha aperto il fuoco proprio mentre si trova a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite: la Francia cerca così di uscire dall’isolamento internazionale, imponendo il proprio peso nelle trattative. Fredda reazione di Renzi, che paventa una seconda guerra di Libia. E intanto Putin si dà un gran daffare, sferzando pesantemente gli Stati Uniti alla vigilia dell’incontro con Obama

Come preannunciato dallo stesso François Hollande nella conferenza stampa del 7 settembre, dopo alcuni voli di ricognizione le forze aeree francesi ieri hanno cominciato a bombardare obiettivi dello Stato islamico (Isis) in Siria.
«Le nostre forze hanno raggiunto i loro obiettivi: un campo di addestramento è stato completamente distrutto», ha detto il presidente francese a New York, dove si trova per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. «Sono stati usati cinque Rafale (assistiti da un Atlantique 2 e un C-135, ndr ), che hanno potuto identificare i loro bersagli grazie ai voli di ricognizione e anche grazie alla coalizione che ci ha fornito delle informazioni», ha aggiunto Hollande.
Il campo dello Stato Islamico distrutto dai caccia francesi si trova a Deir Ez Zor, una zona nell’Est della Siria dove sono radunati molti jihadisti francesi. Il raid è durato cinque ore, hanno precisato fonti dell’Eliseo, annunciando che altri bombardamenti saranno portati a termine «ogni volta che sarà in gioco la nostra sicurezza nazionale». La Francia motiva l’azione militare con la legittima difesa nei confronti dell’organizzazione terroristica Isis che ha già organizzato o ispirato attentati sul suo territorio.
Ma perché i raid, annunciati da 20 giorni, sono cominciati proprio ieri? Accanto ai motivi di fondo, e cioè la necessità di mostrare ai francesi la risposta dello Stato alla minaccia terroristica, c’è la grande attività diplomatica in corso a New York, con il bisogno della Francia di avere voce in capitolo nelle trattative. La linea del ministro degli Affari esteri Laurent Fabius, di equidistanza contro il dittatore siriano Bashar El Assad e contro l’Isis, sembra ormai superata. Vince la posizione del ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, che vede la priorità nella lotta all’Isis, senza più considerare la partenza di Bashar come la condizione preliminare a una qualsiasi soluzione. La Francia così spera di rompere il suo isolamento diplomatico, nel momento in cui il presidente russo Vladimir Putin cerca di formare una nuova coalizione anti-Isis che comprenda anche il regime siriano.
La mossa francese non convince il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, anche lui in trasferta a New York, che ha ricordato il precedente dei raid contro Gheddafi: «Non dobbiamo fare gli stessi errori compiuti in Libia, dove l’intervento armato non ha pagato e stiamo invece pagando i costi di una grave destabilizzazione. La posizione italiana è sempre la stessa: non facciamo blitz e strike. Bisogna evitare che si ripeta una Libia bis».
Oggi Putin incontrerà il presidente americano Barack Obama, per la prima volta dopo due anni, per cercare di convincerlo a lasciare Bashar El Assad al potere a Damasco. Ieri, in un’intervista con i network tv americani, Putin è partito all’attacco, definendo «inefficace e illegale» il sostegno americano ai ribelli siriani.